Ho lasciato in Ucraina i miei genitori e mio marito, è stato molto duro partire senza di loro”. Non trattiene le lacrime Uliana, 35 anni fuggita dall’Ucraina dell’Est nel raccontare la sua fuga verso Napoli. È nel centro di accoglienza aperto a Napoli nella Mostra d’Oltremare. Lì chi arriva può trovare la prima assistenza: tamponi, vaccini e possono registrarsi per avere assistenza sanitaria per tutto il periodo di permanenza in città.

“Mio marito è rimasto lì a combattere, è un muratore ma ora si è arruolato e sta proteggendo la città dai russi – continua Uliana – Non sappiamo cosa aspettarci dal futuro, stiamo aspettando la pace, ma intanto sappiamo che la guerra continua, stamattina mio marito mi ha detto che ci sono stati bombardamenti aerei. Ora noi siamo qui, in salvo, ma non vediamo l’ora di tornare in patria, appena finisce la guerra torniamo nella nostra città”.

I primi due autobus sono arrivati all’ hub della Mostra d’Oltremare carichi di mamme e bambini. Lì, per ciascuno viene generata una tessera STP, codice straniero temporaneamente presente per l’assistenza medica nelle Asl sul territorio della Campania. Da inizio emergenza ne sono state generate 1.839. Medici e infermieri operano sul covid ma anche sull’organizzazione di assistenza a chi viene dall’Ucraina con altre malattie. La struttura è stata divisa: da una parte vaccinazioni per cittadini italiani, ormai ridottissimi nel numero, e dall’altra per gli ucraini che si sottopongono al tampone e poi se vogliono alla dose di Pfizer o Moderna.

Dall’inizio dell’emergenza sono stati effettuati 1.840 tamponi di cui sono risultati positivi 230, il 12,50%. Nel Residence sono stati ospitati 80 nuclei familiari per complessive 208 persone di cui 83 minori. Una macchina per l’accoglienza che cerca di dare il massimo per aiutare gli ucraini in questo momento di grande difficoltà.

“La Mostra d’Oltremare è stata certamente la prima iniziativa per far fronte alla campagna vaccinale italiana a Napoli, studiata, migliorata sin dall’inizio per evitare code e attese. Abbiamo aumentato i box, abbiamo studiato le nostre idee per il lavoro in itinere per migliorare il servizio verso i cittadini campani che qui sono venuti per il vaccino, qui abbiamo somministrato finora oltre 800.000 dosi. Anche per questo abbiamo da oggi aperto questo centro anche ai profughi ucraini in arrivo dalla guerra”. Così Ciro Verdoliva, direttore dell’Asl Napli 1, che ha inaugurato stamattina lo spazio che accoglie gli ucraini scappati a Napoli dalla guerra nel loro Paese.

“Su questa esperienza – spiega Verdoliva – e sull’esperienza di prima accoglienza al residence dell’Ospedale del Mare, abbiamo deciso di spostare in quest’area le prime prestazioni sanitarie, in attesa di centinaia, forse migliaia di profughi in arrivo al giorno che qui avranno assistenza sanitaria, prelevando il codice Stp, faranno necessariamente il tampone covid e l’eventuale completamento del ciclo vaccinale oltre al primo inquadramento dei bisogni di salute. Queste persone sono scappate da un territorio di guerra, spesso senza neanche una borsa e alcune hanno patologie croniche: c’e’ l’esigenza di cura per pazienti di dialisi, diabete, insulino-dipendenti, malati di cancro. Ci sono tanti bisogni da affrontare e intercettare subito per evitare risvolti molto delicati”.

Già stamattina sono emersi i primi profughi positivi al covid, provenienti da un Paese che ha una quota bassa di vaccinati: “Ci risulta – spiega Verdoliva – che i cittadini ucraini vaccinati sono al 35%; molti degli arrivati non hanno ancora superato i quattro mesi per la terza dose, ma soprattutto stiamo spiegando loro che con il codice Stp possono poi nei prossimi giorni rivolgersi ai vari distretti dell’Asl della Regione Campania, perchè chi passa di qui non è detto che resti a Napoli ma va anche in altri luoghi della Campania. Con l’Stp possono rivolgersi anche ad altre Asl campane. Le raccomandazioni del governo centrale sulle vaccinazioni anche per i bambini sono importanti, ma abbiamo disposto anche un foglio informativo perchè si sottopongano al test per la tubercolosi. Ci sono condizioni di alta attenzione anche per evitare conseguenze negative del virus in entrata”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.