“L’unico dibattito interno degno di nota riguarda il partito unico, se farlo prima delle Europee che si terranno a maggio 2024, oppure dopo. Per il resto, come la storia del nome di Calenda nel simbolo, siamo nell’ambito delle tipiche azioni di disturbo dell’attuale gerenza piddina. O del Movimento 5 Stelle”. Così parla alle cinque del pomeriggio la fonte senior di Italia Viva cercando di chiudere chiacchiere e polemiche.

Tra le macerie, contenute ma pur sempre macerie, del campo largo del centrosinistra, quello che non si è mai costituito e che sarebbe dovuto andare dal Terzo Polo ai 5 Stelle avendo come perno il Pd, lo sport preferito è sempre lo stesso: scannarsi. Cercare di mettere in difficoltà la “tua” metà campo senza avere ben chiaro l’obiettivo invece di concentrarsi sull’altra metà, quella avversaria. Come se il Pd non avesse i suoi problemi nel rush finale del congresso (volano siluri avvelenati tra Bonaccini e Schlein, tra Orlando e Letta). E i 5 Stelle di Conte non dovessero fare i conti con percentuali che non superano il 5%. Come se, insomma, ciascuno dei protagonisti del campo largo del centrosinistra non avesse questioni interne su cui concentrarsi.

Il Pd sopravvissuto esce da questo voto con una certezza: l’opa di Terzo Polo e 5 Stelle non ha funzionato. E’ un punto chiaro da cui ripartire. Il prossimo step è vedere come si chiude il congresso sapendo che Elly Schlein, e i suoi sponsor cioè la vecchia guardia dei Ds e della Ditta, vedono come inevitabile l’alleanza con i 5 Stelle che potrebbe fare a meno del Terzo Polo mentre Bonaccini vuole un Pd a vocazione maggioritaria non schiacciato su una sinistra identitaria e ideologica. “Noi aspettiamo di vedere cosa succede nel Pd” è il ragionamento dei 5 Stelle. Il Terzo Polo invece prosegue nel suo progetto di costruzione di un soggetto politico di centro, progressista ed europeista. Su questo i due leader, Renzi e Calenda sono perfettamente allineati e dicono di volersi giocare tutto alle prossime Europee. Sarà questo l’appuntamento chiave per capire se il Terzo Polo avrà un futuro o si dissolverà.

In questo spazio c’è tempo e modo per analizzare il voto. Il leader di Azione si aspettava un risultato diverso, soprattutto in Lombardia dove l’assunto era che Moratti riuscisse a strappare voti a destra. Valutazione errata. Con quella scivolata “gli elettori decidono ma non sempre hanno ragione” che è costato all’ex ministro e ora senatore parecchi mugugni interni. E non solo. Calenda è stato più impulsivo nelle reazioni. Renzi, stranamente, più cauto. “Risultato peggiore delle aspettative – ha scritto nella enews l’ex premier – ma è fisiologico per consultazioni come le elezioni regionali. Ora più che mai la nostra destinazione resta una casa comune nel 2024”. Il progetto politico quindi non cambia. Al di là dell’esito del congresso Pd e di come decideranno di muoversi i 5 Stelle, il Terzo Polo continua a volersi muovere da solo.

Tentare di dividerli, scommettendo sulle personalità ingombranti di entrambi, è invece il gioco di Pd e 5 Stelle, dei primi soprattutto. Da qui l’indiscrezione che Renzi non vuole più Calenda nel simbolo”. Veleno allo stato puro e senza fondamento. “E’ stato lo stesso Calenda a proporre di togliere il suo nome, eravamo tutti d’accordo – spiegava ieri alla Camera un deputato senior di Azione – ma abbiamo verificato che non potevamo farlo perché il simbolo depositato è quello e per cambiarlo avremmo dovuto raccogliere nuovamente le firme”.

Un’altra azione di disturbo è arrivata ieri dal professor Salvatore Vassallo, professore di Scienza Politica all’università di Bologna e direttore dell’Istituto Cattaneo e politologo certamente di area Pd. “Se per Terzo Polo si intende una forza politica che può ambire a partecipare e vincere in una competizione di impianto maggioritario in alternativa agli altri due poli, l’ambizione è evidentemente eccessiva, direi velleitaria”. Anche il ruolo di ago della bilancia sembra essere velleitario. “Avrebbe potuto esserlo in assenza di un risultato elettorale chiaro. Ma la dinamica maggioritaria nel 2022 si è riattivata. Uno dei competitori (il centrodestra) ha vinto ed è autosufficiente”. In sostanza, se non viene cambiata la legge elettorale il Terzo Polo non avrebbe, secondo Vassallo, né spazio né margini di azione. Scenario che ieri ha fatto andare in bestia Calenda. “Sento le stesse cazzate da tre anni. E nel frattempo sono passato dallo zero all’8 per cento”.

E’ un retropensiero fastidioso, specie se instillato da uno studioso come Vassallo, quello dell’inutilità politica del Terzo Polo. Che chiaramente il Pd coltiva, semina e annaffia perché il progetto, soprattutto se Stefano Bonaccini dovesse diventare segretario, è rimettere insieme l’area maggioritaria del centrosinistra. Scenario a cui i terzopolisti smentiscono seccamente di voler pensare. “Noi sappiamo oggi, e lo abbiamo sempre saputo- spiega una fonte di Italia viva molto vicina a Renzi che ci serve tempo per costruire una nuova alternativa. Il risultato di queste regionali non cambia nulla. Il nostro traguardo è tra uno-due anni. Serve pazienza e sangue freddo”. Tanto il paese ha un governo e una maggioranza solida. Meloni ha il vento in poppa e anche per lei, come altri leader che l’hanno preceduta, servirà tempo per verificare tenuta e sostanza dell’azione di governo.

Non c’è dubbio che Renzi sappia mostrare in questa fase più sangue freddo rispetto al socio Calenda. Il primo lascia cadere e tiene a bada le preoccupazioni, anche quella di un’amica come Teresa Bellanova che ha chiesto “un’attenta riflessione sul programma e sul tema delle alleanze”. Calenda è più reattivo. Anche alle provocazioni, ad esempio quella di Bersani che antepone “l’unità contro il nemico, la destra” al programma. Cioè l’ammucchiata e poi si vedrà. Il Terzo Polo tiene e respinge le opa su di loro. Anzi, rilancia. Tanto che non è escluso un riavvicinamento di +Europa. A breve ci sarà il congresso. L’opzione è sul tavolo.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.