Boris Johnson si è intrappolato in una situazione insostenibile e sta cercando il modo per uscirne senza perdere la faccia. È successo quando si è reso conto che cresce, scardinando le previsioni statistiche, il numero dei morti giovani per il Coronavirus e che la dannata Brexit ha tagliato fuori il Regno Unito dall’accesso ai respiratori. Le fabbriche inglesi che li producevano sono state da tempo dismesse ed è difficilissimo rimetterle in linea, mentre l’Europa le produce o le acquista con maggior facilità nelle pieghe del mercato cinese, momentaneamente in sovrapproduzione.

Non sarà facilissimo per Johnson correggere la sua prima dichiarazione shock, ma il suo ministero della Salute ha già confidato alla stampa britannica che “Secondo le informazioni giunte dai leader mondiali nella materia…” le cose non stanno purtroppo, o per fortuna, come il Prime Minister pensava. Quel che è successo in Italia e le contromisure che nel nostro Paese si vanno costruendo in progress (all’inizio farraginose, poi più lineari) sono state determinanti per convincere l’entourage del primo ministro del fatto che la linea va corretta.  Questo è importante, ma a nostro parere non è meno importante il motivo ideale se non ideologico che Johnson ha fin dall’inizio dichiarato e persino esaltato: quello secondo cui non si possono abolire per decreto-legge e da un giorno all’altro tutte le libertà civili, di riunione, di vita sociale e di qualsiasi genere, senza aver prima garantito ai cittadini la difesa estrema e il ripristino di queste libertà e aver condiviso con il popolo il peso delle scelte.

E poi, l’economia: Boris Johnson sta reggendo un Paese che quest’anno deve uscire fuori dalle corde e dai vincoli europei e che ha bisogno di vitalità, libertà e un grano di follia. Intanto, la marcia indietro è già cominciata. Molte zone del Paese hanno preso decisioni autonome di autodifesa “all’italiana” così come molte scuole hanno deciso di chiudere per propria iniziativa. Adesso il problema è politico. Soltanto politico. E al numero 10 di Downing Street si stanno scervellando per farne uscire fuori il Prime minister e il suo governo.

Matt Hancock, ministro della Salute di Boris Johnson, è un tipo da anni Settanta, basetta lunga, cravatta rosa, è molto tentennante davanti ai microfoni della Bbc quando ripete con decrescente convinzione la formula varata una settimana fa dal suo capo e primo ministro: «Gli anziani farebbero bene a starsene a casa per almeno quattro mesi. È l’unica cosa che possa proteggerli, non ce n’è un’altra. Ma proprio perché si tratta di una cosa molto lunga, noi non ce la sentiamo di impartire ordini alla gente per imporre come comportarsi. Gli anziani vanno aiutati e sostenuti nel loro isolamento perché sono loro la quota di popolazione che rischiamo di perdere».

Ma intanto la curva dei casi mortali si impenna falciando persone appena oltre la quarantina dopo un inizio che aveva permesso allo zazzeruto Boris di fare una dichiarazione alla quale i commentatori di tutto il mondo lo avrebbero impiccato: «Abbiamo un vantaggio di tre settimane sull’Italia e dobbiamo usare saggiamente questo periodo di tempo. E non faremo quel che fanno l’Italia e gli altri Paesi europei».

Il primo ministro inglese, come accade a Donald Trump, è detestato dalle sinistre ed è un personaggio spiazzante e politicamente scorrettissimo, cosa che ce lo rende istintivamente simpatico. Ma la simpatia non basta di fronte a una questione di vita o di morte. Ci siamo promessi di spiegare al meglio l’idea del primo ministro Inglese e poi come questa idea sia già in fase di demolizione.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.