“Non è l’unico nemico, non so se sia il primo da abbattere ma certamente è un nemico che ostacola la crescita del sistema paese”. Giuseppe Tesauro, giurista, accademico e già presidente della Corte Costituzionale, parla della burocrazia. “Siamo legati a meccanismi vetusti, antiquati, che sono sicuramente da modernizzare”, aggiunge. E fa l’esempio dell’imprenditore medio italiano: “Penso a un piccolo imprenditore che voglia ampliare la propria azienda di una stanza: quanti passi deve fare? Quante chiese deve visitare? C’è una complessità di procedure e di autorizzazioni che intralcia il suo percorso, lo ritarda e può anche nascondere insidie che l’imprenditore potrebbe tentare di superare con ogni mezzo”.

Come si potrebbe evitare tutto questo e fare in modo che, dopo l’attuale paralisi creata dalla pandemia, il Paese possa rimettersi in movimento?
“Occorre snellire, semplificare, asciugare tutte le leggi che lo meritano. Purtroppo i giuristi che le preparano e le suggeriscono alla politica sono ancora legati a vecchi schemi terminologici e quindi c’è sempre da lavorare molto per capire. Le regole sono troppe e scritte maluccio. Una volta per leggere e interpretare una riga di norma si impiegavano dieci minuti, oggi occorre un pomeriggio perché si perde tempo a capire cosa si voleva dire, quel che è stato abrogato e quello che no, cosa c’è da collegare a quella norma. Insomma è un percorso ad ostacoli. Se si guarda al modello francese, o inglese soprattutto, sembra di essere in paradiso, le norme sono di una semplicità unica e il Paese va avanti lo stesso”.

In Italia è colpa della politica e di politici non competenti?
“La politica è sempre dietro l’angolo. È la politica che fa le regole. Quanto ai politici intesi come governanti non è detto che debbano essere di grande competenza. Devono essere persone di buonsenso, di larghe vedute, lungimiranti. Quelli che devono essere sicuramente competenti sono i loro collaboratori, gli economisti, i giuristi, i tecnici. Adesso c’è la mania dello spoil system per cui quando cambia un ministro cambia la tutta la struttura portante e questo fa perdere competenze”.

Dunque non è vero che uno vale uno?
“No. Il merito deve essere al centro delle priorità e delle scelte. Il reclutamento degli amministratori, soprattutto di quelli che devono ricoprire ruoli apicali, è cosa delicatissima. Non si può scegliere l’amico solo perché è amico, serve che sia altamente competente altrimenti bisogna scegliere un’altra persona”.

Il governatore De Luca ha parlato di “rivoluzione anti-burocratica”. Servirà?
“De Luca si sta sforzando di portare in Regione il modello di efficienza che ha sperimentato a Salerno e non fa male a fare tentativi, qualche volta disinvolti e che qualche volta sembrano contro le abitudini più che contro la legge; e non fa male in un momento come questo in cui servono iniziative prese con immediatezza. Ben vengano i decreti-legge se servono per interventi tempestivi”.

Sanità e giustizia sono i temi centrali di un dibattito politico che appare nei fatti inconcludente. Cosa ne pensa?
“Giustizia e sanità hanno avuto negli ultimi anni le stesse sofferenze. La sanità ha avuto tagli paurosi con la chiusura di ospedali e strutture che sembravano inutili e invece non lo erano, e questa pandemia lo ha dimostrato. Quanto alla giustizia basta guardare il nostro sistema carcerario. Ciò che si vede e si sente nelle carceri italiane è motivo di grande imbarazzo per il nostro Paese e dovrebbe esserlo per la nostra politica, ci fa vergognare dinanzi al mondo intero. Negli anni si è pensato solo a inaugurare impianti, per ottenere consensi, e lasciarli poi deperire e diventare macerie. I problemi della giustizia sono cronici, è da un secolo che se ne parla ed è imbarazzante che il sistema sia ancora così farraginoso e lento. Basti pensare alla mancanza di risorse. Addirittura in Cassazione non ci sono i pc per le call in videoconferenza e per le udienze da remoto, e per depositare un fascicolo bisogna andare di persona a Roma. Questo non dovrebbe essere consentito in un Paese di media civiltà. E i tempi ragionevoli del processo sono chiacchiere da salotto e nessuno finora ha preso il problema tra le mani per iniziare a risolverlo”.

Se dovesse occuparsi della riforma della giustizia da cosa partirebbe?
“Dal sistema carcerario. Non sono per provvedimenti di amnistia o indulto ma sono per utilizzare più carceri dove i detenuti possano vivere in maniera dignitosa, perché la dignità va garantita a tutti”.

Tanti innocenti finiscono in carcere. Crede che ci sia un abuso di misure cautelari?
“Gli abusi ci possono essere. Anche i magistrati sono uomini e nessuno è perfetto. È insopportabile tuttavia la prassi diffusa di aprire un fascicolo e non chiuderlo più, o di aprirlo solo per apparire sui giornali. Per fortuna riguarda una minoranza della magistratura ma sono comportamenti da evitare e censurare”.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).