Ma guarda un po’ se alla fine ti tocca persino difendere Alfonso Bonafede! È che quando prende la parola Nino Di Matteo ti viene da difendere chiunque lui accusi, perché sai di non sbagliarti. Se lui accusa vuol dire che quello è innocente. La biografia di Di Matteo è abbastanza limpida sotto questo punto di vista. Da giovane si fece strada indagando sull’uccisione di Paolo Borsellino. Fece un bel lavoro: insieme ad altri suoi colleghi scovò un pentito formidabile che raccontò loro per filo e per segno come andarono le cose. Si chiamava Scarantino questo pentito. Loro lo ascoltarono bene e poi arrestarono tutti i colpevoli: l’indagine la chiusero lì. Poi si scoprì che Scarantino aveva raccontato solo balle, e loro si erano fatti prendere in giro e non avevano verificato. Scagionati i condannati, ma ormai era troppo tardi per trovare i colpevoli veri e capire cosa era successo. Non lo sapremo mai.

Allora Di Matteo cercò di riscattarsi. E, andando appresso al suo collega Ingroia, mise sul banco degli imputati l’unico personaggio ancora vivente di quelli che la guerra alla mafia l’aveva fatta davvero, incastrando e catturando decine di boss autentici, a partire dal capo dei capi, Totò Riina.  Questo personaggio, che è uno dei giganti della lotta alla mafia, è il generale Mori: oggi è in pensione e deve pensare a difendersi da accuse scombiccherate e già smentite molte volte in altri processi, ma purtroppo la giustizia funziona così: un pugno di Pm si è fissato con la storia della trattativa Stato mafia e non molla. Se ne infischia delle assoluzioni che in altri processi arrivano a pioggia e scagionano tutti. E ti processa allegramente, anche se sa che tu sei quello che ha dato il contributo maggiore a ridurre la mafia nelle condizioni di debolezza nelle quali si trova oggi.

A questo punto Di Matteo si è dato alla politica politica. Cioè la politica fatta in prima persona dal partito dei Pm. Ha trovato un posto alla Procura nazionale antimafia, ma dopo pochi mesi l’hanno buttato fuori perché parlava troppo con giornali e Tv. E allora lui è riuscito a farsi portare da Davigo al Csm. E ogni giorno tuona contro la mafia, dando a tutti del reggicoda dei mafiosi. Persino a questo povero ministro lo ha detto, che sicuramente è il ministro della Giustizia più forcaiolo della storia della Repubblica e che proprio ‘sto fatto di finire sotto il martello di Di Matteo non se l’aspettava.

Come possono succedere queste cose? Succedono quando i partiti liberali si fanno intimidire da quelli delle manette e gli corrono appresso. In questi giorni sta succedendo al Pd e anche a Italia Viva. Chissà se questa nuova esibizione del partito dei Pm, e del suo alfiere più pittoresco, alla fine non li farà ragionare…

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.