Caro Riformista, in una città dolente, plumbea, ancora piegata dagli effetti del Covid, con le nuove generazioni colte spesso da ansia per il futuro e da disincanto verso la vita pubblica, alle quali ciò che residua dei partiti non riesce a dare risposte adeguate in termini di riferimenti ideali e orizzonti strategici, un uomo di 73 anni, coetaneo del premier Mario Draghi e del governatore Vincenzo De Luca e di cinque anni più giovane del presidente americano Joe Biden, un uomo ancora nel pieno della sua energia, animato da un mai sopito amore per la  propria città e dalla legittima volontà  di riproporsi come protagonista  della scena pubblica, si candida a sindaco di Napoli.

Quest’uomo è Antonio Bassolino e assume una decisione che, comunque la si pensi, non si può non apprezzare per il coraggio e la fierezza dimostrati, a maggior ragione dopo la damnatio memoriae alla quale voleva consegnarlo una decennale, insopportabile gogna mediatico-giudiziaria da cui è uscito intonso per ben 19 volte! Il direttore di questo giornale, Piero Sansonetti, ha ricordato come la lunga via crucis processuale di Bassolino ne abbia probabilmente frenato l’ascesa a ruoli di responsabilità di rilievo nazionale. Candidandosi, Bassolino ha dichiarato: «Fare il sindaco di Napoli è stata l’esperienza più esaltante della mia lunga militanza politico-istituzionale». Io, che lo conosco da 30 anni, so che è proprio così.

Nessun altro incarico, nessuna promessa di prebende e investiture nazionali, anche di prestigio, l’avrebbe distolto da ciò che avverte come un imperativo categorico: prendersi cura della città, in uno dei tornanti più drammatici della sua storia. Antonio, in questi dieci anni, nonostante sia stato distante dalle istituzioni, non ha mai smesso di provare a comprendere la città, ad ascoltarla, fondando con Sudd un importante laboratorio di elaborazione politico-culturale dove ci si confronta sui problemi della nostra comunità, ci si sforza di interloquire con le forze sociali e con l’universo vario, multiforme e spesso magmatico dell’associazionismo civico.

Per tali ragioni la sua candidatura ha così profondamente sparigliato le carte, contribuendo a travolgere equilibri e rituali che pretendevano di essere inviolabili. Con la cosiddetta coalizione “progressista” che si dibatte ancora tra l’esigenza di riproporre l’intesa tra i partiti che sostenevano il dissolto governo Conte 2 (il cui superamento ha tramortito il Movimento 5 Stelle, reso ancor più evidente il balbettio del Partito democratico e spaccato in due la già fragile compagine di Liberi e Uguali) o di rilanciare la composita, multiforme coalizione che ha portato alla riconferma del governatore De Luca. Ciò mentre, nell’altra metà del campo, il centrodestra appare stretto dall’investitura del pm Catello Maresca (che gradirebbe un sostegno più trasversale e che promuove eventi e iniziative non avendo ancora dismesso la toga di sostituto procuratore della Corte d’appello di Napoli) e partiti come Fratelli d’Italia che pretendono chiarezza e minacciano candidature alternative!

In tanti si chiedono quanto la ricandidatura di Bassolino alla guida della città non chiami in causa un deficit di affermazione di una classe dirigente in città negli ultimi 15 anni: interrogativo legittimo, ma che sarà materia di studi e riflessioni da parte di sociologi e politologi nei prossimi tempi. Al momento mi pare non si possa negare alla candidatura dell’ex sindaco un appeal e un’attrattività difficilmente eguagliabili per autorevolezza, carisma, nitidezza di contenuti e programmi, come emerge dall’intervista allo stesso Bassolino pubblicata ieri su queste stesse pagine. Non è più tempo di scorciatoie populiste, di approssimazione e dilettantismo. Napoli ha oggi più che mai bisogno di un patto tra generazioni, di politiche inclusive, di capacità di coniugare innovazione, esperienza e competenze e soprattutto di sinergie istituzionali. Le prossime elezioni rappresentano una sfida e, nello stesso tempo, un’opportunità che la nostra città non può permettersi di sprecare.

Avvocato e già assessore al Patrimonio del Comune di Napoli.