Dopo le ultime 24-48 ore di follia, emergono ulteriori dettagli sulla rivolta della Brigata Wagner guidata da Evgenij Prigozhin che prima ha minacciato di marciare verso Mosca per chiedere la destituzione dei vertici militari del Cremlino, poi, in circostanza ancora poco chiare, ha ritrattato tutto convinto dal presidente bielorusso Aljaksandr Lukashenko, abbandonando la città russa di Rostov tra gli applausi dei cittadini.

Una guerra civile farsa che era stata captata sia dallo stesso Cremlino che dagli Stati Uniti. Stando a quanto riferiscono i giornali statunitensi, l’intelligence americana era a conoscenza del fatto che Prigozhin si stava preparando a “intraprendere un’azione militare contro alti funzionari della difesa russa”. A riportarlo sia il New York Times che il Washington Post citando alcuni funzionari informati sul dossier. Le prime informazioni in merito – dicono ancora i media americani – sarebbero arrivate attorno a “metà giugno” con Prigozhin che, come ricostruito nelle ultime ore, chiedeva il cambio ai vertici del ministero della Difesa russo perché il suo gruppo paramilitare non voleva rispettare l’atto di sottomissione imposto dal Cremlino (accettato dal leader ceceno Kadyrov).

Prigozhin avrà visto il rischio di uno sgretolamento del proprio potere, fatto soprattutto di migliaia di mercenari fedelissimi, e ha così pianificato una rivolta non contro Putin ma contro i suoi vertici militari che criticava già da mesi.

Secondo gli 007 americani, lo stesso Cremlino era a consapevole del pericolo e dell’imminente rivolta del gruppo Wagner. Da qui emergono dubbi che solo il tempo potrà chiarire: sorprende infatti la facilità con cui Prigozhin si è impadronito della città di Rostov, snodo cruciale per le operazioni belliche russe in Crimea e nel Donbass, probabilmente contando su contrasti e falle presenti all’interno delle gerarchie militari di Mosca. Anche la marcia indisturbata verso la capitale sorprende. Così come lascia qualche dubbio che a far ragionare Prigozhin sia stato addirittura Lukashenko che nelle prossime ore lo accoglierà in Bielorussia da dove potrebbe sferrare nuovi attacchi all’Ucraina. 

Tra propaganda e aspetti ancora poco chiari, è difficile paragonare l’azione del gruppo Wagner a quelle avvenute in passato. Così come è difficile azzardare un presunto indebolimento dello stesso presidente russo Vladimir Putin.

Intanto il dipartimento di Stato americano ha deciso di rinviare l’adozione di nuove sanzioni al gruppo di mercenari Wagner. Secondo il Wall Street Journal, il Dipartimento di Stato voleva annunciare martedì misure contro l’attività di Wagner in Africa, dove i mercenari mettono a disposizione dei governi locali l’assistenza militare ottenendo in cambio l’accesso alle risorse naturali e sfruttamento delle miniere; ma ora prevedono un rinvio. “Washington non vuole che sembri che stia prendendo posizione”, ha spiegato una fonte informata.

 

Redazione

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