La polemica pretestuosa e mistificatoria sulla scarcerazione per gravissime e conclamate ragioni di salute, di un detenuto per fatti di mafia, peraltro anticipatoria solo di pochi mesi della totale espiazione di una pesante pena detentiva, ha di gran lunga superato i limiti della decenza. L’Unione delle Camere penali ha già espresso solidarietà e vicinanza ai giudici di Sorveglianza di Milano, fatti oggetto di questa indegna gazzarra.

Ma il vero scandalo è il silenzio calato sulle parole del dott. Di Matteo, membro del Csm, che liquida lo scrupoloso lavoro dei suoi colleghi milanesi come cedimento dello Stato al ricatto mafioso delle rivolte carcerarie, senza che nessuno abbia nulla da dire. Un silenzio tanto più scandaloso nel giorno in cui dallo stesso Csm provengono censure sulle valutazioni espresse, in modo certamente meno scomposto, da un membro laico dello stesso organismo, su altri magistrati milanesi, ma questa volta appartenenti all’Ufficio di Procura. Il nostro è proprio il paese dei due pesi e delle due misure, purtroppo.

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