A due mesi dal primo Vaccine day in Italia, resta caldo il tema delle forniture dei vaccini, mentre sono già oltre 4 milioni le somministrazioni di siero anti Covid-19 fatte nel nostro Paese. E a scompigliare le carte arriva la proposta del consulente della Regione Lombardia, Guido Bertolaso, di inoculare il siero a “chi lavora, chi sta in fabbrica, chi si muove, chi non ha potuto lavorare in questi mesi come bar e ristoranti”, dopo aver completato la fase degli over 80.

Il motivo del contendere è la penuria di fiale, che spinge l’ex numero uno della Protezione civile a confessare: “Non si può continuare a scendere seguendo la fascia anagrafica”. Dal Pd arriva un no secco. Elena Carnevali, capogruppo dem in commissione Affari sociali a Montecitorio, respinge la proposta al mittente: “Ricordo al commissario Bertolaso che con i vaccini Pfizer e Moderna va conclusa la campagna per il personale sanitario e degli ospiti e personale delle Rsa e gli over 80 che in Lombardia è da poco e lentamente iniziata”.

In campo, nel frattempo, scendono anche i sindaci. “Noi chiediamo al Governo di poter partecipare” alla campagna vaccinale, “come sindaci stiamo mettendo a disposizione le nostre strutture, senza sapere se le risorse che stiamo utilizzando ci verranno rimborsate”, segnala il presidente dell’Anci (Associazione nazionale Comuni italiani) e primo cittadino di Bari, Antonio Decaro. “Stiamo utilizzando i palazzetti dello sport, lo stiamo facendo per i dipendenti delle scuole, la polizia locale, le persone che si occupano di servizi essenziali”, aggiunge.

Intanto, Paivi Kerkola, amministratore delegato di Pfizer Italia, conferma l’arrivo di 40 milioni di dosi nel nostro Paese entro l’anno. “In tutto il mondo – sottolinea – si lotta contro il virus e il tempo. Il contratto è con la Commissione Europea e la divisione delle forniture è una questione tra Ue e Stati membri”. A detta di Kerkola, ancora, “Pfizer e BioNTech lavorano incessantemente per fornire al mondo 2 miliardi di dosi entro il 2021. Consegneremo i vaccini previsti nel primo trimestre e molti di più nel secondo”.

E al dibattito si iscrive anche l’ex premier, Romano Prodi. “Io rimprovero la Commissione europea: per problemi di questo genere bisognava picchiare i pugni sul tavolo”, le sue parole. E ancora: “Se non cambia la musica, è un vero disastro. Spero che l’Ema autorizzi tutti quelli che vanno bene, poco importa che siano americani o russi”.

Tiene sempre banco anche il tema della produzione in casa nostra, dopo l’incontro fra Mise e Farmindustria di giovedì scorso. In quest’ottica, anche Novartis sarebbe disposta a collaborare. “Siamo pronti a dare il nostro contributo. Stiamo valutando in maniera seria quale sia la capacità esistente e i volumi che può generare il nostro stabilimento”, sottolinea Pasquale Frega, country presidente  di Novartis in Italia e ad di Novartis Farma. Il colosso farmaceutico svizzero mette a disposizione del Governo lo stabilimento di Torre Annunziata (Napoli) che “potrebbe supportare gli sforzi per produrre vaccini in Italia”.

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