Nel procedimento penale per l’irruzione nella sede nazionale della CGIL a Roma il 9 ottobre del 2021, che vede fra gli imputati anche i leader di Forza Nuova Roberto Fiore e Giuliano Castellino, ci sono dei video ‘orfani’. Lo ha scoperto il difensore di uno degli imputati, Salvatore Lubrano, l’avvocato Vincenzo Di Nanna. Dopo il mistero su colui che ha aperto il portone d’ingresso principale della sede della CGIL ai manifestanti, molto probabilmente un appartenente all’Arma dei carabinieri, come il Riformista ha ricostruito nei giorni scorsi, i video privi di autore hanno fatto ufficialmente la loro comparsa nel processo in corso davanti al tribunale di Roma.

Una premessa è fondamentale: le prove delle accuse di devastazione e saccheggio nei confronti dei nove imputati e per cui rischiano una pena che va da un minimo di nove anni ad un massimo di quindici, si basano solo sui filmati che sono stati girati dalle forze di polizia durante la manifestazione, insieme a quelli poi acquisiti dalle telecamere interne alla sede del sindacato. La polizia scientifica si è occupata di recuperare tutti i filmati per poi effettuare un loro montaggio ai fini della ricostruzione delle varie sequenze temporali dell’irruzione. I video che sono stati prodotti dai carabinieri, montati quindi dalla scientifica, si riconoscono perché hanno ben impresso il logo della Benemerita.

Al momento in cui l’avvocato Di Nanna ha chiesto da chi fossero stati girati, anche per poter effettuare accertamenti di competenza come si usa in situazioni del genere per verificare che non ci siano stati ‘tagli’ o ‘manipolazioni’, si è sentito rispondere che non erano indicati gli autori. Di Nanna, allora, non si è perso d’animo ed ha presentato una formale istanza alla pm titolare del fascicolo, la dottoressa Gianfederica Dito, chiedendo di poter conoscere “quali attività d’indagine sono state svolte” dai carabinieri e se, appunto, al termine delle stesse “sono state redatte delle annotazioni di servizio” o altro.

La pm ha dato il nulla osta all’acquisizione degli atti, sottolineando che nel fascicolo sono essi “confluiti per la parte d’interesse nel procedimento”. Nel fascicolo, però, annotazioni e quant’altro su chi ha girato i video con il logo dell’Arma non ci sono. E quindi il mistero si infittisce. Infatti, non solo non sono stati identificati gli appartenenti all’Arma dei carabinieri che hanno preso al servizio ma neppure coloro che hanno prodotti i filmati che sono poi alla base delle contestazione dell’accusa da parte della Procura. Come mai?

Di Nanna, abruzzese come Marco Pannella con cui ha condiviso l’esperienza nel Partito Radicale, ha allora presentato un’altra istanza, questa volta al presidente del collegio, la giudice Claudia Lucilla Nicchi, chiedendo di conoscere quali attività sono state svolte dai carabinieri, non omettendo la loro completa identificazione. La giudice avrebbe dovuto sciogliere la riserva all’udienza della scorsa settimana ma così non è stato. È entrato, però, nel dibattimento un altro video, questa volta realizzato dal consulente dell’avvocato Di Nanna, il giornalista Antonio D’Amore, prodotto con i filmati delle telecamere interne alla sede della CGIL, in cui si vede molto bene il soggetto misterioso che ha aperto la porta ai manifestanti scambiare qualche frase con uno dei carabinieri entrati nella sede del sindacato e, dopo avergli mostrato verosimilmente un tesserino, uscire indisturbato.

La consulenza tecnica allegata al video non è stata ammessa in quanto la pm Dito ha fatto opposizione. Se ne riparlerà dopo Pasqua. Sperando che nel frattempo il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi abbia risposto all’interrogazione presentata dal capogruppo di Forza Italia in Commissione giustizia a Palazzo Madama, il senatore Pierantonio Zanettin, per conoscere chi sia il soggetto misterioso, se sia stato identificato e se, qualora fosse un appartenente all’Arma, come si sospetta, da chi abbia avuto l’ordine di aprire il portone della CGIL.