Non possono tornare a casa
Badanti e colf abbandonate, il dramma della fame
“Molte badanti hanno perso il lavoro e non hanno nemmeno i soldi per prendere la metropolitana”, spiega preoccupato Antonio Di Criscio, presidente dell’Associazione “Bado a te” con sede in Via Port’Alba. Il virus ha creato un effetto domino e boomerang allo stesso tempo: ho paura che la mia badante esca e poi venga a casa per assistermi, la mando via, lei resta senza lavoro. Nello stesso tempo, ho bisogno dell’assistenza della badante che, tuttavia, non ha un contratto regolare e non può venire a casa mia. Insomma, nell’ingarbugliata situazione in cui è piombata l’Italia da un giorno all’altro, c’è una parte della società che pare essere invisibile, nonostante sia stata fondamentale fino a poche settimane fa.
“Finora si è tollerata la situazione perché faceva comodo a tutti, chi non ha documentazione regolare, non ce l’aveva neanche prima dell’emergenza Covid – spiega Di Criscio – Adesso la questione è complicata, riceviamo centinaia di richieste al giorno da parte di persone che vorrebbero lavorare”. A questo punto la domanda sorge spontanea: chi prima assisteva un anziano e soggiornava nella stessa abitazione, ora dove vive? “C’è una forte solidarietà tra le varie comunità rumene, bulgare e così via. Si aiutano tra loro, magari in una casa vivono in otto, ma lavorano regolarmente in due – racconta Di Criscio – Il problema è per chi prima lavorava in una casa e poi andava a dormire altrove. Molte badanti pagavano sette euro al giorno per un posto letto, ora non hanno neanche più quei soldi”.
Va da sé che non potranno andare avanti a lungo, anche perché la maggior parte delle lavoratrici inizia ad aver paura dei controlli e questo vale soprattutto per chi prestava assistenza giornaliera e si spostava più volte al giorno. Le misure anti-Covid hanno giustamente imposto controlli serrati per il rispetto delle regole, di qui la scelta di molte lavoratrici di tornare nel Paese d’origine.
“Molte badanti della nostra associazione, si sono rivolte al proprio consolato di pertinenza per ottenere il rimpatrio – dice Di Criscio – Ottenerlo è difficile, ma non impossibile. La Romania, per esempio, sta organizzando il ritorno in patria con aerei speciali che accolgono circa una decina di passeggeri per volta”. Il rischio è che la maggior parte vada via e che, quando tutto sarà finito, ci saranno poche persone ad occuparsi degli anziani. Ora ci sono le famiglie che, obbligate a stare in casa, si prendono cura dei familiari: quando saranno tornate alla normalità, però, avranno ancora voglia e tempo di prendersi cura dei propri cari?
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