I risultati delle elezioni sono ormai sotto gli occhi di tutti, è chiaro che ha vinto Giorgia Meloni.  Tuttavia è bene fare un’analisi – semplice e chiara – su questo voto. I partiti che hanno fatto opposizione a Draghi, nello specifico solo uno, Fratelli d’Italia, e l’altro partito che ha fatto cadere il governo, il Movimento 5 Stelle, hanno vinto le elezioni. Chi si è opposto a Draghi ha vinto le elezioni. Non si tratta di una tattica ma di una realtà. Il popolo italiano ha premiato quelli che si sono opposti al governo Draghi e ha punito quelli che lo hanno sostenuto, il Pd ma anche la Lega. Tra Lega e FdI gli elettori hanno abbandonato chi era stato nel governo.

Gli italiani hanno cancellato con un semplice voto la possibilità di un Draghi bis. Se Calenda, ad esempio, volesse fare un Draghi bis cancellerebbero anche lui. E proprio il suo sostegno all’agenda Draghi ha fatto sì che anche lui venisse penalizzato; proprio lui che si aspettava più voti e ha poi subito una deriva abbastanza noiosa perché, dopo aver predicato per tanto tempo la necessità di un governo stabile rappresentato da Draghi, ora che ha avuto un risultato deludente quasi sembra ammiccare alla speranza che questa nuova maggioranza non governi.

Così come Letta racconta il campo largo, e quindi la sua intesa con Conte, come se fosse stata una cosa possibile che poi è stata spezzata proprio da Conte. Ma non è così perché Conte è uscito dall’intesa con Letta quando ha capito che lo stavano vampirizzando, che lo volevano stroncare. Così facendo ha salvato il M5s. In tutto questo conflitto tra Pd e M5s è rimasto sul campo di battaglia un povero ragazzo, Di Maio.

Di Maio è come un giovane soldato mandato a morire nelle ultime ore della guerra. Qualcuno gli ha consigliato di fare la scissione per poi spezzare i Cinque Stelle? Alla fine, quello che si è spezzato è stato Di Maio. Però quel qualcuno dovrebbe alzare il dito e farsi avanti. Di Maio è stato battuto a Napoli, a Fuorigrotta, nel posto dove aveva iniziato anni prima con le bibite allo stadio. E’ stato battuto da un suo amico, Sergio Costa, che era dei 5 Stelle ed era legato a lui. E’ una specie di nemesi.

Alla fine, osservando chi vince e chi perde, si delinea una costante: chi si è schierato contro il governo ha vinto, chi è stato supino, accucciato, ha perso. Così è andata, nonostante la narrazione mainstream sia ben diversa. Basta osservare quello che scrive la stampa estera, dove parlano di Giorgia Meloni come la donna più di destra che è arrivata al governo dopo Mussolini. Ma la donna più di destra che è – o dovrebbe essere – sotto gli occhi della Cnn, della Bbc e degli Stati Uniti è la premier della Gran Bretagna, Truss. Ma quella signora lì – conservatrice dei più conservatori inglesi – è molto di destra.

I conservatori inglesi sono xenofobi, razzisti, la parte più estrema di loro è perfino antisemita. Chi li conosce lo sa e li evita, chi fa finta di non saperlo continua a scrivere queste baggianate che servono all’Italia per essere citata da coloro che – il giorno dopo lo schiaffo elettorale ricevuto – non hanno il coraggio di dire che la Meloni sia la donna più di destra, allora lo fanno dire da qualche amico inglese.  C’è stato perfino un politico italiano che oggi ha detto ‘ma sapete che in Francia una ministra è preoccupata per l’Italia?’. Ma insomma, si preoccupasse anche della Francia, perché Macron ha vinto le presidenziali contro la Le Pen ma non è riuscito a imporre una vittoria nel suo Parlamento.

Ognuno faccia bene il suo lavoro e cerchiamo di capire se l’Europa c’è o non c’è e cerchiamo di farla questa Europa. Ma per fare l’Europa, purtroppo, bisogna essere un po’ liberi rispetto a chi non la vuole. Ma chi è che non vuole l’Europa, la Meloni o gli Stati Uniti d’America? Questa è una domanda che mi sto facendo da qualche mese ed è un tema che andrà affrontato anche dal prossimo governo.

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Direttore editoriale di Riformista.Tv e TgCom