Per quanto abbia dato un importante impulso alla campagna vaccinale a livello globale, il vaccino AstraZeneca continua a d essere al centro della bufera. Dopo la morte della 18enne ligure, Camilla Canepa, dopo aver ricevuto la prima dose di AstraZeneca l’allarme torna. E anche i dubbi e le perplessità dei cittadini.

Chi è più a rischio di sviluppare trombosi dopo il vaccino?

Ad aprile l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha emanato una raccomandazione, non un obbligo stringente, di utilizzo dei vaccini a vettore virale in persone sopra i 60 anni. Inizialmente Vaxzevria era stato consigliato solo per gli under 55. “L’autoimmunità è più frequente nelle giovani donne e l’incidenza della Vitt (vaccine-induced immune thrombotic thrombocytopenia) conferma questa caratteristica — afferma Pier Mannuccio Mannucci, ematologo e membro della commissione Aifa per la valutazione del rischio trombosi associato ai vaccini anti Covid intervistato dal Corriere della Sera —. Generalmente le malattie autoimmuni hanno due picchi, nell’età giovanile e in quella senile. In questo caso invece, tranne rari casi, le trombosi rare non colpiscono gli anziani”.

Il motivo per cui c’è molta confusione su questo tema è probabilmente riconducibile al fatto che fino ad ora la letteratura scientifica può avvalersi di pochi dati. La pandemia ci ha abituati a capire le cose volta per volta e lo stesso vale anche per gli scienziati. Le certezze fin ora sono poche ma salde. Gli esperti sottolineano che il rischio di sviluppare trombosi è 1 a 100mila quindi non un rischio comune. Attualmente la letteratura scientifica ha dimostrato che chi ha ricevuto la prima dose e non ha avuto reazioni può fare la seconda dose senza problemi. E questo è scritto anche nelle linee guida dell’Aifa.

Prudenza potrebbe essere richiesta per chi ha piastrine basse ma, salvo che non sia già stata accertata una trombofilia, è difficile essere certi che il vaccino non possa innescare una trombosi e non ci sono attualmente analisi consigliate prima di fare il vaccino.

A quali sintomi fare attenzione dopo il vaccino?

Annalisa Capuano, Farmacologo clinico presso AOU “Luigi Vanvitelli” di Napoli, Professore Ordinario (Università degli studi della Campania “L. Vanvitelli”) e responsabile centro farmacovigilanza della Regione Campania ha spiegato al Riformista i sintomi della trombosi. “Secondo quanto riportato dall’Agenzia Italiana del Farmaco, è necessario consultare immediatamente il medico se si manifesta uno dei seguenti sintomi entro 3 settimane dall’iniezione: mancanza di respiro, dolore al petto, gonfiore alle gambe, dolore alle gambe, dolore addominale (mal di pancia) persistente e sintomi neurologici, come mal di testa grave e persistente, visione offuscata, confusione o convulsioni, lividi cutanei insoliti o petecchie individuate al di fuori del sito di iniezione”.

Quando possono manifestarsi i sintomi di trombosi dopo il vaccino?

Il ministero della Salute in una nota informativa ha spiegato la correlazione tra il vaccino AstraZeneca e la possibilità che questi possano provocare trombosi. “In seguito alla somministrazione di Vaxzevria sono stati osservati molto raramente coaguli di sangue – si legge nella nota – spesso in siti insoliti (ad es. cervello, intestino, fegato, milza), in associazione a bassi livelli di piastrine, in alcuni casi con la presenza di sanguinamento. Questa condizione includeva casi gravi con coaguli di sangue in siti diversi o insoliti come pure coagulazione o sanguinamento eccessivi in tutto il corpo”. La maggior parte di questi casi si è verificata nei primi quattordici giorni successivi alla vaccinazione e si è verificata principalmente in donne sotto i 60 anni di età. In alcuni casi questa condizione ha provocato morte.

Esistono terapie efficaci contro le trombosi dopo il vaccino?

È importante che il disturbo sia trattato rapidamente: il protocollo prevede la somministrazione di immunoglobuline e anticoagulanti. La Vitt è molto simile clinicamente alla “trombocitopenia autoimmune indotta da eparina”: ecco perché questo farmaco non può essere utilizzato nelle trombosi post-vaccino.

