Il voto e le ripercussioni sul Nazareno
L’anno zero del Partito Democratico e il tracollo di Letta: i Dem scendono sotto quota 20 per cento
L’appello al voto utile, a scegliere contro il “pericolo fascista” della destra a trazione Meloni-Salvini, non ha avuto una risposta nel voto popolare. Il Partito Democratico, assieme alla Lega di Matteo Salvini, è il grande sconfitto di questa tornata elettorale.
I Dem di Enrico Letta rischiano di ottenere il peggior risultato della storia del partito, il 18,7% preso da Matteo Renzi che lo portò alle dimissioni ed aprire al Nazareno un periodo di reggenza dell’ex ministro Maurizio Martina.
Una prospettiva che rischia di farsi molto vicina se i dati delle prime proiezioni dovessero essere confermate dai risultati definitivi degli scrutini: il Partito Democratico infatti ‘balla’ pericolosamente intorno a quota 18-19 per cento, proprio la “quota Renzi” vista come il risultato da evitare a tutti i costi.
Sembrano infatti lontani i tempi in cui, stando ai sondaggi, i Dem erano dati ancora in lotta per contendere il primo posto tra gli elettori a Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni, che invece ha ottenuto oltre il 25 per cento dei consensi.
Il mancato raggiungimento della fatidica soglia del 20 per cento, che il PD di Letta rischia di non ottenere, sarebbe l’anno zero per l’attuale dirigenza del Nazareno. Anche perché il confronto col 18,7% ottenuto dal PD renziano nel 2018 doveva contare anche sulla scissione di Liberi e Uguali, che ottennero il 3,38% e che a distanza di quattro anni sono tornati alla base.
Con un risultato così magro è evidente che al Nazareno già dal 26 settembre si aprirà la contesa per la segreteria, che in ogni caso era già in ballo visto il congresso che per statuto si terrà il prossimo marzo, salvo clamorose accelerate dovute proprio alla disfatta del voto odierno. Già diversi i nomi pronti per prendere il posto di Letta, dal presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini alla sua vice, Elly Schlein, per passare all’ala sinistra del partito rappresentata dal tandem composto dal vicesegretario Peppe Provenzano e dal ministro Andrea Orlando.
Non è un caso dunque se i commenti più duri sul risultato dei democratici arriva dagli ex compagni di partito, i renziani passati in Italia Viva. Per Maria Elena Boschi l’esito elettorale che si sta delineando è la dimostrazione che “chi ha sbagliato tutto è Letta. Forse se non fosse stato guidato dal rancore personale, magari oggi i risultati sarebbero stati diversi” e “se i numeri dovessero essere questi e Giorgia Meloni premier, saremo all’opposizione: dura ma rispettosa“.
Analisi rifiutata da Debora Serracchiani, la capogruppo del PD alla Camera che dal Nazareno è la prima ‘big’ a parlare alla stampa: “E’ una giornata triste per il Paese ma siamo la prima forza di opposizione in Parlamento e la seconda forza politica. Faremo un’opposizione importante, abbiamo una grande responsabilità“. Per Serracchiani invece “il terzo polo non ha ottenuto il risultato rispetto alle aspettative che aveva“.
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