Donald Trump ci ha provato di nuovo. Per la sesta volta da quando è tornato alla Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti ha preso il telefono e ha chiamato il suo omologo russo, Vladimir Putin. Una telefonata “pragmatica e franca” ha spiegato il consigliere diplomatico del presidente russo, Yuri Ushakov. Ma dopo il colloquio di circa un’ora, il capo del Cremlino sembra essere rimasto sulle sue posizioni. Ufficialmente, Putin si è detto aperto a una soluzione negoziale sull’Ucraina. Uno scenario che il presidente russo vorrebbe fosse applicato anche al Medio Oriente, soprattutto sul fronte iraniano. Ma per quello che più preme allo “zar”, cioè l’Ucraina, Putin è stato molto chiaro: Mosca “non rinuncerà ai suoi obiettivi”. “La Russia persegue i suoi scopi, ovvero l’eliminazione delle cause profonde ben note che hanno portato alla situazione attuale” ha spiegato Ushakov. E questo significa che al Cremlino non pensano a un accordo di pace che non sia la formalizzazione della vittoria politica oltre che militare.

Un messaggio chiaro, quello di Putin. Ma il segnale arrivato da questa telefonata appare evidente anche per le tempistiche. La situazione sul campo di battaglia è complessa. Dopo l’annuncio di mercoledì, le armi Usa verso Kyiv si sono fermate. E come ha rivelato il Wall Street Journal, anche le forniture che erano in Polonia per andare in Ucraina sono state immediatamente bloccate nei depositi. Pezzi pregiati, tra cui missili Patriot per la difesa aerea, Stinger, Hellfire e missili aria-aria con cui armare gli F-16 ucraini. Ma la decisione Usa, che secondo Politico sarebbe stata presa dal vicesegretario alla Difesa, Elbridge Colby, ha cambiato le carte in tavola. E adesso, per Volodymyr Zelensky è il momento di un nuovo cambio di programma. Ieri il presidente ucraino ammesso che senza le forniture Usa le cose potrebbero prendere una piega ancora più difficile. “Ovviamente, contiamo sulla continuazione del supporto americano, ma ci sono alcuni elementi che l’Europa non ha a disposizione oggi, soprattutto quando parliamo dei missili e i sistemi Patriot” ha detto Zelensky incontrando in Danimarca la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e la premier danese Mette Frederiksen. E anche se da Bruxelles sono arrivate conferme sulla volontà europea di blindare il sostegno all’Ucraina, è chiaro che per Zelensky tutto dipende dal flusso di aiuti proveniente da Oltreoceano.

Dalla Casa Bianca non sono arrivate però notizie confortanti. E il fatto che la telefonata con Putin sia stata fatta prima di quella con Zelensky è un ulteriore segnale di come per Trump, in questo momento, la priorità sia ancora quella di interloquire con il leader russo. Ieri, lo stesso presidente ucraino, ribadendo di essere pronto a un incontro con Putin, non era nemmeno sicuro che avrebbe sentito il capo della Casa Bianca. Ma mentre da parte dell’Unione europea sono arrivati messaggi distensivi sulla futura adesione di Kyiv al blocco del Vecchio Continente, l’attenzione ora è rivolta non solo al rapporto tra Mosca e Washington, ma anche al campo di battaglia. In Ucraina, a piangere nuove vittime è stata Odessa, con due morti registrati dopo che un missile balistico russo ha centrato il porto sul Mar Nero. In Russia, invece, è stata colpita una fabbrica di armi nella città di Yelets, nell’oblast di Lipetsk, provocando un morto. Mentre nella regione di Kursk, durante i combattimenti con le forze ucraine, è stato ucciso il generale russo Mikhail Gudkov, vicecomandante della Marina.

L’uomo era stato premiato da Putin nel 2023 come “Eroe della Federazione Russa”, la più alta onorificenza del Cremlino. E prima di essere schierato nell’oblast di confine, aveva comandato la 155esima Brigata di Fanteria della Marina nella Flotta del Pacifico. L’avanzata di Mosca continua, intanto, sul fronte orientale. L’esercito russo ha annunciato di avere conquistato il villaggio di Razino, nella regione di Donetsk. Ma nel Luhansk, che secondo i filorussi sarebbe ormai quasi completamente controllato dalle truppe del Cremlino, i servizi segreti ucraini dello Sbu avrebbero messo a segno un nuovo omicidio: quello dell’ex sindaco Manolis Pilavov. Tra i principali artefici della Repubblica popolare di Luhansk e fedelissimo dell’attuale leader, Igor Plotnytsky, l’uomo era da tempo nel mirino di Kyiv. E secondo Rbc Ucraina, ci sarebbero gli agenti ucraini dietro l’ordigno che ha fatto saltare la sua automobile.