Dopo la prima dose di AstraZeneca si può cambiare vaccino?

Gli under 60 che hanno ricevuto la prima dose del vaccino AstraZenca possono fare anche il richiamo, sempre con il siero dell’azienda anglo-svedese. A rassicurare gli italiani è stato il ministro della Salute Roberto Speranza durante il Question time al Senato rispondendo all’interrogazione sulla realizzazione dei recenti Open-day che hanno riservato il vaccino AstraZeneca a soggetti giovani.

“L’Ema ha raccomandato che l’uso di AstraZeneca durante le campagna di vaccinazione a livello nazionale tenesse conto della situazione pandemica e della disponibilità dei vaccini nelle singole nazioni. Il 7 aprile 2021 il ministero della Salute, mediante una circolare oggi vigente, ha raccomandato un uso preferenziale di questo vaccino nelle persone di età superiore a 60 anni sulla base delle attuali evidenze e tenuto conto del basso rischio di reazioni avverse di tipo tromboembolico a fronte dell’elevata mortalità di Covid-19 nelle fasce di età più avanzate. A fine aprile – ricorda – l’Ema ha concluso una ulteriore valutazione analizzando i benefici e rischi del vaccino nelle diverse fasce di età e in diversi scenari epidemiologici. L’esito ha dimostrato che i benefici della vaccinazione aumentano con l’aumento dell’età e del livello di circolazione del virus. Tali dati sono stati valutati dall’Aifa ed è stato ribadito che il profilo beneficio-rischio risulta progressivamente più favorevole all’aumentare dell’età. L’effetto è tanto più marcato in una condizione di diminuita incidenza dell’infezione. L’Italia nelle ultime settimane è passata ora a un livello di circolazione basso. Queste valutazioni saranno sicuramente considerate nel prossimo parere del Cts”.

Poi l’11 giugno 2021 il Ministero della salute e il Cts si sono nuovamente espressi dopo la morte di Camilla, la 18enne ligure colpita da trombosi dopo il vaccino. Il Comitato tecnico scientifico raccomanda per le prime dosi di vaccinazioni di riservare AstraZeneca per coloro che abbiano età uguale o superiore a 60 anni, mentre per chi è sotto questa fascia di età è raccomandato l’uso di vaccini a mRna, ovvero Pfizer e Moderna. A spiegarlo è stato in conferenza stampa il coordinatore del Cts, il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli.

Raccomandazioni che, ha aggiunto il ministro della Salute Roberto Speranza, saranno “tradotte in maniera stringente”. “In questa fase noi continueremo ad utilizzare il vaccino AstraZeneca secondo le indicazioni e raccomandazioni del CTS che tradurremo in maniera perentoria per l’utilizzo sui territori”, ha spiegato il ministro.

Quanto all’utilizzo del vaccino monodose Johnson & Johnson, che si basa come AstraZeneca su un ‘sistema’ adenovirale, il coordinatore del Cts Locatelli ha spiegato che “c’è qualche segnalazione di fenomeni trombotici in sede inusuale, tuttavia c’è una frequenza minore e abbiamo un numero di soggetti che hanno ricevuto questo vaccino significativamente minore, attorno a un milione e 100 mila dosi. Fornire questi elementi alla politica sottolineando informazioni note e aree di incertezza, con l’accumularsi di evidenze potrà aiutare nelle scelte”.

Quante reazioni avverse dopo il vaccino sono state segnalate in Italia?

La Farmacovigilanza ha ricevuto segnalazioni di 45 casi di trombosi rare su quasi nove milioni di dosi di Vaxzevria. Secondo il quinto Rapporto sulla sorveglianza dei vaccini Covid, dell’Agenzia del farmaco, nel nostro Paese ci sono stati 328 decessi (dati 26 maggio), di cui 53 dopo Vaxzevria, 4 dopo Janssen (Johnson & Johnson) e 58 dopo Moderna. La maggior parte (213) è stata segnalata con Comirnaty (BioNTech/Pfizer), primo vaccino autorizzato e usato in quantità maggiori rispetto agli altri. Ma non sono stati osservati eventi trombotici con i vaccini a mRna. In Italia, in totale, sono state somministrate oltre 40 milioni di dosi.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.