La percentuale è ancora ballerina, ma il risultato del referendum costituzionale è chiaro: il Sì ha vinto, con quasi il 70% dei consensi. Dalla prossima legislatura i deputati passeranno da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. Scenderanno anche i parlamentari eletti all’estero: i deputati da 12 a 8 e i senatori da 6 a 4. Infine viene cambiato il numero massimo dei senatori a vita: potranno essere 5 in tutto e non 5 eleggibili da ogni Presidente della Repubblica. Il taglio, ora, comporta necessari correttivi da fare entro la fine di questa legislatura, per equilibrare la rappresentanza dei territori ed evitare maggioranze “bulgare” per il partito o la coalizione di maggioranza relativa. Vediamoli nel dettaglio.

UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE

Prima di tutto è necessaria una nuova legge elettorale, abbinata a collegi disegnati ad hoc sul nuovo numero di parlamentari. Con l’attuale Rosatellum, infatti, sarebbero sotto-rappresentate alcune regioni, soprattutto al Senato, che da Costituzione viene eletto proprio su base regionale. A Palazzo Madama il Molise avrebbe 2 senatori, Basilicata e Umbria 3, Abruzzo 4. Insomma, un eletto ogni centinaia di migliaia di abitanti, a differenza delle popolose Lombardia e Lazio. Non solo: dato che questa legge elettorale è per un terzo maggioritaria ed ha collegi troppo ampi per il nuovo numero di parlamentari, l’Umbria ad esempio eleggerebbe un solo senatore per l’uninominale e due per il proporzionale, con due partiti che rischiano di prendere tutti i posti. Per questo con l’attuale Rosatellum il partito o la coalizione di maggioranza relativa, soprattutto al centro-sud, potrebbe avere molta più forza parlamentare di quella che ha realmente nell’elettorato. La nuova legge elettorale, proporzionale o mista che sia, dovrà garantire equilibrio nella rappresentanza e potrebbe essere abbinata ad una modifica costituzionale che elimini la natura “regionale” del Senato (esiste in merito la proposta di legge Fornaro, di LeU). La maggioranza giallorossa spinge per il “Germanicum“: un proporzionale con soglia di sbarramento al 5%, ancora da capire se con listini bloccati o apertura alle preferenze. Prima che il Parlamento approvi la legge, il Governo avrà 60 giorni per ridisegnare numero e confini dei collegi, con un decreto legislativo.

I REGOLAMENTI PARLAMENTARI

Ancora più importante di una nuova legge elettorale è la modifica dei regolamenti parlamentari, che disciplinano il lavoro di Camera e Senato. Con gli attuali le Commissioni parlamentari andrebbero in tilt: troppi posti e troppe commissioni per il nuovo numero dei parlamentari. Al momento deputati e senatori sono suddivisi ciascuno in mini-parlamenti di competenza. Ora si aprono tre strade possibili : una riduzione del numero dei membri per commissione, una riduzione delle commissioni o uno “sdoppiamento” dei parlamentari in diverse commissioni, da ri-organizzare comunque in modo tale da renderne efficiente il lavoro.

ELEZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Il terzo correttivo necessario è un’ulteriore modifica alla Costituzione per l’elezione del Presidente della Repubblica. La Carta prevede tre delegati per ogni Regione, eccetto la Valle d’Aosta. Secondo diversi costituzionalisti peserebbero troppo con il taglio, quindi andrebbero diminuiti. La maggioranza ne propone due per Regione.

OCCASIONE PER IL VOTO AI 18ENNI?

Oltre a questi necessari correttivi, la maggioranza giallorossa ragiona su una terza modifica costituzionale che faccia da corredo al taglio (contenuta sempre nella proposta Fornaro). Eliminerebbe le distinzioni anagrafiche tra le Camere: 25 anni l’età minima per essere eletti e 18 anni quella per votare, sia alla Camera che al Senato.