Non so se il governo Draghi si mostrerà all’altezza delle aspettative. Deve scalare un muro molto alto. Deve riparare i danni notevoli prodotti dalle classi dirigenti – nella società e nell’economia – in questi tre anni di governo populista e demopopulista.

E poi deve avere un’idea per il rilancio del paese. Senza slogan, senza demagogia. Gli obiettivi essenziali sono due: far ripartire l’economia e ristabilire lo Stato di diritto. L’economia è in uno stato comatoso. Per via del virus, per via degli errori dei governi dell’ultimo quarto di secolo (e anche per l’invadenza della burocrazia e della magistratura) e per colpa di questi anni spesi all’insegna dell’improvvisazione e del dilettantismo. Servono risorse, idee, capacità di coordinare sviluppo ed equità sociale. Nel governo ci sono i nomi di persone tra le più qualificate in questo campo. Speriamo.

Il secondo obiettivo è il ritorno del diritto e della libertà. Travolti dai Cinque Stelle e dai loro acquiescenti alleati. I disastri provocati nel giro di poco più di trenta mesi sono incalcolabili. L’abolizione della prescrizione, la legge liberticida chiamata spazzacorrotti (spazzadiritti è il termine giusto) le misure che moltiplicano le possibilità di spionaggio nella vita dei cittadini, lo stop alla riforma carceraria, l’aumento dell’invadenza dei Pm (sebbene la loro credibilità sia stata travolta dal Palamaragate) sono delle montagne che si sono piazzate tra l’idea dello stato di diritto e il nostro paese.

Ora c’è una grande novità: il ministro peggiore, sicuramente, della storia della Repubblica (anche non per cattiva volontà, proprio per inadeguatezza totale) lascia il ministero a una giurista di grande valore e della quale conosciamo alcune delle idee che ha espresso negli ultimi anni.

Si chiama Marta Cartabia, è stata presidente della Corte Costituzionale ed è sulla sua persona che si concentrano tutte le speranze. Un paese come il nostro non può vivere senza le libertà e il diritto. Gli è successo una volta, ed è morto. La nomina di Cartabia accende la speranza. Per ora è solo una speranza.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.