Da quando è iniziata l’invasione dell’Ucraina, il presidente ucraino Zelensky ha subito lanciato la chiamata alle armi anche ai privati cittadini o soldati di altre nazioni per aderire alla Legione straniera. Così da quel momento in tanti da ogni parte del mondo hanno deciso di raggiungere il confine per andare a combattere. Nei giorni scorsi si è parlato anche di 70 samurai in partenza dal Giappone. Il governo ucraino nei giorni scorsi ha parlato di oltre 20mila soldati che si sono già uniti alla Legione Straniera. Sessantuno governi hanno aperto ai propri cittadini questa possibilità ma per gli italiani non è possibile.

Una recente nota della Farnesina recita: la “partecipazione di cittadini italiani al conflitto in Ucraina, la Farnesina ricorda che tali condotte possono essere considerate penalmente rilevanti ai sensi della normativa vigente (artt. 244 e 288 del codice penale). La Farnesina ribadisce, a tutela della sicurezza dei cittadini italiani, l’assoluto sconsiglio a recarsi nel Paese”. Dunque sebbene ci siano state già numerose dichiarazioni di intenti da parte dei cittadini italiani, se dovessero partire, a ritorno si ritroverebbero probabilmente un tribunale ad aspettarli.

Il codice penale vieta articoli 244 e 288: “Atti ostili verso uno Stato estero che espongono lo Stato italiano al pericolo di guerra”, pena addirittura l’ergastolo “se la guerra avviene”, e “Arruolamenti o armamenti non autorizzati a servizio di uno Stato estero”, da 4 a 15 anni di reclusione. In virtù di queste norme la Farnesina ha ribadito ieri “l’assoluto sconsiglio a recarsi nel Paese”. Fatta questa premessa in Ucraina ci sono già degli italiani partiti volontari.

Sul sito Internet Fight for Ucraina per la raccolta degli aspiranti combattenti ci sono tutte le informazioni per poter aderire in 7 step e i numeri di telefono da contattare paese per paese. “ Se vuoi partecipare attivamente alla lotta per la libertà e la democrazia europea, se hai esperienza di combattimento o vuoi guadagnarla al fianco di coraggiosi ucraini, ora è il momento di agire!”, si legge sul sito.

Le aspiranti reclute siano invitate a contattare il suo ufficio e presentarsi con un passaporto valido, “documenti che confermino esperienza di servizio militare, nelle forze dell’ordine o la partecipazione a combattimenti”, e meglio se si è dotati di un proprio kit bellico: “Abbigliamento, attrezzatura, casco, giubbotti antiproiettile, eccetera”. Il Riformista ha intercettato sul treno un soldato marine inglese che da Londra si dirigeva al fronte Ucraino che ha trovato tutti i contatti proprio sul sito.

Il Caso di Giulia Shiff, la pilota espulsa dall’Aeronautica che combatte in Ucraina

“Bisogna soccorrere un Paese che non si può difendere da solo, ma quali sanzioni?“. Così è partita in segreto per l’Ucraina per combattere come volontaria e adesso fa parte delle Forze Speciali della Legione Internazionale, creata dal presidente Volodymyr Zelensky per supportare l’esercito ucraino contro l’invasione russa avvenuto lo scorso 24 febbraio. Giulia Schiff, 23 anni lo scorso 2 gennaio, è un’ex pilota dell’areonautica militare, dalla quale è stata espulsa dopo una vicenda giudiziaria partita da una sua denuncia per mobbing e violenze, che avrebbe subito durante il suo ‘battesimo del volo‘ dopo il percorso di formazione all’Accademia aeronautica di Pozzuoli (Napoli).

Considerata la nota della Farnesina, poteva dunque farlo? Dai suoi social lei ha definito la notizia una fake news, sottolineando di non essere una mercenaria. Alle accuse ha risposto direttamente il suo avvocato come riportato dall’Ansa: “La nota della Farnesina non riguarda la mia assistita Giulia Schiff. Infatti per la legge italiana sono punibili unicamente le condotte di mercenariato (art. 3 l.210/95 ) o quelle di reclutamento non autorizzato nello Stato Italiano. In questo caso solo gli organizzatori infatti sono punibili (a norma degli articoli 244 e 288 c.p.) e non chi si arruola unicamente per difendere uno Stato estero”.

L’infermiere partito per aiutare che ora combatte

Ha 20 anni e fa l’infermiere. Marco (nome di fantasia, ndr) è partito per aiutare la popolazione ucraina come sanitario, poi si è ritrovato con un fucile in mano a combattere. E adesso aiuta curando e combattendo. “Finché non conoscono il mio nome e il mio cognome sono al sicuro e preferisco veder sorridere un bambino e sua madre piuttosto che tornare in Italia, mi prendo i rischi penali”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.