Tensione a 5 stelle
Casaleggio e Grillo, aria di divorzio

Il Consiglio dei Ministri è stato indetto, annullato e poi rimesso in agenda tre volte. Alla fine si è tenuto ieri sera ed è stato, al di là dell’annunciata decretazione sull’autonomia siciliana, una verifica di maggioranza tanto importante quanto atipica. Anche perché ha visto l’assenza del capodelegazione del M5S, Luigi Di Maio, impegnato a portare un saluto natalizio ai militari italiani in Libano. Il vertice era nato con incerte premesse ma ha comunque portato alla rapida approvazione del decreto legislativo per il rientro del disavanzo della Regione Sicilia. «Intesa ci può essere se accanto alla loro richiesta dei dieci anni c’è anche un piano serio di riforme strutturali», hanno dichiarato fonti di Italia viva, a proposito del decreto per il risanamento del bilancio della Regione Sicilia.
Le fonti di Iv commentano l’annuncio del sottosegretario M5s Alessio Villarosa secondo il quale è stato trovato un accordo «per ripianare il disavanzo di amministrazione, e le quote di disavanzo non recuperate, in un periodo di 10 anni». Ettore Rosato, presidente di Iv, parla della convergenza sulla necessità di «dare una mano alla Sicilia, chiedendo in cambio una mano nel controllo della spesa pubblica regionale». La giornata era stata nel segno della tensione: la missiva di Aspi al governo non era esattamente una letterina per Babbo Natale.
Come dà conto sul Riformista Davide Faraone, siamo allo scontro totale tra governo e Autostrade (Aspi) sulla revoca della concessione. La società gestita da Atlantia (la famiglia Benetton) va al contrattacco e con una lettera formale spedita a Palazzo Chigi, al ministero dei Trasporti e al ministero dell’Economia dice: allora la risoluzione del contratto la facciamo noi. Con tutte le conseguenze del caso: risarcimento del 100% del valore della concessione (23 miliardi di euro) in ragione dei «molteplici diritti e principi sanciti dalla Costituzione e dal diritto comunitario, incluso il rispetto del principio di affidamento e a tutela del patrimonio della Società e di tutti gli stakeholders», si legge nel testo spedito al governo.
Mentre Di Maio era in Libano a ringraziare i militari italiani impegnati nella missione di pace, i tamburi di guerra riecheggiavano tra Casaleggio e Beppe Grillo. Il Corriere della Sera ieri aveva pubblicato una argomentata ricostruzione sulla tensione tra il figlio del fondatore e il comico genovese. Non è mai stato un idillio, ma negli ultimi mesi la situazione sembra davvero compromessa. Tanto che Casaleggio avrebbe chiuso i rubinetti per le spese legali di Grillo. «Se dovesse continuare a farsi querelare per diffamazione o altro, che paghi di tasca sua. Perché noi non possiamo né vogliamo più continuare a pagare per lui», avrebbe detto Casaleggio. L’Associazione Rousseau si è sempre fatta carico delle spese per gli avvocati del comico genovese. Ma, anche a causa «dei parlamentari che non pagano più la quota mensile a Rousseau», il bilancio dell’associazione non è così roseo.
«Questa storia va avanti ormai da mesi. Sono più i parlamentari che non pagano che quelli che pagano», si è lamentato Casaleggio. Che ieri ha smentito la ricostruzione nove ore dopo l’uscita in edicola, come gesto riparatorio verso Grillo stesso, ancorché tardivo. Tommaso Labate, finito nel tritacarne a Cinque Stelle, riconferma al Riformista parola per parola. «Ho sentito fonti di provatissima fede e certifico quanto ho scritto: Casaleggio taglia a Grillo i fondi per l’assistenza legale». Non sono due soldi. Nel bilancio del 2018 dell’Associazione Rousseau, circa 300mila euro cadono sotto la voce di «spese legali». Il 16,6% delle uscite dell’associazione, spesa seconda soltanto a quella del personale. Per gli avvocati Casaleggio spende il triplo dei soldi rispetto alla voce «struttura tecnologica» o alla «sicurezza» della piattaforma. Non che alla C&A il piatto pianga, intendiamoci. Lo dice chiaramente Michele Anzaldi, deputato di Italia Viva: «Nel 2018, primo anno del Movimento 5 stelle al governo, la Casaleggio Associati ha raddoppiato il fatturato, passato da 1 a 2 milioni di euro, e ha moltiplicato per 9 l’utile, secondo quanto scrive Repubblica. L’ex senatrice M5S Fattori dice a Linkiesta che Pietro Dettori, ex dipendente di Casaleggio e di Rousseau catapultato prima a Palazzo Chigi e ora alla Farnesina, sponsorizzava ai parlamentari M5S, che versano a Casaleggio 300 euro al mese, incontri con aziende clienti della Casaleggio Associati. Il premier Conte e il ministro Di Maio quando daranno spiegazioni su questo?»
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