Lei, lui e una tesa trattativa dal cui esito dipendono le sorti del ministro della Giustizia e pure del governo. Sullo sfondo la parabola discendente di una pandemia che ha stravolto economia e società. La fase 2 della politica italiana inizia come un thriller e con un doppio paradosso: l’ex dj ora guardasigilli Alfonso Bonafede punto di svolta di una legislatura e pretesto per un probabile patto di legislatura tra Matteo Renzi e il premier Giuseppe Conte. Probabilmente ci avrà sorriso sopra anche Maria Elena Boschi ieri pomeriggio, mentre varcava veloce l’ingresso di Palazzo Chigi, per provare a mettere nero su bianco l’accordo tra Italia Viva e il presidente del Consiglio e rilanciare l’esecutivo. Incontro che a fine serata, la deputata di Italia Viva ha definito in privato incoraggiante e promettente. In premessa c’è la sopraggiunta importanza dei renziani agli occhi di Conte, che sa come senza i voti di Iv oggi il guardasigilli rischia di essere sfiduciato dal Senato. E Bonafede non è un ministro come gli altri.

A rimarcare il concetto ci ha pensato il reggente Vito Crimi: «Chi sfiducia Bonafede sfiducia il governo». Anche il Pd difende il ministro, con il capogruppo alla Camera, ex renziano, Graziano Delrio che annuncia una “crisi dell’esecutivo” in caso di voto contrario di Iv. Inoltre l’attuale ministro della Giustizia è un po’ il Pier della Vigna di Conte, avendogli consegnato le chiavi del cuore del sistema grillino, presentazione a Luigi Di Maio inclusa. Su Bonafede oggi penderanno due mozioni di sfiducia. Una del centrodestra quasi “giustizialista” e ironicamente battezzata “Nino Di Matteo”, un’altra ideata dai liberali-europeisti di +Europa di Emma Bonino, di matrice espressamente “garantista”. In questo fuoco incrociato i renziani stanno ancora alla finestra e non hanno annunciato come voteranno. Da un lato ci sono anni di polemiche contro Bonafede, più volte ritenuto “incompetente” e “giustizialista”, dall’altro c’è l’opportunità di essere finalmente centrali nella vita di questo governo che spesso ha trattato Italia Viva come uno scomodo imbucato. E Matteo Renzi sembra aver colto la palla al balzo: caro Conte, vuoi che salviamo Bonafede? Allora vienici incontro, queste sono le nostre richieste.

Ecco cosa c’era nel menù del rendez-vous tra la Boschi e il premier: le proposte/condizioni di Italia Viva per votare contro la mozione di sfiducia. E rilanciare il governo insieme. La capogruppo alla Camera di Iv ha formulato importanti richieste. Tra queste l’inserimento nel prossimo Cdm del piano Shock Italia così come Renzi l’aveva pensato, 120 miliardi da investire subito nelle opere pubbliche. Alla base dell’istanza c’è il timore dei renziani che la loro idea possa essere presto ripresa, con nome diverso, e fatta propria da M5S e Pd, una specie di furto d’iniziativa politica. La deputata ha chiesto al premier di investire maggiori risorse nel ministero della Famiglia, presieduto dalla renziana Elena Bonetti e desiderosa di concedere alle famiglie italiane “un assegno per ogni figlio”.

Il provvedimento non è stato accolto nel Dl Rilancio, ma i renziani non l’hanno accantonato. Così come non hanno dimenticato la battaglia garantista: se Bonafede vuole essere salvato deve poi mettere in atto una discontinuità sui temi della giustizia, a cominciare dalla prescrizione. I temi sono delicati e investono il senso e le prospettive di tutto l’esecutivo. In pratica la Boschi, da sempre in ottimi rapporti personali con il premier e scelta non a caso per questa difficile missione, ha prospettato a Conte un vero e proprio patto di legislatura con Matteo Renzi. Inimmaginabile fino a poco tempo fa. Ma il riavvicinamento tra il presidente del Consiglio e Italia Viva va avanti da un po’ ed è emblematica la forzatura che ha fatto Conte contro Vito Crimi e un pezzo di M5s per sostenere la regolarizzazione dei migranti voluta dalla ministra Bellanova di Iv.

Adesso l’ex Rottamatore conta di stringere quasi un’alleanza politica e aspetta la risposta del premier, che fonti Iv definiscono «quasi obbligato ad avvicinarsi a noi perché ha perso casa sua, con i grillini che gli fanno la guerra». In caso di “soccorso renziano” a Bonafede, la prossima partita sarà il rimpasto. Non ci risultano nomine a stretto giro, ma un autorevole esponente di Italia Viva ci dice: «È evidente che siamo sottorappresentati nel governo: abbiamo la metà dei senatori del Pd, 17 a 35, ma i dem hanno 8 ministri e noi solo 2, per non parlare dei sottosegretari». La Bonino, che ha preparato la mozione di sfiducia “garantista” a Bonafede per “stanare” Renzi, parla di “giochi di palazzo”. Ma è una voce lontana.