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ASML, una questione cruciale per l’Europa: tra dipendenza dagli Stati Uniti e una nuova politica industriale comune
Il recente tracollo del titolo di ASML in Borsa ha acceso i riflettori sulle crescenti difficoltà affrontate dall’azienda olandese, leader mondiale nella produzione di macchine per la fotolitografia utilizzate nella produzione di semiconduttori. L’annuncio dei risultati del terzo trimestre ha rivelato previsioni di vendita per il 2024 ben al di sotto delle aspettative, con ricavi previsti tra i 30 e i 35 miliardi di euro e un netto calo degli ordini.
Il calo delle azioni e le restrizioni
Dietro il marcato calo delle azioni c’è però una questione più profonda: le restrizioni sempre più severe imposte alle esportazioni di ASML verso la Cina. Dal 2019 l’azienda è stata soggetta a limitazioni che le impediscono di vendere le sue macchine più avanzate per la litografia ultravioletta estrema (EUV) al mercato cinese. Questa tecnologia è fondamentale per la produzione dei chip più sofisticati, e il divieto ha rappresentato un duro colpo per le ambizioni di crescita di ASML in un mercato strategicamente importante. A complicare ulteriormente le cose, il governo olandese ha recentemente introdotto nuove restrizioni, richiedendo che ASML ottenga licenze per esportare anche macchine meno avanzate, quelle per la litografia ultravioletta profonda (DUV). Queste misure sono state adottate sotto la spinta degli Stati Uniti, che vedono la tecnologia avanzata di ASML come una minaccia alla sicurezza nazionale se finisse nelle mani del governo cinese. Di conseguenza, l’azienda prevede che il fatturato proveniente dalla Cina – che nel terzo trimestre 2023 rappresentava circa il 47% delle entrate – scenderà drasticamente al 20% nel prossimo anno.
Le crescenti limitazioni alle esportazioni hanno messo in discussione la capacità di ASML di mantenere il suo trend di crescita, con conseguenze evidenti sulla fiducia degli investitori. La Cina è stata un mercato chiave per l’azienda, rappresentando un’importante fonte di ricavi. La perdita di una quota così significativa delle vendite previste avrà ripercussioni non solo sulle performance finanziarie dell’azienda, ma anche sulla sua posizione competitiva nel settore dei semiconduttori. Dopo il crollo del titolo sui listini, gli analisti si interrogano su quanto le restrizioni alle esportazioni influiranno sui margini di profitto e sulla capacità dell’azienda di investire in nuove tecnologie per mantenere il suo vantaggio competitivo.
Oltre alle difficoltà operative e di mercato, ASML deve affrontare un’altra sfida: la mancanza di un dibattito politico adeguato nei Paesi Bassi e in Europa. Mentre la Germania, ad esempio, ha dimostrato di voler sostenere i suoi grandi campioni industriali (come il settore automobilistico) anche a costo di conflitti con altri Stati membri della Ue, il governo olandese sembra esitante nel difendere una delle sue aziende tecnologiche più importanti. La decisione di imporre restrizioni alle esportazioni senza un’adeguata discussione interna riflette la tendenza dei Paesi Bassi a seguire l’agenda statunitense sulla Cina senza considerare appieno le implicazioni per la propria economia. Inoltre il silenzio a livello europeo evidenzia la mancanza di una strategia comune per affrontare le pressioni esterne e sostenere le imprese tecnologiche europee di fronte a sfide geopolitiche complesse.
La dipendenza USA
Il caso di ASML solleva una questione cruciale per l’Europa: come bilanciare la dipendenza dagli Stati Uniti per la sicurezza con la necessità di mantenere la propria autonomia strategica nel settore tecnologico. La situazione attuale mette in luce le vulnerabilità dell’Europa, che rischia di vedere le sue aziende più innovative indebolite da decisioni prese al di fuori del proprio contesto. Per affrontare questa sfida, la Ue deve rafforzare i meccanismi di solidarietà e coordinamento tra i suoi Stati membri, sviluppando una politica industriale comune che protegga le imprese tecnologiche europee dalle pressioni esterne. Ed è necessario avviare un dibattito più ampio su quanto gli interessi europei siano realmente allineati con quelli degli Stati Uniti riguardo la Cina e su quale sia la posizione più vantaggiosa da adottare.
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