Politica
Tutte le puntate della fiction del Salva Milano: Schlein fa retromarcia, si finge regista e ne celebra il funerale

La commedia degli equivoci era partita con il piede giusto: un avvio promettente, che lasciava presagire il gran finale. Con il Pd “double face”, che alla Camera vota senza battere ciglio il disegno di legge voluto dal sindaco Beppe Sala. E che al Senato, complice un appello di urbanisti, innesta la retromarcia, con il capogruppo Francesco Boccia che fa le pulci al provvedimento. La “bella addormentata” del Nazareno aveva fatto i suoi calcoli: impossibile andare contro i numi tutelari della gauche, tra gli altri Salvatore Settis, Tomaso Montanari, Angela Barbanente, che avevano denunciato il rischio “di ingenti cementificazioni in tutta la penisola”.
Il funerale di Elly
Così, dopo 60 giorni di melina a Palazzo Madama, il senatore dem Nicola, capogruppo in Commissione Ambiente, indossa la “toga”, poi ci pensano i giudici in carne e ossa a risolvere d’imperio l’impasse. Con l’arresto di Giovanni Oggioni, ex direttore dello Sportello Unico per l’Edilizia (SUE), nell’ambito dell’inchiesta sull’urbanistica che ha travolto il capoluogo lombardo. Una decisione che spinge Elly Schlein a celebrare il funerale: “È evidente che non ci sono le condizioni per andare avanti. È necessario pensare a come intervenire sulla rigenerazione urbana e sull’edilizia residenziale e sociale” ma non in questo provvedimento, “che a questo punto muore lì in Senato”. E per tenere fede alla “commedia”, si aggrega il primo cittadino di Milano, che pure era stato il vero sponsor del provvedimento: “Che il Salva Milano non fosse in grande salute” si sapeva, “ma onestamente con quello che abbiamo saputo ieri mi è sembrata una cosa onesta e matura fare un passo indietro”.
La melina del centrosinistra
I due litiganti si sentono al telefono: “Le ho spiegato la situazione e lei mi ha ribadito la posizione del Pd. È stata un’ottima telefonata – ha raccontato Sala – I rapporti in politica non sono mai totalmente sereni, però riconosco a Elly Schlein il ruolo e riconosco che lei è il capo della parte politica a cui faccio riferimento”. Sulle macerie del centrosinistra, che ha tergiversato sul disegno di legge per mesi, svetta il co-leader di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli: “Dico alla segretaria dem: non è che non ci sono più le condizioni perché c’è un’inchiesta giudiziaria, il punto è che non c’erano le condizioni neanche prima, perché quello è un provvedimento che sconquassa le città”. E poi c’è il M5S, che con la senatrice Elena Sironi irride: “Colpisce l’alleanza bipartisan tra maggioranza di destra e Pd nel sostenere spudoratamente l’approvazione di una legge che si scopre essere stata scritta e dettata ai parlamentari dagli stessi, all’epoca indagati e oggi arrestati”.
Lega e FdI attaccano
5 stelle e Avs chiedono un’informativa urgente in Aula “per capire quali iniziative il governo intenda intraprendere per contrastare i fenomeni corruttivi”. Lega e Fratelli d’Italia naturalmente attaccano. Per il Carroccio, le inchieste “sono l’ennesima conferma dell’esistenza di un ‘sistema Milano’ dettato dalla politica delle amministrazioni Pisapia e Sala”, spiega il gruppo consiliare al Comune. Il partito di Giorgia Meloni evidenzia le spaccature nel centrosinistra. “Se questa maggioranza non c’è più, il sindaco Sala ne prenda atto”, dice il capogruppo in Comune Riccardo Truppo. Nel finale scoppiettante dell’esilarante messa in scena, gli unici a pensarla nello stesso modo sono gli esponenti di Azione. “Questo dietrofront danneggia la città, danneggia la maggioranza e dal lato nostro non ritenevamo e non riteniamo che le evoluzioni delle inchieste inficino e vanifichino la norma e la necessità di questa norma”, spiega la deputata Giulia Pastorella. Contrariato anche il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto: “Quello che non può in ogni caso accadere è che Milano resti immobile, lasciando spazio a una logica contraria allo sviluppo che respingiamo con fermezza”.
Le dimissioni di Bardelli
Il sindaco intanto tenta di salvare il salvabile, almeno nella sua maggioranza, con voci sempre più insistenti di prossime dimissioni dell’assessore alla casa Guido Bardelli: “Lo vedo domani mattina e prenderemo una decisione. È chiaro che umanamente mi dispiace perché si è fatto apprezzare in questi mesi da tutti, magari sono singole frasi che possono scappare ma è chiaro che anche lui stesso è consapevole che la situazione non è semplice”. Ricapitolando: Sala la vuole, il Pd la vota, poi si pente, poi ci pensano i giudici. Schlein fa retromarcia e si finge regista. Insomma, il finale con il “botto”, il gran bazar delle marce indietro. Ma non è una fiction.
© Riproduzione riservata