Quello che esce dalla porta con un decreto legge, rientra dalla finestra con una circolare ministeriale. Sono i brutti scherzi della pandemia che torna inattesa a bussare alle porte dell’Occidente dopo che la Cina, un miliardo e mezzo di persone poco e male vaccinate, ha deciso di riaprire tutto dopo tre anni di semi lockdown. E dopo che il Parlamento ha approvato a colpi di maggioranza, nonostante due notti di resistenza in aula da parte delle opposizioni, un decreto in vigore già da due mesi che ha eliminato le ultime precauzioni rispetto al virus.

La maggioranza di destra-centro ha dovuto applicare la ghigliottina (il taglio dei tempi parlamentari) per evitare la decadenza del decreto. Nelle stesse ore è arrivata la circolare del ministero del Salute che, al contrario, ha introdotto nuove precauzioni. Un testa-coda che imbarazza il governo Meloni. Quelle decise dal ministro Schillaci sono “misure precauzionali” suggerite alle Regioni in caso di peggioramento della situazione epidemiologica. La circolare ha un titolo: “Interventi in atto per la gestione della circolazione del SarsCoV2 nella stagione invernale 2022-23”. Il pericolo si chiama Griphon ed è la variante del Covid che sta facendo una media di 9mila morti al giorno in Cina.

Stima per difetto visto che da Pechino arrivano pochi dati. La buona notizia è che Griphon (corrisponde al rinominante XBB) in Italia non sfonda. Secondo i dati relativi al periodo 14 novembre-25 dicembre, risulta stabile rispetto agli ultimi mesi. “Le sequenze depositate nell’arco delle ultime sei settimane sono pari al 2% del totale, un valore sostanzialmente senza variazioni rispetto al bollettino mensile sulle varianti di novembre” ha spiegato ieri Giovanni Rezza direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute. L’allarme però è alto perché molti cinesi si sono messi in viaggio. I voli diretti arrivati in Italia variano dal 30 al 50 per cento di positivi. Nella prima circolare, due giorni fa, il ministro Schillaci ha allertato i colleghi europei per attivare misure comuni per tutti i voli diretti e indiretti in arrivo dalla Cina: obbligo di tamponi, isolamento in caso di positività, tampone negativo in uscita e sequenziamento dei tamponi.

Ieri sono arrivate le buone pratiche da seguire nelle prossime settimane. A metà gennaio si celebra il Capodanno cinese e il movimento di persone in quei giorni è stimato in numeri altissimi. Le raccomandazioni riguardano l’uso delle mascherine al chiuso, lavoro domiciliare e riduzione delle aggregazioni di massa, ventilazione degli ambienti chiusi, intensificazione delle quarte dosi di vaccino anti-e di un’ulteriore dose per alcune categorie a rischio. Nella circolare si legge che l’uso delle mascherine “è efficace nel ridurre la trasmissione dei virus respiratori”. Se ci dovesse quindi essere “un evidente peggioramento epidemiologico con grave impatto clinico” potrebbe essere indicato “il loro utilizzo in spazi chiusi, finalizzato in particolare a proteggere le persone ad alto rischio di malattia grave”. La circolare invita anche a garantire “un’adeguata ventilazione negli ambienti chiusi”.

Sempre in caso di peggioramento – e comunque Schillaci ha riattivato l’Unità di crisi del ministero – “si potrà valutare l’adozione temporanea di altre misure, come il lavoro da casa o la limitazione delle dimensioni degli eventi che prevedono assembramenti”. Fondamentale poi è “rafforzare i sistemi di sorveglianza e aumentare i sequenziamenti genomici per rilevare nuove varianti”. Ma soprattutto è raccomandato vaccinarsi con l’obiettivo di “continuare a mettere in sicurezza anziani e fragili, proteggendoli dalla malattia grave e dall’ospedalizzazione”. Nella lunga conferenza stampa di fine anno, la premier Giorgia Meloni a domande specifiche aveva ammesso “l’importanza dell’uso delle mascherine”. Si era dimenticata di parlare di vaccini.Ma è sottinteso – ha ribattuto – come dimostra la campagna di comunicazione per le vaccinazioni portata avanti dalla Presidenza del Consiglio”.

Campagna sottotono se fino ad oggi solo il 28 % degli italiani ha fatto la quarta dose. Hanno ricevuto la terza l’85 per cento degli italiani dai 12 anni in su. Del resto il decreto approvato ieri con la “tagliola” ha riammesso in corsia in medici no vax (le Regioni stanno decidendo di fare il contrario), ha congelato le multe per chi non si era vaccinato con la terza dose e ha nei fatti annullato l’isolamento dei positivi. E nessuno da palazzo Chigi in questi mesi si è azzardato di spendere una parola sulla quarta vaccinazione. “Avete pagato la cambiale ai vostri elettori no vax” è stato uno dei refrain delle opposizioni nelle lunghe sedute d’aula in questi giorni.

La circolare Schillaci si rivolge agli ospedali perché “è indispensabile che i servizi sanitari regionali verifichino e rafforzino lo stato di preparazione al fine di fronteggiare un eventuale aumento della domanda di assistenza per i casi di SarsCoV2”. Peccato che ospedali e Pronti soccorso siano già in ginocchio per l’influenza. E che nella legge di bilancio per la Sanità siano a disposizione sì e no 800 milioni. In compenso un milione e mezzo di italiani sono senza medico di base. E nelle corsie mancano 20 mila medici. La raccomandazione quindi è quella di curarsi il più possibile a casa grazie “ai nuovi farmaci antivirali e agli anticorpi monoclonali”. Nel frattempo il governo di Pechino chiede all’Europa e agli Stati Uniti di “evitare discriminazioni”. E si sta consultando con l’Organizzazione mondiale della Sanità: saremmo tutti più tranquilli se Pechino cominciasse a dare dati veritieri. Cosa mai successa in questi tre anni.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.