Sono tempi molto difficili per i sindacalisti dell’Arma. Rimasti “orfani” del generale Saverio Cotticelli, per anni, prima di essere nominato commissario straordinario della Sanità della Calabria, dominus incontrastato della rappresentanza con le stellette, sulle loro teste si sta abbattendo in queste settimane la scure del comandante generale Giovanni Nistri. L’ultimo caso in ordine di tempo riguarda il luogotenente Antonio Pagano, segretario generale per la Basilicata di una sigla sindacale, denunciato dai suoi superiori alla Procura militare e a quella ordinaria.

Cosa ha fatto Pagano? A differenza di Cotticelli che aveva dichiarato agli inviati della trasmissione Rai Titolo quinto di non sapere che doveva attuare il Piano Covid regionale, né quanti fossero i posti in terapia intensiva disponibili e quale fosse lo stato finanziario della sanità calabrese, il luogotenente Pagano in un’intervista (brevissima) al Tgr si era limitato a evidenziare la mancanza, all’inizio dell’emergenza sanitaria, delle dotazioni di protezione per i carabinieri in servizio in Basilicata. Tutto qui. Per quella intervista, oltre alla denuncia alle varie Procure, la scala gerarchica aveva aperto nei suoi confronti un procedimento disciplinare finalizzato al licenziamento. Pagano, come si legge nell’atto di contestazione disciplinare, «rilasciava interviste non veritiere… circa la mancata fornitura di dispositivi di protezione individuale per il personale dell’Arma impegnato nei servizi per istituzionali». «Tale comportamento – prosegue l’atto di incolpazione – è da ritenersi biasimevole sotto l’aspetto disciplinare in quanto contrario ai principi di rettitudine, ai doveri attinenti al grado e a quelli di correttezza ed esemplarità propri dello status di militare e di un appartenente all’Arma dei carabinieri, con conseguente nocumento al prestigio dell’istituzione». Una stroncatura senza appello.

Finito nel gorgo giudiziario e disciplinare dall’esito imprevedibile, Pagano aveva deciso di lasciare nei giorni scorsi l’incarico di segretario generale per iscriversi al Nsi (Nuovo sindacato carabinieri), il sindacato fondato dal colonnello Sergio De Caprio, alias capitano Ultimo, attuale responsabile dell’ufficio Tutela diritti e legalità. «C’è un diverso destino di due persone che vestono la stessa uniforme», ha sottolineato il luogotenente Massimiliano Zetti, segretario generale del Nis, che sta assistendo ora lo sfortunato collega. «Il comandante generale Nistri – aggiunge – ha ammesso ciò che tutti i carabinieri d’Italia avevano provato sulla loro pelle all’inizio della prima ondata pandemica di marzo. E cioè che mancavano i dispositivi».

A supporto di ciò, Zetti ha prodotto uno stralcio dell’intervista rilasciata da Nistri la scorsa settimana in occasione della presentazione del calendario dell’Arma 2021. Rispondendo ad alcune domande dei giornalisti Nistri, a proposito della pandemia, aveva affermato che «all’inizio mancava tutto. Non avevamo a disposizione i dispositivi di protezione individuale ma i miei uomini non si sono arresi». Il comandante dell’Arma aveva poi ricordato i dodici carabinieri morti a causa del virus e i tanti che erano rimasti contagiati. Zetti ha scritto, allora. al Comando generale affinché interrompa “immediatamente”, anche in autotutela, il procedimento disciplinare a carico di Pagano che “mai avrebbe dovuto essere incominciato”.

Inoltre ha chiesto una verifica ispettiva nei confronti del comandanti diretti di Pagano per verificare se vi sia stato fumus persecutionis o un uso disinvolto dello strumento giudiziario e disciplinare, in chiave antisindacale, nei confronti del carabiniere sindacalista. In attesa, dunque, che Nistri “ritiri” il provvedimento disciplinare che altrimenti dovrebbe aprire anche nei suoi confronti, avendo sostanzialmente detto le stesse cose di Pagano, il luogotenente lucano è atteso questa mattina alla Procura militare di Napoli, competente per i reati commessi dai carabinieri in servizio in Basilicata, per essere interrogato dai pm.