Quattro le agenzie funebri finite nei guai
Cimitero Flaminio, la truffa delle finte cremazioni: nell’urna terra al posto delle ceneri

Credevano che le ceneri del loro caro defunto fossero nell’urna cineraria ricevuta dopo averne richiesto la cremazione. Non sapevano che invece, al suo interno, c’era solo della terra, mentre il corpo del parente era stato sepolto nell’area comune del cimitero. Dolore su dolore. È successo al cimitero Flaminio nei primi sei mesi del 2020: nell’orribile truffa sono coinvolte almeno 4 agenzie funebri.
L’inchiesta sulle finte cremazioni
La Procura di Roma aveva scoperto il primo caso nel gennaio 2020: da allora i carabinieri del nucleo radiomobile hanno individuato altri casi simili. Undici le bare individuate nell’area comune del camposanto, ossia dove finiscono quelle prive di una tomba, nonostante i familiari avessero pagato la cremazione per i propri cari.
Il sostituto procuratore Silvia Sereni indaga per truffa e ha chiesto il rinvio a giudizio per quattro titolari di altrettante agenzie di pompe funebri.
Approfittando della vulnerabilità di chi aveva appena perso una persona amata, gli indagati riuscivano a falsificare i documenti e a dare delle spiegazioni di comodo agli ignari parenti. Proponevano inoltre prezzi vantaggiosi e tempi ridotti, per un’operazione che solitamente prevede costi più elevati. Gli investigatori ipotizzano che potessero contare sull’aiuto di chi lavora all’interno del cimitero.
Sedici indagati per vilipendio di cadavere
La truffa sulle finte cremazioni è l’ennesimo scandalo che riguarda il cimitero Flaminio. In un’inchiesta parallela sono finite ben sedici persone a processo con accuse che vanno dalla truffa al vilipendio di cadavere. I fatti si sono verificati tra gennaio e febbraio 2020.
Secondo la legge, trascorsi 30 anni dalla sepoltura deve avvenire l’estumulazione della bara. Di solito i cadaveri sono mineralizzati, quindi si procede alla raccolta delle ossa, che vengono spostate nell’ossario comune in modo che il loculo venga liberato. Capita però che i corpi siano ancora in buono stato: i parenti così devono pagare per la cremazione. Ed è in questo ultimo caso che i truffatori hanno pensato di agire, proponendo ai parenti delle soluzioni più economiche (e ovviamente in nero). Un modo per arrotondare che però comprendeva una macabra procedura: i corpi non venivano cremati, bensì dissezionati e fatti a pezzi.
Sarebbero tre i casi finora accertati, che avrebbero coinvolto tre imprese funebri e alcuni dipendenti infedeli dell’Ama.
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