Eleonora è morta a settembre 2018. Aveva solo 13 anni, colpita da un osteosarcoma, un tumore primario delle ossa. Tre mesi prima di morire aveva trovato la forza per sostenere sotto pesanti antidolorifici e con le stampelle lo scritto di italiano per essere ammessa alla terza media. “C’è un tema che vorrei recuperare, ma finora i tentativi con la scuola si sono arenati. Il tema di mia figlia, tre mesi prima di lasciarci”, è la richiesta di Sabrina Bergonzoni, la madre della ragazzina che ha fondato l’associazione Agito (Genitori Insieme Tumori Ossei) che fa riferimento all’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna.

Quel tema che la madre sta provando a recuperare era stato elaborato dalla figlia come privatista di una classe steineriana in una scuola di Bologna. Niente da fare. La storia è stata raccontata in un articolo da Il Corriere della Sera – Bologna. Dopo la scoperta del tumore e interventi e terapie durissime la ragazzina aveva seguito la seconda media da casa e dall’ospedale Rizzoli. “Andava in classe quando riusciva e veniva accolta dai suoi compagni in modo speciale. Applaudivano e battevano i piedi sotto i banchi quando stava per entrare in aula. La scuola è importantissima per i giovani che si ammalano, significa coltivare il quotidiano, è speranza e promessa di futuro”.

La madre ha raccontato quel calvario e il suo desiderio in un post su Facebook. “Non era riuscita a prepararsi bene, la commissione è stata accogliente e molto gentile. Sostenere l’esame era la cosa naturale da fare. Lei desiderava la vita più normale possibile, rimanere al passo con i coetanei, perché quella è la vita della salute”. Il giorno dell’esame una compagna di classe della figlia disse alla donna di aver scritto di Eleonora come della “sua eroina” cui ispirarsi.

Sabrina Bergonzoni per avere quel tema ha scritto una mail alla segreteria della scuola pubblica bolognese dove la figlia sostenne l’esame. Nessun risultato neanche dalle telefonate più recenti. “Lo vorrei ma ho anche un po’ paura di leggerne il contenuto. Può restituirmi una parte di lei. Ele ha lasciato poche tracce, solo qualche bigliettino che si scambiava con le amiche, qualche poesia che amava molto, ma ho poco del suo pensiero. Si è ammalata bambina mentre leggeva Harry Potter. L’ultima Eleonora, invece, la conosco meno, perché l’adolescenza è esplosa insieme alla malattia e i conflitti pure, era abbastanza arrabbiata. Non so quanto ci dicessimo la verità”.

La madre procederà con una Pec, anche per capire l’iter formale più corretto per inoltrare la propria richiesta. La storia straziante di Bologna non è isolata come emerge dai commenti di altri genitori che hanno provato nella stessa maniera a recuperare i ricordi scolastici dei figli andati via troppo presto. “Ci sono delle leggi, c’è il diritto amministrativo, le procedure …ok – ha scritto la donna in un altro post sui social – ma se un genitore chiama e ti racconta un dramma potrebbe esserci qualcuno che ti indichi la procedura invece di indicarti di inviare una mail a qualcuno che non risponderà? Ed è mai possibile che se non usi PEC o raccomandate ci si senta in diritto di ignorare una richiesta?”

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.