Una strada a Napoli dedicata a Marco Pannella. La proposta è stata fatta ufficialmente al Comune dall’Arcigay. Un’iniziativa sostenuta con forza dal nostro giornale con le parole del Direttore editoriale del Riformista.Tv Paolo Liguori. Perché intitolare una via del capoluogo partenopeo a Marco Pannella? E soprattutto perché discutere di questo argomento proprio oggi, quando a tenere banco ci sono temi come la pandemia, la guerra in Ucraina e la crisi economica? Proviamo a dare delle risposte. Marco Pannella è stato sempre legato, personalmente e politicamente, alla città di Napoli.

Dal 1983 fino al 1988 è stato consigliere comunale in un’assemblea che vedeva emergere personaggi come Vincenzo Scotti, Giorgio Almirante, Giuseppe Galasso. Il leader radicale è stato dunque uno degli interpreti principali di quel periodo storico. Un momento di grande fermento che ha portato Napoli ad essere protagonista in Italia. Inoltre quando si parla di Pannella è impossibile non pensare alle sue battaglie per i diritti civili. Diritti che nonostante sono dati per acquisiti non sono affatto scontati e i recenti fatti di cronaca lo hanno dimostrato. Abbiamo parlato del rapporto tra Napoli e Pannella con Antonio Cerrone, membro della Segreteria del Partito Radicale. Cerrone è iscritto al partito dal 1976. Da allora ha partecipato attivamente a tutte le campagne referendarie ed elettorali che hanno visto protagonisti Pannella e i radicali. Dal 1983 collabora con Radio Radicale.

Perché è importante dedicare una strada a Pannella a Napoli?
«Tutte le città hanno un ricordo delle persone che con le loro azioni hanno fatto qualcosa di memorabile. Spesso questo è accaduto anche da un punto di vista popolare. Così è stato anche per Pannella a Napoli».

Qual è stato il rapporto tra Napoli e Pannella? Lui come viveva la città?
«Pannella amava visceralmente Napoli. Adorava la cultura e le tradizioni della città. Amava stare per strada, parlare con le persone. Ricordo che la gente lo riconosceva e lo chiamava affettuosamente Marco e mai “onorevole”. Marco conosceva trasversalmente Napoli: parlava con gli intellettuali, gli imprenditori, i politici, i giornalisti, le prostitute, i detenuti. Lui stava in città tre volte la settimana. Da quando fu eletto nel 1983 è stato presente a tutti i consigli comunali. Quando terminavano le sedute in aula andavamo a via Santa Lucia, una delle zone da lui più amate. Mangiavamo da Peppino, era un ristorante dove si ritrovavano politici e giornalisti».

Quali sono i ricordi più importanti che ha sull’esperienza politica di Pannella a Napoli?
«Premesso che quelli erano gli anni del rapimento di Ciro Cirillo, del terremoto e della guerra di camorra tra la Nco di Raffaele Cutolo e il cartello noto come la Nuova Famiglia, è giusto riconoscere il ruolo primario che Napoli ha avuto a livello nazionale. Lo stesso Consiglio comunale aveva tra i banchi i principali rappresentanti della politica italiana. Al Maschio Angioino si era praticamente creato una sorta di “succursale” del Parlamento. Ricordo che allestimmo una sede del partito in piazza Carità. Da li gestimmo la campagna elettorale per Pannella che si candidò sindaco. A novembre del 1983 fu eletto consigliere. A quel punto Pannella istituì il gruppo consiliare che ad oggi è rimasto il primo ed ultimo nella storia del Partito Radicale. Io ne facevo parte insieme a Elio Vito. Eravamo gli unici ad avere la sede all’interno del Maschio Angioino. Ricordo la battaglia per la legalità, il maxi processo nell’aula bunker di Poggioreale, il caso-Tortora, la questione Bagnoli, il rischio Vesuvio, l’urbanistica con lo stop al piano regolatore che prevedeva lo sventramento dei Quartieri Spagnoli. Una sorta di secondo atto di “Mani sulla città”. Il parlare 35 anni prima di raccolta differenziata e soprattutto delle aree metropolitane. Su questo ricordo un acceso dibattito in Consiglio con Pannella che promise il suo appoggio alla maggioranza guidata dal sindaco Scotti. In cambio il primo cittadino doveva mettere in agenda il progetto metropolitano “Per la grande Napoli”. E così fu, nacque anche una commissione della quale Pannella divenne presidente. Ma non si può parlare di Pannella senza citarne la valenza culturale. Marco era molto legato alla famiglia Croce. Lui è sempre stato un liberale ispirato dal pensiero del filosofo abruzzese. Ricordo che Pannella dopo una successiva elezione che garantì ai radicali un seggio in più in Consiglio, volle che fosse attribuito a Piero Craveri, nipote di Benedetto Croce».

Ma davvero Radio Radicale è stata fondata a Napoli?
«No, questa è una bufala. Radio Radicale è nata ed è stata fondata a Roma. A Napoli è sorta, invece, una delle prime radio libere legate a Radio Radicale. Si chiamava Radio Napoli Prima, diventata poi Radio Napoli Prima Radicale. La radio è stata importante per me da un punto di vista professionale. Abbiamo fatto in modo di mandare in diretta e registrare tutte le sedute comunali di quegli anni. Per non parlare delle udienze del maxi processo. Per questo oggi la radio è un patrimonio, perché consente a tutti di riascoltare quei momenti, quei dibattiti. Tra l’altro, all’epoca, vi era una grande partecipazione popolare. I cittadini venivano al Maschio Angioino o nei tribunali per prestare ascolto ai consigli comunali e ai processi».

Un suo ricordo personale di Pannella, un aneddoto al quale è più affezionato?
«Sono tanti. Ho avuto la fortuna di seguire Marco Pannella in tutte le sue iniziative documentandone la vita politica. Ricordo i 15 agosto trascorsi con lui tra i detenuti di Poggioreale. Memorabile è stato il suo esordio in consiglio comunale, era il gennaio del 1984, e Pannella chiese ai consiglieri, letteralmente, di “lasciare fuori le armi”. In proposito c’era stata una grande polemica sui presunti consiglieri comunali armati. Oppure di quando difese Valenzi attaccando l’allora Commissario prefettizio ma senza mai fare sconti al Partito Comunista. Ma nel cuore ho gli ultimi 100 giorni trascorsi al suo fianco, a Roma, prima della sua scomparsa. Sono stato a casa sua. Lui voleva essere circondato dagli amici più stretti invece che dai medici. Attimi che ho ben scolpito nella mente e che porterò sempre con me. Grazie a Marco Pannella ho vissuto una grande avventura, un laboratorio di vita che mi ha insegnato moltissime cose».

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Nato a Napoli il 26 maggio 1986, giornalista professionista dal 24 marzo 2022