Il peggior nemico dell’ambiente? L’ambientalismo ideologico, che troppo spesso, quando accadono tragedie come quella dell’Emilia Romagna, irrompe in modo sciacallesco nel dibattito politico, con il suo carico di ricette moralisteggianti.

La soluzione proposta, che soluzione non è, sembra più espiazione e punizione: l’uomo – cicala che troppo in passato ha costruito, prodotto, accresciuto i propri consumi, oggi deve ridurre le sue pretese, le proprie aspettative, la sua qualità di vita, la sua smania di benessere. Insomma, una sorta di “decrescita felice” in salsa verde. Io francamente credo che le soluzioni siano esattamente all’opposto: più cantieri.

Più argini, più interventi negli alvei dei fiumi (oggi praticamente vietati), più canali scolmatori, più regimentazione delle acque, piani di protezione civile più efficaci ed accurati utilizzando al meglio le nuove tecnologie, come i canali 5g, per fornire ai cittadini tutte le informazioni in tempo reale per valutare i rischi. In una parola, più infrastrutture, non meno infrastrutture. E lo stesso vale per gli interventi di lungo periodo, quelli per limitare il cambiamento climatico. Anche in questo caso la ricetta non può essere un fantasioso ritorno a un bucolico passato, ma semmai un gigantesco balzo in avanti: più ferrovie, più metropolitane, più trasporto marittimo e dunque porti più grandi ed efficienti, per limitare gli spostamenti su gomma.

E quando auto e camion diventano inevitabili, strade più scorrevoli, parcheggi di interscambio insomma tutti gli accorgimenti che possono ridurre i tempi di percorrenza e dunque l’inquinamento senza spostamento. Inutile dire che per investire su tutto questo servono economie forti, capacità di spesa, possibilità di investire in ricerca e sviluppo. Dunque serve produrre ricchezza, altro che decrescita e riduzione del Pil. Tutto questo non solo è possibile, ma in Liguria ad esempio lo stiamo facendo da anni. E, a onor del vero, molti Governi degli ultimi anni ci hanno accompagnato su questa strada.

Dopo le grandi alluvioni del 2014, fu il Governo Renzi a stanziare i fondi per la messa in sicurezza del fiume Bisagno nel cuore di Genova. E i cantieri, ancora oggi in corso, hanno ridotto di molto la pericolosità di quel corso d’acqua. Come? Con grandi opere: allargare e rafforzare il letto tombato del fiume, i canali scolmatori del Ferregiano, suo affluente, e del Bisagno stesso.

Nessuno pensò allora di poter far tornare la foce di quel corso d’acqua una grande palude come probabilmente era in origine, demolendo case, mezza fiera di Genova e molto altro che negli anni era stato edificato. Al contrario si è scelta la strada di nuove opere per proteggere l’esistente. Potrei dire lo stesso dopo le grandi mareggiate del 2018, quando il litorale della Liguria fu spazzato via, compresa la iconica strada che collega Santa Margherita a Portofino, perla del Mediterraneo. Allora fu in Governo Conte a garantire oltre 300 milioni di euro alla nostra Regione, con cui da allora rafforziamo dighe foranee, scogliere, spiagge, strade costiere, per ridurre i rischi in caso di una nuova tempesta di quelle proporzioni.

Ma, se volgiamo lo sguardo al futuro, anche la nuova diga del porto di Genova, gigantesca opera del Pnnr, che produce orrore in certo ambientalismo, è un’opera che mitigherà di molto l’impatto ambientale del nostro sistema logistico, facendo risparmiare giorni di navigazione alle grandi navi provenienti dall’oriente e oggi spesso dirette ai porti del nord Europa. Meno giorni di navigazione, meno inquinamento. Più spazio per i traghetti che corrono lungo la penisola, meno traffico sulle nostre strade. E potrei andare avanti a lungo. Questo vuol dire proteggere l’ambiente e al tempo stesso produrre ricchezza per i cittadini. La messa in sicurezza dell’Italia non passa da politiche penitenziali, ma coraggiose e moderne.

Giovanni Toti (presidente regione Liguria)

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