“Per le prossime regionali in campo ci sono D’Amato nel Lazio e Moratti-Cottarelli in Lombardia. L’accordo (con il Pd) o si fa sulle due regioni oppure non si fa e ognuno va per conto suo”, ha dichiarato il leader di Azione, Carlo Calenda. In realtà il Pd fa orecchie da mercante, finché può, ma scricchiola, sui due nomi fatti, anche il Terzo polo. In Lombardia, dove si è aperto un clamoroso caso intorno alla candidatura di Letizia Moratti, è Matteo Renzi a premere per investirla senza esitazioni, con i calendiani che frenano.

Anzi, per il momento lo escludono del tutto. Nel Lazio è invece Azione a puntare sulla sciarada: l’assessore dem alla sanità, Alessio D’Amato, potrebbe diventare il candidato del Terzo polo, se il Pd chiedesse ai Cinque Stelle di allearsi sotto l’egida di un candidato contiano. Ma Renzi vuol fargli prima le analisi del sangue: la biografia politica comunista di D’Amato gli pregiudicherebbe i favori renziani. Sulla Moratti, se il leader di Italia Viva fosse ancora del Pd, non avrebbe esitazioni: “Le chiederei di rappresentare il centrosinistra alle elezioni”. Interlocutoria la risposta dell’altro Matteo, quel Richetti che per Azione sovrintende alla macchina delle candidature: “In vista delle elezioni regionali in Lombardia, Letizia Moratti non è la nostra candidata, ha fatto però un gesto. Tutte le volte che si prendono le distanze da un’amministrazione che io considero negativa, lo saluto con favore. Ma non è la nostra candidata, perché lo decideremo insieme come federazione nelle prossime settimane”.

Decideranno come federazione: escluso quindi che Italia Viva e Azione possano giocare su tavoli separati la partita delle regionali. Possono e forse devono invece estendere l’invito al tavolo ad altri soggetti, in primis il Pd. Un invito raccolto e fatto proprio dal sindaco di Milano, Beppe Sala. “Auspichiamo che la compagine elettorale sia simile a quelle che caratterizzano la maggior parte delle nostre giunte e che ci ha fatto vincere. Quindi un allargamento che comprenda Pd, liste civiche, Italia Viva e Azione”, ha detto Sala. Il primo cittadino di Milano sembra il kingmaker del prossimo governatore. Non ha smentito di aver sentito Letizia Moratti. “Che io senta tutti è normale ma fondamentalmente mi sto solo prendendo un ruolo, quello di tenere allineati i sindaci dei capoluoghi di provincia che, come sapete, in Lombardia sono in grandissima parte di centrosinistra”.

E le cose sembrano procedere di gran carriera, se per l’ex sindaco Gabriele Albertini “La lista Moratti è in fase avanzata”. Il Lazio va più a rilento, consumato dai veti incrociati e dai veleni del Pd romano. La discesa in campo con il Terzo polo di D’Amato, viene fatto notare, produrrebbe una corsa fratricida con l’altro esponente della Giunta Zingaretti, il vicepresidente e assessore al Bilancio, Daniele Leodori. I Cinque Stelle sarebbero tentati dal candidare Federico Cafiero De Raho, ma Giuseppe Conte potrebbe sedersi a un tavolo se dal Pd venisse proposto un nome istituzionale. Nel M5s, tuttavia, c’è chi frena su questa ipotesi: è ancora troppo presto, viene spiegato, e De Raho si è da poco insediato alla Camera. Prematuro, dunque, schierarlo per quel ruolo.

“La proposta che presenterà il M5S è centrata su un programma politico radicalmente progressista, volto a trovare soluzioni all’altezza delle sfide”. Nel Partito Democratico, tuttavia, si guarda anche a Enrico Gasbarra come candidato in grado di tenere insieme tutto, M5s compreso. Stando a quanto viene riferito, infatti, Gasbarra avrebbe un buon rapporto con lo stesso Giuseppe Conte: potrebbe essere presente l’11 novembre all’Auditorium dove Goffredo Bettini presenterà il suo libro con il leader del M5S e alcuni colonnelli del Pd, tra cui Andrea Orlando, a sugellare la ritrovata alleanza. Oggi Nicola Zingaretti formalizza le dimissioni, non c’è più tempo per grandi manovre.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.