La diplomazia e le bombe
Trump si fida di Putin ma è pronto a sanzionare la Russia: il Cremlino bombarda l’Ucraina “ma vuole una tregua”

Le discussioni vertono sulla possibile pace, su una missione per mantenerla, sul riarmo dell’Europa e come questa possa difendere Kiev senza il supporto degli Stati Uniti. Ma intanto, mentre la diplomazia lavora e i governi studiano piani di emergenza, la guerra prosegue. E la Russia continua a colpire l’Ucraina.
I bombardamenti russi sull’Ucraina
Tra i principali obiettivi di Mosca continuano a esservi gli impianti energetici di Kiev. Ieri, 58 missili e 194 droni hanno colpito varie zone dell’Ucraina prendendo di mira impianti della rete elettrica e del gas. E questo certifica ancora una volta la scelta di Vladimir Putin, che dall’inizio del conflitto ha inserito centrali elettriche, dighe e altri impianti per piegare il Paese invaso e soprattutto la popolazione. Una strategia che ora è giustificata anche da un altro fattore: lo stop ordinato da Donald Trump agli aiuti e che inevitabilmente ricadrà anche sulla difesa aerea di Kiev.
Trump e le continue sponde a Putin
Il presidente Usa, con quella mossa ha voluto inviare segnali di apertura a Putin e un avvertimento nei riguardi di Volodymyr Zelensky, con cui i rapporti restano tesi. The Donald lo ha confermato anche ieri parlando nello Studio Ovale, quando ha detto che è Kiev che “deve darsi da fare e portare a termine il lavoro” e trova “sempre più difficile trattare con l’Ucraina”, mentre “potrebbe essere più facile” con Putin, di cui “si fida” quando dice di volere la pace. Ieri però The Donald, forse per non apparire troppo accondiscendente verso Mosca oppure per assicurarsi l’agognato accordo sui minerali ucraini, ha voluto avvertire anche la Russia.
Trump minaccia sanzioni al Cremlino: verità?
Su Truth, il presidente Usa ha puntato il dito contro Mosca e i nuovi raid. E l’avvertimento del tycoon è stato chiaro: o cessano i bombardamenti o anche il Cremlino dovrà subire dazi e sanzioni. “Dato che la Russia sta attualmente ‘martellando’ l’Ucraina sul campo di battaglia, sto seriamente prendendo in considerazione sanzioni bancarie su larga scala, sanzioni e dazi contro la Russia fino a quando non saranno raggiunti un cessate il fuoco e un accordo di pace definitivo”, ha scritto il capo della Casa Bianca. Un segnale di come Washington, ora che si avvicina un nuovo round di negoziati in Arabia Saudita, voglia fare anche pressioni su Mosca. Trump ha concluso il suo messaggio con un invito molto chiaro: “Russia e Ucraina, sedetevi al tavolo subito, prima che sia troppo tardi. Grazie!!!”.
L’apertura di Zelensky
E mentre a Kiev si cerca di ricucire con l’amministrazione repubblicana (“L’Ucraina è pronta alla pace il prima possibile: abbiamo proposto passi concreti”, ha detto ieri Zelensky, parlando di “un lavoro molto intenso e a diversi livelli con il team del presidente Trump”), qualcosa, forse, si muove anche a Mosca. Secondo Bloomberg, il Cremlino sarebbe infatti disposto a una tregua in attesa di un accordo di pace definitivo. L’idea sembra sia già stata discussa durante i colloqui tra delegati russi e statunitensi in Arabia Saudita. Ma a Mosca vogliono prima garanzie dettagliate sul futuro trattato di pace.
Solo una volta delineato quell’accordo e compresa l’eventuale cornice di una missione di peacekeeping, allora Putin potrebbe dare il via libera a una tregua. Questa svolta potrebbe essere il primo segnale di avvicinamento tra Russia e Ucraina. Anche perché lo stesso Zelensky, dopo gli ultimi raid (in cui sono intervenuti contro i missili russi anche i Mirage francesi), ha rivolto un appello al cessate il fuoco. “I primi passi verso una vera pace devono includere l’obbligo di costringere l’unica fonte di questa guerra, la Russia, a fermare tali attacchi.E questo è qualcosa che può essere monitorato efficacemente. Silenzio nei cieli: divieto di uso di missili, droni a lungo raggio e bombe aeree. E silenzio in mare: una vera garanzia di navigazione normale”.
Un’eventualità che ha ricevuto il placet dalla Turchia ma che, almeno nella formulazione di Francia e Regno Unito, aveva ricevuto già un secco “no” da parte di Mosca. Lo stesso Trump ha detto che l’Europa “non sa come mettere fine alla guerra”. Ma adesso, con le mosse del tycoon, le frasi di Zelensky e le rivelazioni di Bloomberg, le carte potrebbero mescolarsi di nuovo.
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