Tra i banchi dell’opposizione i passaggi-chiave del lungo discorso della neo premier sono stati accolti con apparente freddezza; tra quelli del Terzo polo, commenta un cronista dell’Agi, «un certo tepore c’era, gli applausi erano più calorosi che altrove». Ancor prima delle dichiarazioni in Aula, sono le reazioni dei gruppi parlamentari al discorso di Giorgia Meloni a far capire quali sono i posizionamenti rispetto al governo che si è appena insediato. Il Partito Democratico e il Movimento Cinque Stelle promettono opposizione senza sconti. Azione e Italia Viva parlano di “retorica” senza alcuna proposta concreta, ma non escludono la loro collaborazione qualora ci dovessero essere in futuro proposte condivisibili. E se anche il Pd stigmatizza la genericità delle parole della premier, l’eco del consenso lascia intendere subito al centrosinistra quanto duro e lungo sarà questo inverno per i dem.

Il segretario del Pd, Enrico Letta, ha ascoltato l’intervento della presidente del Consiglio dal suo scranno, in silenzio. E al termine, in silenzio si è alzato e ha raggiunto gli uffici del gruppo dem alla Camera. Una reazione più preoccupata che altro. La traversata del deserto non sarà facile. La dichiarazione ufficiale è affidata alla capogruppo Debora Serracchiani: si è trattato di “un manifesto ideologico”, la loro “opposizione sarà fermissima”. L’ex ministro del Lavoro, Andrea Orlando, si affaccia in Transatlantico e, incalzato dai cronisti, segnala l’assenza nel discorso di Meloni di «ogni riferimento alle politiche per il lavoro, del precariato, dei redditi». A preoccupare, dalle parti del Nazareno, è soprattutto la parte che riguarda il fisco, condito con gli ingredienti indigesti della flat tax – che adesso va chiamata in italiano: tassa piatta – e della pace fiscale. «Giorgia Meloni ha proposto un’Italia più ingiusta: condono ai furbi, occhiolino agli evasori, meno tasse ai ricchi», sottolinea Nicola Zingaretti.

«Strumenti che servono solo a chi ha di più e spingono in fondo alla fila i più esposti, i più fragili», commenta Serracchiani. Interviene sostanzialmente la sola sinistra del Pd. Il discorso porta Matteo Orfini a chiedere un’accelerazione al congresso del Partito Democratico. Giovedì Letta riunirà la segreteria, il giorno dopo sarà la volta della direzione. All’ordine del giorno c’è l’agenda dell’opposizione e il timing del congresso, previsto entro marzo. «Con questo governo non si possono attendere cinque mesi», avverte però Orfini. Il Movimento 5 Stelle risponde ironico a Meloni: «Meno male che erano pronti», scrive sui social network Giuseppe Conte ricordando lo slogan utilizzato da Meloni e dalla sua coalizione in campagna elettorale. «Ha parlato con vuota retorica», insiste. «Il tema è la discontinuità politica da Mario Draghi», dice Riccardo Ricciardi, capogruppo Cinque Stelle : «Io non ho avvertito nessuna differenza dal governo Draghi. Avrebbe dovuto dire una cosa semplice: che si deve fare lo scostamento di bilancio» per «dare un aiuto serio e corposo alle famiglie. Fa specie che non si sia menzionato il governo grazie al quale oggi in Italia ci sono 240 miliardi di Pnrr», conclude Ricciardi. Nel Movimento c’era aria frizzante, ieri: è arrivato a Roma Beppe Grillo. Dopo la prolungata assenza, il fondatore rimette i piedi nella Capitale per andare a cena con Giuseppe Conte e incontrare, oggi, tutti i nuovi eletti pentastellati di Camera e Senato.

E il Terzo polo? Carlo Calenda ha bollato il discorso della presidente del Consiglio come «una infinita lista della spesa condita con quintali di retorica, ma nessuna traccia sul ‘come’ fare le cose. Nessuna scelta o idea di paese. È tutto un ‘ma anche’. Sembrava un intervento di Conte, altro che rivoluzione sovranista. Una noia mortale». Tuttavia, da Azione fanno sapere di aver apprezzato – eccome – l’attacco di Meloni contro il reddito di cittadinanza e il posizionamento internazionale dell’Italia. Più variegato il riscontro di Italia Viva: «Grande soddisfazione per l’intenzione di Fratelli d’Italia di istituire una commissione d’inchiesta che indaghi sulla gestione della pandemia e in particolare modo faccia luce su chi ha eventualmente lucrato sugli acquisiti covid».

Una nota  di Italia Viva sottolinea: «Matteo Renzi è da sempre in prima linea su questo e non farò mancare il suo contributo». Per Raffaella Paita, capogruppo Iv al Senato, la “vaghezza sui temi economici” rappresenta, invece, un’ombra nel discorso di Meloni. Se un segnale si può cogliere nelle aperture di Meloni, è nel tentativo di aprire un canale di comunicazione con i centristi dell’opposizione. Una scelta che, per i dem, spiegherebbe anche quanto accaduto al Senato con l’elezione di Ignazio La Russa, quando la maggioranza si è ritrovata anche con più voti di quelli preventivati. “Meloni distingue tra Terzo polo e il resto dell’opposizione”, ribadisce un dirigente dem che intravede “toni derisori” nei confronti del partito di Largo del Nazareno. Qualcuno, anche fra i dem, azzarda che quello di Meloni potrebbe essere un modo per spaccare le opposizioni: attaccare il M5s sul reddito di cittadinanza per polarizzare l’agenda e favorire lo svuotamento del consenso ai Dem, al bivio tra Cinque Stelle e Terzo polo.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.