Il generale Saverio Cotticelli, l’ex commissario della Sanità della regione Calabria che dopo le recenti interviste sta indagando sul proprio “stato confusionale”, era destinato a diventare il numero uno della Benemerita. La notizia è stata confermata al Riformista direttamente dai piani alti del Comando generale dell’Arma. Questi i fatti.

Siamo alla fine del 2014 e a viale Romania la poltrona più importante è occupata dal 2009 dal generale Leonardo Gallitelli. L’incarico di Gallitelli doveva terminare ad aprile del 2013 ma il governo Monti, il 27 marzo precedente, nell’ultimo Consiglio dei ministri prima delle sue dimissioni, aveva deciso di prorogarlo fino al 31 dicembre dell’anno successivo. Il motivo? Nel 2014 si sarebbe celebrato il bicentenario di fondazione dell’Arma e la presenza di Gallitelli era indispensabile per sovrintendere in maniera adeguata la macchina organizzativa dei festeggiamenti.

Cotticelli è in quel momento il potentissimo comandante del comando unità mobili e speciali “Palidoro”, il reparto da cui dipendono tutti i reparti speciali dell’Arma, dal Nas, al Noe, al Tpc, al Ros, e, appunto i contingenti destinati a garantire l’ordine pubblico in Italia e nelle missioni all’estero. Ma non solo. Cotticelli è anche il capo del Cocer, prima della sentenza della Consulta che sdoganerà l’associazionismo con le stellette, il sindacato unico dell’Arma. Cotticelli è, infine, in ottimi rapporti con lo stesso Gallitelli. Divenuto a ottobre del 2008 comandante della Legione Lazio, Cotticelli non viene neppure lontanamente sfiorato da quello che accade nelle caserme a poche centinaia di metri dal suo ufficio. Durante il suo periodo di comando si verificano due episodi che segneranno per sempre la storia dell’Arma. La morte di Stefano Cucchi e il porno ricatto al presidente della regione Lazio Piero Marrazzo.

Le vicende, a opera dei suoi dipendenti, non intaccano minimamente l’inarrestabile ascesa del generale la cui carriera prosegue spedita. Cotticelli continua, dunque, ad aggiungere stellette sulle spalline dell’uniforme. Per i recenti fatti di Piacenza, tanto per fare un confronto, il comandante generale Giovanni Nistri rimuoverà l’intera scala gerarchica della città emiliana, stroncando ogni residua aspettativa di progressione in ruolo.  La strada di Cotticelli verso il comando generale sembra essere, allora, tutta in discesa: nessuno dei candidati al posto di Gallitelli ha un curriculum come il suo. I piani del generale vanno in fumo, però, nel Consiglio dei ministri della vigilia di Natale del 2014.

Sotto l’albero Cotticelli trova un’amara sorpresa: l’allora ministra della Difesa e ora presidente della commissione Difesa del Senato, Roberta Pinotti, ha deciso di puntare sul proprio capo di gabinetto, il generale Tullio Del Sette. La decisione della ministra dem ha l’avallo del premier Matteo Renzi che aveva conosciuto Del Sette quando il generale era comandante dei carabinieri della Toscana e lui sindaco di Firenze. La scelta di Del Sette sorprende tutti in quanto era diventato capo di gabinetto del ministro Pinotti solo cinque mesi prima. Oltre a non esserci precedenti, la nomina di Del Sette è vista come un fatto “irrituale”. Era la prima volta che un ufficiale dell’Arma che ricopriva un incarico prettamente politico diventava, senza soluzione di continuità, comandante generale.

Del Sette è ora sotto processo a Roma con l’accusa di rivelazione del segreto e favoreggiamento in uno dei filoni dell’inchiesta Consip. In particolare avrebbe comunicato al presidente di Consip che i carabinieri del Noe per ordine della Procura di Napoli stavano facendo indagini su alcuni appalti assegnati dalla centrale acquisti della Pa. Il “tradimento” da parte dei vertici del Pd è inaspettato per Cotticelli. Il generale era stato fra i più stretti collaboratori della ministra della Salute Livia Turco, dalemiana di stretta osservanza, durante il governo Prodi. La ministra dem aveva anche conferito a Cotticelli la medaglia d’oro per la sanità pubblica. Cotticelli, bocciato la notte di Natale, non si perde d’animo. Arrivato al massimo della carriera, diventerà il presidente di tutti i Cocer: oltre a quello dei carabinieri, anche quelli dell’esercito, della marina, dell’aereonautica e della guardia di finanza.

Qualche mese fa, a giugno, l’ultima soddisfazione. Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini (Pd), su proposta del comandante generale Nistri, lo ha insignito della più alta onorificenza: la croce d’oro al merito dell’Arma dei carabinieri. A dir poco sorprendente la motivazione alla luce delle sue recenti performance televisive: “Ufficiale generale di preclare qualità umane e professionali ha sempre costituito limpido esempio e sprone per il personale dipendente, assicurando costantemente soluzioni organizzative brillanti e di rara efficacia”. E poi: “Con la sua infaticabile e preziosa opera di comando e di pensiero ha contributo al progresso dell’istituzione, esaltandone spiccatamente il lustro e il decoro nell’ambito delle Forze armate e della Nazione”.