Da una parte, l’endorsement (scontato) del partito dei socialdemocratici tedesco al segretario dem Enrico Letta e l’invito, che ha scatenato polemiche, a non “far vincere i post fascisti di Meloni che porterebbero il Paese nella direzione sbagliata”. Dall’altra il passo indietro ufficiale, almeno a parole, di Matteo Salvini su Vladimir Putin con tanto di stoccata agli alleati di Fratelli d’Italia sul tema del presidenzialismo, non una priorità per la Lega che spinge invece per l’autonomia differenziata.

A sei giorni dalle elezioni del 25 settembre, la campagna elettorale è alle ultime battute e le polemiche sono all’ordine del giorno. A scatenarle è la visita di Letta a Berlino a casa dell’Spd, partito del cancelliere Olaf Scholz. Dopo l’endorsement e l’invito a non votare i post fascisti, il segretario del Pd ottiene rassicurazioni dal cancelliere sull’ineluttabilità di “una soluzione europea comune per risolvere la crisi energetica” che rischia “di mettere in ginocchio l’economia del Continente realizzando il disegno di Putin”. Parole che rendono Letta “molto ottimista in vista del Consiglio Ue del 30 settembre che dovrà dare delle risposte”, a partire dal possibile tetto del gas.

Nel corso della riunione della presidenza del partito dei socialdemocratici, il co-presidente Lars Klingbeil ha invitato gli italiani a non votare il partito di Giorgia Meloni: “Mancano sei giorni per le elezioni politiche in Italia e saranno elezioni importanti per tutta l’Europa. Sarebbe importante che il nostro partito gemello vincesse le elezioni e non i post-fascisti di Meloni che porterebbero l’Italia sulla strada sbagliata. Meloni – attacca – getta fango sulla Germania, Letta invece è per la cooperazione con la Germania, ha un altro stile ed è per la collaborazione. Sarebbe un grande vantaggio per l’Italia avere un premier come lui”.

Lo stesso Klingbeil tuttavia non nasconde la preoccupazione: “La preoccupazione per l’Italia c’è ma per esperienza personale vi posso dire che negli ultimi giorni della campagna elettorale possono succedere tante cose“. Da parte sua, l’ex premier italiano si è detto “determinato nella rimonta” perché con il maggioritario “ci sono tanti seggi contendibili”.

Poi sulla posizione dell’Italia in Europa ribadisce: “Il futuro dell’Italia è al centro dell’Europa, e’ con Germania, Francia, Bruxelles, è con la Spagna. E’ inutile che si cerchi di andare verso l’Ungheria di Orban o si facciano altre scelte. Il futuro è dove si trovano scelte comuni”. E’ “gravissimo il fatto che Meloni e Salvini aiutino Orban. L’Europa è la soluzione, non il problema come dicono loro”.

Dopo l’endorsement, arrivano le parole di Giorgia Meloni: “Credo che la sinistra italiana stia aizzando queste dichiarazioni dall’inizio della campagna elettorale”, perché “loro sono convinti che non gli serva avere il consenso degli italiani e preferiscono la protezione di alcuni poteri stranieri”. Durante la puntata di Quarta Repubblica che andrà in onda in prima serata su Retequattro, la presidente di Fdi aggiunge: “Vanno in giro a chiedere protezioni. Quello che fa oggi Enrico Letta è andare a trovare i tedeschi e farsi dire: sarebbe bene che vincesse Letta e non Meloni. Io il consenso lo chiedo agli italiani”.

La stessa Meloni, dopo le contestazioni ricevute durante i comizi a Matera e Caserta, ha partorito un post che sfiora il vittimismo, anche perché in democrazia le contestazioni sono legittime e, sopratutto, dietro l’angolo: “In nessuna democrazia evoluta l’unica opposizione al Governo è oggetto di sistematici attacchi da parte di Ministri, cariche istituzionali e grandi media. E, soprattutto, in nessuna democrazia occidentale il Governo consente scientificamente provocazioni che potrebbero facilmente sfociare in disordini – durante la campagna elettorale – nelle manifestazioni politiche dell’opposizione”.

Se Meloni si lamenta, Salvini prova a recuperare nei sondaggi e rinnega Putin. In una intervista a Bloomberg spiega che “la mia opinione su Putin è davvero cambiata durante la guerra, perché quando qualcuno inizia a invadere, bombardare, inviare carri armati in un altro paese, beh, tutto cambia”. “Per il prossimo futuro la Cina è il nostro principale competitor” evidenzia Salvini, “dobbiamo temerla perché non è una democrazia ed è pronta ad invadere il mercato europeo con i propri prodotti e merci, a cominciare dall’industria automobilistica con il nuovo trend dell’elettrificazione”.

Al presidenzialismo di Meloni, il segretario del Carroccio rilancia l’autonomia differenziata: “Il sistema presidenziale è una delle riforme su cui lavoreremo. Ma penso sia più urgente e necessaria la concessione di una maggiore autonomia alle Regioni”, che  “può essere approvata senza modificare la Costituzione”, sottolinea.

A difendere Giorgia Meloni e definirsi garante del centrodestra in Europa è Silvio Berlusconi. “Non ho alcun titolo per giudicare pregi e difetti di Giorgia Meloni. Posso solo dire che è stata un buon ministro nel mio governo e un’alleata leale per tanti anni. Sa come parlare al suo popolo e ha la giusta determinazione nel perseguire i suoi obiettivi” ha spiegato il leader di Forza Italia a Skytg24.

Berlusconi ha spiegato che Meloni viene “da una storia e da una cultura politica che non è la mia”, ma è “ridicolo accusarla per questo di tendenze autoritarie o di essere un pericolo per la democrazia“. Ricordando i legame di Forza Italia con il Partuito popolare europeo, Berlusconi ha rivendicato il suo ruolo di “moderato” nella coalizione di centrodestra. “La signora von der Leyen, presidente della Commissione europea, e la signora Metsola, presidente del Parlamento europeo, sono entrambe espressione del nostro partito. Noi siamo quell’Europa lì, siamo la garanzia che l’Italia guarderà a Bruxelles e non a Budapest. Dopo di che aggiungo che Orban è un leader democraticamente eletto e merita rispetto, è un mio amico, ma l’Europa di Orban non sarà mai la nostra Europa”.

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