Servono risorse finanziarie ingenti che aiutino le economie più deboli
Appello dei leader del mondo per transizioni ecologiche giuste e sostenibili

Si apre domani a Parigi, su iniziativa del Presidente Macron che lo aveva annunciato a margine del G7 di maggio, un vertice internazionale per un nuovo patto finanziario globale di lotta alla povertà e ai cambiamenti climatici. Nell’ambito di questo summit, saranno discusse le ripercussioni delle molteplici crisi climatiche, energetiche, sanitarie ed economiche, in particolare nei paesi economicamente più vulnerabili. Il finanziamento necessario per far fronte a queste crisi sarà anche centrale nel programma dell’evento.
In previsione del vertice, oggi molti quotidiani internazionali, tra cui per l’Italia Il Sole 24 Ore, pubblicano un appello firmato tra gli altri, oltre che dal presidente francese, dal presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, da Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, da Olaf Scholz, cancelliere federale della Germania, da Fumio Kishida, primo ministro del Giappone, da William Ruto, presidente del Kenya, da Macky Sall, presidente del Senegal, da Cyril Ramaphosa, presidente del Sudafrica, da Rishi Sunak, primo ministro del Regno Unito, da Joe Biden, presidente degli Stati Uniti e da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea.
Il senso dell’appello è chiaro: per avviare una vera transizione ecologica, necessaria per mitigare gli effetti del cambiamento climatico che potrebbero avere conseguenze devastanti proprio sui Paesi più poveri, servono risorse finanziarie ingenti che aiutino le economie più deboli a metterla in atto. Diversamente, sono vuote parole di un ambientalismo ideologico che non tiene conto del fatto che una transizione ecologica, per essere attuata, deve essere socialmente ed economicamente sostenibile. Riduzione delle povertà e protezione del pianeta, dicono i leader, possono e devono essere obiettivi convergenti ma per ottenere questo risultato la transizione ecologica deve essere “giusta ed inclusiva”, altrimenti per i Paesi più poveri sarebbe solo un insopportabile costo.
“Stiamo lavorando con urgenza – inizia così l’appello – per migliorare le condizioni delle persone e del pianeta. Una serie di shock concomitanti ha messo a dura prova la capacità dei diversi Paesi di affrontare la fame, la povertà e le disuguaglianze, creare resilienza e investire nel proprio futuro. Le vulnerabilità legate al debito nei Paesi a basso e medio reddito rappresentano un ostacolo importante alla loro ripresa economica e alla loro capacità di realizzare investimenti cruciali a lungo termine”.
“Puntiamo a un sistema – continua l’appello – che possa rispondere meglio alle esigenze e alle vulnerabilità legate allo sviluppo, oggi accentuate dal rischio climatico, le quali potrebbero indebolire ulteriormente la capacità dei Paesi di eliminare la povertà e realizzare una crescita economica inclusiva”. Ed ancora: “Vogliamo che il nostro sistema renda un servizio migliore al pianeta. La transizione verso un mondo a “zero emissioni nette” e gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima offrono a questa generazione l’opportunità d’inaugurare una nuova era di crescita economica sostenibile a livello globale”.
Poi l’affondo sul cuore della questione: “Siamo convinti che la riduzione della povertà e la protezione del pianeta siano obiettivi convergenti. Dobbiamo dare priorità a una transizione giusta e inclusiva per far sì che i più poveri e vulnerabili possano beneficiare appieno di quest’opportunità, anziché pagarne un prezzo sproporzionato”.
“Il vertice per un nuovo patto di finanziamento globale, che si terrà a Parigi il 22 e 23 giugno, – continuano i leader mondiali – rappresenterà un momento politico decisivo per recuperare i vantaggi in termini di sviluppo perduti negli ultimi anni e per accelerare i progressi verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile, tra cui le transizioni giuste. La nostra strategia è ben chiara: gli impegni per lo sviluppo e il clima vanno rispettati. Sovvenzioni e prestiti a tassi preferenziali andrebbero privilegiati nella lotta contro la povertà, come pure per migliorare la sanità, l’istruzione e la sicurezza alimentare, e fare fronte ai cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità”.
“Nessun Paese dovrebbe attendere anni per una riduzione del debito. Serve una maggiore e più tempestiva cooperazione sul debito, sia per i Paesi a basso reddito che per quelli a medio reddito, che inizi da una rapida definizione di soluzioni per i Paesi in maggior difficoltà”.
Poi le questioni concrete: “Una priorità assoluta è quella di portare avanti una riforma ambiziosa del nostro sistema di banche multilaterali di sviluppo“. Ed ancora: “Bisogna poi che le nostre banche di sviluppo collaborino tra loro come un ecosistema, in sinergia con altre agenzie pubbliche e fondi verticali snelliti e, ove necessario, con filantropi, fondi sovrani, finanza privata e società civile, per ottenere il massimo impatto. Promuoveremo un programma di investimenti sostenibili e inclusivi nei Paesi emergenti e in via di sviluppo, basato sul valore aggiunto economico e sulla trasformazione a livello locale, come per le catene di valore dei fertilizzanti.Poiché la finanza pubblica resterà un elemento cruciale per raggiungere i nostri obiettivi, dovremmo partire dal rafforzamento dei nostri strumenti serviranno fonti di finanziamento nuove, innovative e sostenibili, come il riacquisto di debito, un maggiore impegno da parte dei settori che prosperano grazie alla globalizzazione, e mercati dei crediti di carbonio e per la biodiversità più affidabili”.
Infine la conclusione: “Aumentare la resilienza attraverso una gamma completa di strumenti finanziari è una priorità. Il raggiungimento dei nostri obiettivi di sviluppo, tra cui la mitigazione dei cambiamenti climatici, dipenderà anche dall’aumento dei flussi di capitale privato.
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