Italia Sicura, la Struttura di Missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, nasce il 27 maggio 2014, durante il Governo di Matteo Renzi.

Il presupposto – come spiegò lo stesso Matteo Renzi – stava nella fragilità del nostro territorio: “L’Italia è un Paese bellissimo. Bellissimo e fragile. E il prezzo di questa fragilità in termini di vite umane e danni economici è stato sempre troppo alto perché la politica non decidesse di intervenire per contrastare il dissesto idrogeologico e mettere in sicurezza la nostra Penisola dalle sue conseguenze”.

Italia Sicura venne creata sbloccare fondi e cantieri delle opere decise per sanare i problemi creati dal dissesto idrogeologico, su tutto il territorio italiano. Coordinata da Erasmo D’Angelis, nata in collaborazione con l’architetto, poi senatore a vita, Renzo Piano, alla Struttura furono affidate misure straordinarie e il compito di coordinare tutte le strutture dello Stato per trasformare in cantieri oltre 2,4 miliardi di euro non spesi dal 1998 per ridurre stati di emergenza territoriali.

Fu, come si disse durante la presentazione del progetto, uno dei paradigmi dell’azione di Governo, volti a far ripartire l’Italia. Con Italia Sicura, si scelse la strada della prevenzione superando la logica delle emergenze in settori chiave per l’attività sociale, culturale e economica.

Questi alcuni dei numeri che allora vennero presentati: nel 2014, l’81,9% dei Comuni aveva  aree in dissesto idrogeologico, 3,5 erano i miliardi l’anno che lo stato pagava dal 1945 per danni e risarcimenti di frane e alluvioni, mentre erano 3.395 le opere anti-emergenza (ossia gli interventi previsti da Accordi di Programma Stato-Regioni siglati nel 2009-2010 sommati ad ulteriori richieste successive in seguito ad eventi meteo devastanti), delle quali il 3,2% degli interventi previsti conclusi, mentre il 19% era in corso di esecuzione e il 78% era  lontano dall’essere avviato. Dati che, con trasparenza, vennero riportati su una mappa interattiva, tuttora consultabile.

Nell’arco di tre anni, grazie ad Italia Sicura si ottennero risultati importanti. Vennero investiti 2.260 milioni di euro in 1.781 opere. e vennero sbloccate opere per oltre un miliardo di euro rimaste ferme nelle contabilità locali per inutili lungaggini. Grazie alla Struttura, in 30 giorni i Presidenti di Regione (commissari straordinari al dissesto ) potevano dare tutte le autorizzazioni allo sblocco delle opere che, precedentemente, restavano ferme per intoppi burocratici.

La Struttura venne poi smantellata durante il Governo Conte. A luglio 2018, i fondi e le relative competenze della Struttura tornano in capo ai singoli ministeri. Venne, dunque, meno una cabina di regia nazionale, in grado di coordinare gli interventi con tempestività. Un’unità di missione, che aveva rappresentato una svolta, venne cancellata in un blitz notturno dal Governo Conte: con un decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri le funzioni in materia di emergenza ambientale, contrasto al dissesto idrogeologico, di difesa e messa in sicurezza del suolo e di sviluppo delle infrastrutture idriche vennero trasferite al Ministero dell’Ambiente, allora retto dal Ministro Costa.

Oggi, di quella Unità di Missione, del cui ripristino il disastro dell’Emilia Romagna, ancora una volta, ci mostra l’urgenza, non c’è più nessuna traccia. Nemmeno sul sito del Governo.

Redazione

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