In Azione si sono moltiplicate le dimissioni soprattutto dopo la rottura clel Terzo Polo
Azione ha perso attrazione. Viaggio nel partito di Carlo Calenda

Azione ha grossi problemi al suo interno, dopo che militanti, esponenti e dirigenti in tutta Italia si sono accorti che non è un partito collegiale. Si sono moltiplicati i malumori e le dimissioni sui territori soprattutto in seguito alla rottura del progetto del Terzo polo.
L’abbandono della parlamentare Naike Gruppioni e della consigliera regionale e segretaria dell’Emilia Romagna Giulia Pigoni, che hanno lasciato Calenda per Italia Viva, sono solo gli ultimi due esempi di una tendenza che sembra non arrestarsi.
A Terni la fuoriuscita dei rappresentanti locali di Azione ha seguito la decisione autonoma di Calenda di allearsi con Walter Verini rompendo con Italia Viva, per sostenere il candidato sindaco del Pd Jose Kenny, che non è arrivato neppure al ballottaggio. È legata alla fine del progetto del partito unico l’uscita del segretario di Azione a Firenze Franco Baccani: “Aderisco a Italia Viva perché è il soggetto che ha dimostrato di voler davvero costruire seriamente quel polo liberaldemocratico che guarda a Renew Europe e che oggi ha un grande spazio politico”.
A Modena 32 membri del direttivo, con i segretari comunale e provinciale, si sono dimessi contro “una distanza politica ormai insanabile rispetto alle scelte adottate dal partito a livello nazionale, giudicate isolazioniste”.
Per la stessa ragione si è dimesso il segretario regionale del Piemonte, Gianluca Susta, insieme al suo vice Matteo Maino che ha aderito a Italia Viva: “continuo a condividere gli ideali pur essendo in dissenso dalla linea politica nazionale che considera chiusa ogni possibilità di tenere unita la famiglia liberaldemocratica”.
L’assemblea degli iscritti di Azione a Bologna ha scritto una lettera contro Calenda: “Non vogliamo tornare a dividere il campo del riformismo liberale ma costruire un partito unico in vista delle elezioni europee del prossimo anno”.
L’avvocato Alessandro Petrillo, tra i primi a Rimini ad aderire al partito di Calenda, candidato alle politiche che ha portato diecimila voti ad Azione, dopo la rottura con Italia Viva ha lasciato il partito: “Auguro a Calenda di recuperare l`identità originaria del partito riformista, progressista e liberaldemocratico che abbiamo sognato ed abbiamo creato. Oggi però il suo partito non è più il mio”.
In Calabria, Calenda ha nominato Marco Lombardo commissario dopo che i consiglieri regionali di centrodestra Giuseppe Graziano e Francesco De Nisi hanno aderito ad Azione.
A Roma, Calenda ha commissariato il partito dopo le dimissioni di massa del direttivo comunale che ha sfiduciato l’ex segretaria capitolina Noemi Scopelliti. L’organo è stato commissariato nove mesi dopo la sua costituzione, ma è ancora impantanato nelle liti tra fazioni che Calenda non riesce a governare, complice il fallimento del suo personale candidato alle regionali capolista Federico Petitti, che nonostante l’appoggio di Calenda ha preso meno voti di candidati autonomi.
A Matera il segretario cittadino Giuseppe Gravela ha dato le dimissioni seguendo i segretari provinciali Silvio Mostacci e Giacomo Reale: “il partito non era nato come mero contenitore alla mercè dei professionisti del trasformismo, come invece è diventato”.
In seguito al risultato delle regionali in Lombardia l’ex segretario regionale Niccolò Carretta ha dato le dimissioni: “Il risultato è fallimentare e dimostra l’incomprensibilità delle nostre scelte che non sono stato in grado di contrastare”.
In Puglia gli uomini di Massimo Cassano, nominati nelle agenzie di Emiliano, dopo aver fatto eleggere solo Mara Carfagna hanno abbandonato in blocco Azione “insieme a centomila voti”.
A quel punto Calenda ha commissariato tutti gli organi territoriali eletti con regolari congressi solo pochi mesi prima, prendendo un consigliere regionale del Pd, Fabiano Amati, e nominandolo commissario seduta stante, mentre con gli altri due consiglieri Mennea e Clemente costituiva il gruppo regionale di Azione restando nella maggioranza di Michele Emiliano con i 5 Stelle. Oggi Clemente e Mennea stanno abbandonando Azione per seguire l’ex dem Beppe Fioroni, e lasciando Amati, nominato da Calenda coordinatore dei consiglieri regionali di Azione, senza gruppo.
Il leader di Azione di soppiatto ha commissariato le federazioni locali di Como, Varese, Mantova, della Sardegna e altre che non sono chiaramente indicate sul sito. In Sicilia ha nominato un suo commissario dopo le dimissioni del segretario regionale Giangiacomo Palazzolo.
Ma Calenda continua a dare la colpa a Renzi, agli elettori, ai giornalisti, a chiunque, senza rendersi ancora conto che non è così che si costruisce un partito e che, forse, a sbagliare è proprio lui.
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