Il comizio a Piazza del Popolo a Roma
Il Centrodestra unito in piazza: “Il 25 settembre finisce l’Italia che vuole la sinistra, governeremo per 5 anni”
Il centrodestra si è riunito, a tre giorni dalle elezioni politiche, in un grande evento a Roma. Il comizio si è tenuto a Piazza del Popolo a Roma. Sul palco i leader dei partiti: Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, Matteo Salvini della Lega, Silvio Berlusconi di Forza Italia e Maurizio Lupi di Noi Moderati. La coalizione si è detta pronta a governare per cinque anni: era stata data in netto vantaggio da tutte le proiezioni di voto. A presentare la serata l’attore Pino Insegno.
“Se gli italiani ci daranno la maggioranza faremo una riforma in senso presidenziale e saremo felici se la sinistra vorrà darci una mano, ma se gli italiani ci daranno i numeri noi lo faremo anche da soli”, ha detto Meloni. La leader di Fdi, in vetta in tutti i sondaggi, potrebbe diventare il primo Presidente del Consiglio donna d’Italia, è stata l’ultima a parlare. “Giorgia, Giorgia, Giorgia”, il coro di voci sotto il palco. Fumogeni tricolore. “La sinistra ha perso la testa, è rabbiosa, estremista e violenta. Grazie per questa piazza piena di entusiasmo, orgoglio. Grazie a tutti gli italiani che non hanno creduto alle menzogne della sinistra. Il 25 settembre finisce l’Italia che vuole la sinistra. Verrà il giorno della sconfitta, ma non è questo. Basta turarsi il naso. Piaccia o non piaccia alla sinistra il nostro governo durerà cinque anni”.
“Gli inciuci sono pronti a rifarli. Noi del centrodestra ci avete visto su questo palco. Dall’altra parte ci sono Calenda, Conte, Letta, Di Maio. E apparentemente si fanno la guerra. Voglio sfidarli: dichiarino entro domani sera con chi si vogliono alleare per un eventuale governo. Escano allo scoperto, prima del voto dicano la verità“. Un passaggio anche sull’emergenza covid: “Libertà vale anche per come intendiamo affrontare l’eventuale ritorno di una pandemia. Noi non accetteremo più che l’Italia sia l’esperimento dell’applicazione del modello cinese a un Paese occidentale. Il ‘modello Speranza’ ci ha regalato una nazione che aveva le più grandi restrizioni e, allo stesso tempo, i più alti tassi di contagio e di mortalità. Non piegheremo più le nostre libertà fondamentali a questi apprendisti stregoni, difenderemo il diritto alla salute insieme ai valori fondamentali della nostra civiltà“.
Berlusconi ha parlato per una ventina di minuti, è stato il primo. Ha parlato di una coalizione coesa, unita, una maggioranza che si è alleata per “evitare una deriva autoritaria, statalista e giudiziaria”. A fare notizia però le parole dell’ex premier a Porta a Porta sul conflitto in Ucraina secondo cui Putin sarebbe stato praticamente spinto a fare la guerra dai filorussi del Donbass e dai media. “Putin è caduto in una situazione difficile e drammatica. Dico che è caduto perché si è trattata di una missione delle due repubbliche filorusse del Donbass che è andata a Mosca, ha parlato con tutti, con giornali, tv e ministri del partito, sono andati da lui in delegazione dicendo: ‘Zelensky ha aumentato gli attacchi delle sue forze contro di noi ed i nostri confini, siamo arrivati a 16mila morti, difendici perché se non lo fai tu non sappiamo dove potremo arrivare’, e Putin è stato spinto ad inventarsi questa operazione speciale. Le truppe dovevano entrare, in una settimana raggiungere Kiev, sostituire con un governo di persone perbene il governo di Zelensky ed in una settimana tornare indietro. Invece hanno trovato una resistenza imprevista che poi sono state foraggiate con armi di tutti i tipi dall’Occidente“. Parole destinate con buone probabilità a far discutere
Per Lupi “la democrazia italiana saprà scegliere il suo governo, il leader della sua coalizione di centrodestra. Lo dico da moderato, ci hanno contrapposto con i populisti, dire che la famiglia è il pilastro della società e avere un figlio non è una tassa aggiuntiva, è amare il popolo o essere populista? Basta con queste contraddizioni”. Il terzo a intervenire è stato il segretario della Lega Matteo Salvini. “A sinistra insultano, minacciano e fanno grandi viaggi all’estero. Letta, visto che non lo vota nessuno in Italia, è dovuto andare a Berlino a farsi incoraggiare. La prossima settimana lo mandiamo a Parigi. Chi sceglie la Lega – ha continuato – dà fiducia a un 49enne che è a processo e rischia 15 anni di carcere perché ha bloccato lo sbarco di clandestini: l’ho fatto e non vedo l’ora di tornare a farlo da Premier o da umile servitore dello Stato. Andiamo a vincere e per 5 anni governiamo insieme. Si mettano il cuore in pace a Berlino, Parigi e Bruxelles, votate voi”.
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