Le primarie
Calenda punta su Moratti, il Pd in pressing su Pisapia: l’ex sindaco è la mossa per la Regione Lombardia
“Con Moratti candidata alternativa a Fontana si può mandare a casa la destra”, ha detto il leader di Azione Carlo Calenda. Non sarà facile. Nel Pd milanese c’è chi fa muro, mentre i tessitori lavorano di sponda, con discrezione. “Piuttosto, stralcio la tessera”, la reazione gridata dall’europarlamentare dem Pierfrancesco Majorino. Che ci dice: “Siamo un partito che ha nello statuto le primarie. Dunque, adesso che servono, facciamole”, esorta. Preannunciando, nel caso, di poter anche concorrere. Ieri la diretta interessata con una ampia intervista su Repubblica si è presentata ai Democratici lombardi con un ramoscello d’ulivo in mano. Riunire le alternative alla destra, federare tutte le sensibilità diverse, ripartire dal sociale.
Le idee giuste? Forse, ma l’ulivo non è più quello di una volta. Circola una battuta attribuita a Rosi Bindi: “Non ho la tessera del Pd ma potrei riprenderla adesso, a Milano, solo per stracciarla insieme a tutte le compagne e i compagni se si accreditasse l’ipotesi di candidare Letizia Moratti”. Se la posizione di chiusura della sinistra era prevedibile, e il motore del partito alle latitudini lombarde è nelle mani dei riformisti, a cosa stanno lavorando dietro le quinte? La battaglia interna infuria da una settimana. Il segretario Pd milanese, Vinicio Peluffo, si barcamena tra mille telefonate al giorno. Le primarie sembrano correre sul suo WhatsApp. C’è da scommetterci, mezzo Pd è tentato dall’investitura dell’ex numero due di Fontana, mentre l’altro mezzo minaccia la scissione. Ci sarebbe già un primo sondaggio riservatissimo che attribuirebbe a Moratti buone chance di vittoria. E ad aumentarne le quotazioni, la notizia che Moratti ha scelto come spin doctor il mago delle campagne vincenti Daniel Fishman, stratega di tante scommesse vinte dalla sinistra, come quella di Stefano Bonaccini nell’Emilia Romagna allora insediata da Matteo Salvini. La macchina elettorale si sta già scaldando.
Lo sanno bene Giorgio Gori e Beppe Sala, che tessono le fila del dialogo con il Terzo polo. E lo sanno benissimo i due pontieri per antonomasia, due lombardi che guidano Base Riformista a livello nazionale come Lorenzo Guerini e Alessandro Alfieri. Alfieri ha parlato dal palco della manifestazione milanese di solidarietà all’Ucraina, davanti a Calenda, per dirgli: “Se vogliamo vincere insieme, mettiamoci intorno a un tavolo e individuiamo un candidato unico. Se la vostra partita è quella di far perdere il Pd, è di tutta evidenza che non ci interessa”, ha detto al microfono. Al Riformista precisa meglio: “Dobbiamo valutare insieme una rosa di nomi, si analizzano i pro e i contro delle diverse opzioni. La politica non si fa con i diktat ma con il dialogo, che per me deve essere tra Pd e Terzo Polo, liste civiche, movimenti ambientalisti”. E forse perfino con i 5S? “Nessuna preclusione. Se vogliono contribuire a far vincere il candidato giusto, sono tutti i benvenuti”, ci dice il coordinatore di Base Riformista.
In questa rosa campeggia Letizia Moratti, ma non è da sola. Potrebbero esserci Beppe Sala, peraltro legato a Letizia Moratti da antica amicizia, il bergamasco Giorgio Gori, il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono. E Carlo Cottarelli, gradito a Enrico Letta, che però ha appena perso nella sua Cremona contro la Santanché, non un grande viatico. Se un osservatore attento della politica lombarda come Francesco Piccolo è sicuro che “i dem alla fine non faranno nulla. Perché è più facile perdere comodamente che sporcarsi le mani con un candidato di frontiera”, c’è un nome che tutti hanno in mente e che nessuno ancora osa pronunciare: Giuliano Pisapia. Paolo Mieli lo indica come ultimo grande vincitore della sinistra milanese. Lui è restio. Se in processione tutto il centrosinistra glielo chiedesse, l’ex sindaco di Milano forse potrebbe perfino essere tentato di correre. Proviamo a sentirlo e la situazione si presta a qualche metafora eloquente. “Sono in aeroporto”. Dunque è in pista? “Ma al momento l’aereo è ancora a terra”.
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