Nella speranza che giovedì l’Ema possa confermare la validità e la sicurezza del vaccino AstraZeneca, l’Italia e gli altri paesi dell’Unione Europea, dove il siero prodotto dalla casa farmaceutica anglo-svedese è stato fermato per “precauzione” dopo una serie di decessi sospetti, devono fare i conti con una campagna di vaccinazione che potrebbe subire ulteriori ritardi.

La già lenta operazione di vaccinazione nazionale italiana, ad esempio, rischia di venire compromessa: l’Italia ha fatto pesantemente affidamento sul vaccino di Oxford, opzionando ben 40 milioni di dosi. A differenza delle altre case farmaceutiche, tutte le 40 milioni di dosi di AstraZeneca secondo i piani andrebbero consegnate entro settembre, la dead-line fissata dal nuovo commissario all’emergenza Figliuolo per arrivare all’immunità di gregge nel Paese.

Insomma, AstraZeneca è fondamentale per la riuscita del piano di vaccinazione e l’eventualità di un parere negativo dell’Ema sarebbe un disastro. Nel governo in realtà c’è ottimismo sul parere dell’Agenzia europea dei medicinali, ma dall’altra parte sarà difficile fermare la ‘psicosi’ in atto e ristabilire tra i cittadini quel senso di sicurezza nei confronti del vaccino di Oxford, con le disdette già arrivate subito dopo l’emergere dei primi casi sospetti e il blocco precauzionale di un primo lotto nel Paese nei giorni scorsi.

Un problema da tener conto è che, con la scarsità di dosi a disposizione, è impossibile dirottare chi doveva iniettarsi il siero di AstraZeneca verso i vaccini di Pfizer-BioNTech e Moderna: i due vaccini basati sull’mRna restano riservati alle categorie più fragili ed esposte come over 80 con patologie e personale medico non ancora vaccinato. 

Un tentativo a livello europeo sarebbe già stato fatto con gli americani di Johnson & Johnson, i produttori del vaccino Janssen recentemente approvato da Ema e Tifa e che ha il vantaggio di essere l’unico monodose, ovvero che prevede una singola somministrazione per essere immunizzati. Gli americani hanno però ribadito che le 200 milioni di dosi previste nel 2021 per l’UE non arriveranno prima della terza settimana di aprile e una accelerazione in tal senso appare complicata o impossibile.

Arrivati a questo punto potrebbe esserci una ‘spinta’ sul vaccino russo Sputnik, che l’Ema deve ancora approvare. Proprio nella giornata di ieri, segnata dallo stop precauzionale ad AstraZeneca, il Fondo russo per gli investimenti che produce Sputnik ha reso noto di aver raggiunto accordi per avviare la produzione del vaccino in Italia, Germania e Francia. Sul vaccino restano però tante ombre: non sull’efficacia, accertata da più recenti studi, quanto sulle procedure burocratiche ancora ferme. Dalla Russia infatti non è ancora stata depositata all’Aia la richiesta di autorizzazione in emergenza.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia