«Oggi è urgente che la somministrazione delle vaccinazioni, iniziata in alcune realtà carcerarie già da alcune settimane, prosegua velocemente»: così ieri la Ministra della Giustizia Marta Cartabia nella sua prima visita al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Al momento sono state effettuate vaccinazioni sia al personale, agli agenti e ai detenuti negli istituti di pena di Pescara, L’Aquila, Sulmona, Catania, Messina, Giarre. Mentre in altri sono stati vaccinati o solo gli agenti o solo i funzionari amministrativi. In Campania, Molise e Basilicata, invece, la macchina delle vaccinazioni è proprio ferma. Questa situazione a macchia di leopardo deriva dal fatto che la gestione dei vaccini non è in capo al Ministero della Giustizia ma alle singole regioni, asl territoriali e talvolta anche ai prefetti.

Ogni territorio quindi ha velocità diverse che il Ministero spera di omologare. A ciò si aggiunge che nelle Raccomandazioni dell’8 febbraio sui gruppi da vaccinare, a cura di Ministero della Salute, gli istituti penitenziari erano previsti nella categoria 6, l’ultima in ordine di priorità della seconda fase. Insomma una situazione non ben definita e in continua evoluzione, anche in base alla possibilità di reperimento delle dosi, che varia spesso e per tutta la popolazione. Comunque nella sua visita di ieri alla sede del Dap, la Ministra della Giustizia ha assicurato che il «Ministero segue con attenzione l’andamento delle vaccinazioni» e annuncia anche che «metterà le informazioni e i dati in suo possesso a disposizione di tutti attraverso il sito», dove già settimanalmente vengono pubblicati i dati sui contagi.

Ad accoglierla, i vertici del Dap – il capo Bernardo Petralia e il suo vice Roberto Tartaglia – che, da quanto si apprende, non verranno rimossi, e i direttori dei vari uffici. La ministra ha sottolineato come «il primo bisogno di chi lavora e vive in carcere oggi è proteggersi contro il virus, che porta malattia nel corpo e genera tensioni, ansie e preoccupazioni nello spirito». Sono parole importanti quelle della Ministra che rasserenano il contesto penitenziario proprio e non a caso ad un anno dalle rivolte. Come tutti ricorderanno i tre giorni che andarono da venerdì 7 a lunedì 9 marzo del 2020 si possono identificare come quelli che hanno sconvolto l’Italia durante la pandemia del Covid-19, giorni che verranno infatti ricordati per le rivolte delle carceri, scatenate principalmente da due fattori: il blocco dei colloqui con i parenti e il rischio del contagio.

Il saluto della Guardasigilli, che ha più volte ricordato come il carcere sia «un luogo di comunità», è iniziato con un «pensiero, commosso e addolorato» e con un minuto di silenzio, in memoria degli ultimi tre agenti di polizia penitenziaria deceduti a causa del covid-19, Antonio Maiello, Giuseppe Matano e Angelo De Pari. Dopo la resa degli onori militari e il saluto nella sala Minervini, la Ministra ha voluto incontrare i dipendenti e visitare i diversi uffici del Dap: primo fra tutti la Sala Situazioni, vero e proprio centro di controllo del Dap dove convergono eventi critici, informazioni e dati dagli istituti penitenziari di tutto il territorio nazionale.

In una nota, Stefano Anastasia, portavoce della Conferenza dei garanti territoriali delle persone private della libertà personale, ha fatto sapere: «Non avevamo dubbi che la Ministra Cartabia avrebbe dato un impulso decisivo alla vaccinazione delle comunità penitenziarie. A questo punto aspettiamo un corale e sollecito riscontro da tutte le regioni, in modo che in poche settimane possano essere vaccinati tutti i detenuti, gli operatori e i volontari impegnati nelle carceri italiane».