«È un colossale equivoco tra persone in buonafede». Ha scritto proprio così. Chi? Travaglio. Le accuse di Di Matteo a Bonafede, la furia di Bonafede contro Di Matteo, la rottura tra i 5 Stelle e Di Matteo, gli stracci che volano al Csm… tutto questo, semplicemente, un equivoco. Sembra che Bonafede e Di Matteo non si capirono bene sull’ora del loro colloquio e così successe un pasticcio su quella questione del capo del Dap, anche perché nel frattempo i Gom avevano passato delle intercettazioni a Marco Lillo e Di Matteo si era allarmato. Ma insomma niente di grave. Ora magari con una telefonata si sistema tutto.

Non sto mica scherzando. Sto facendo un riassunto dell’editoriale di ieri di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano. Da quando il nostro amico si è impossessato dell’Eni (chi è confidenza con lui, scherzosamente, lo chiama TravagliEni, ma lui si arrabbia) è proprio cambiato da così a così. Una volta sospettava di tutti, immaginava scontri, manovre sotterranee, complotti, segreti, ripicche, i più improbabili misteri nel mondo politico. Oggi tutto gli sembra semplice e placido. E se qualche giornalista (pochi pochi, per la verità) si impiccia e fa notare che si è aperto uno degli scontri istituzionali più clamorosi, almeno dai tempi di Cossiga, tra Csm e governo, e maggioranza, lui va su tutte le furie e immagina complotti massonici. Una volta mi ricordo che Travaglio accusava il Corriere della Sera di “paludismo”. Lo chiamava il “Pompiere della Sera”. Adesso altro che De Bortoli e Fontana: Travaglio più che un pompiere sembra un idrante…

Detto questo, l’affare Di Matteo ormai è esploso ed è molto difficile nasconderlo, anche se gran parte della stampa è disposta a collaborare col Fatto e a mettere la sordina allo scandalo. Il problema è che nessuno sa più dove metterla questa sordina. Perché Di Matteo è un icona dei 5 Stelle e del partito dei Pm (che sostanzialmente sono lo stesso partito) ma ora una parte consistente dell’establishment dei 5 Stelle è furiosa con lui. Travaglio in persona è il capofila della corrente che comprende sia Di Matteo che Bonafede, entrambi considerati suoi colonnelli di prima fila. E capite che non è facile rimettere insieme i cocci. La teoria del nostro TravagliEni, quella del colossale equivoco, non è che sembra particolarmente astuta. La destra ne approfitta – in democrazia funziona così… – e picchia sul ministro. Usando disinvoltamente le accuse di Di Matteo. Al Csm forse non c’è più maggioranza, e magari la sinistra di Area si sta rendendo conto che andare appresso a Di Matteo non è cosa saggia. Difficile impedire che questo casino non abbia una ricaduta sulla politica nazionale. Anche se…Anche se coi 5 Stelle non si sa mai. Rispetto alla vecchia Dc, al Pd e allo stesso Berlusconi, questi sono molto, molto più dorotei…

P.S. 1 Spesso i 5 Stelle dicono che la politica è un po’ uno schifo perché alla fine è solo una questione di poltrone. Ma questo scontro tra Di Matteo e Bonafade ho capito male o ha come posta in gioco la poltrona del Dap?
P.S.2 – Certo, gli stipendi dei deputati sono troppo alti. Forchettoni. Conoscete lo stipendio del capo del Dap?

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.