Casaleggio Associati, la Srl milanese che proprio in questi giorni sancisce il suo divorzio dal Movimento Cinque Stelle – con ciò assumendo di averne fino a oggi integrato l’organizzazione – risponde alle rivelazioni del Riformista per bocca del suo titolare, Davide Casaleggio. «Leggo un ennesimo attacco a Casaleggio Associati con teorie fantasiose e procederò come di consueto a querelare chi diffama», ammonisce il figlio del fondatore. Che poi argomenta: «Il tema dei conflitti di interesse affrontiamolo pure, a partire dai 120 parlamentari che possiedono un’azienda e firmano leggi. Io non firmo decreti, né voto leggi, e non ho mai fatto ingerenze per tornaconti personali o aziendali. Questi sono i fatti».

«Casaleggio conferma di avere preso i soldi» e «non poteva fare altro» e «io confermo che i 5 stelle hanno abbassato le tasse» a una multinazionale del tabacco, che «ci ha guadagnato centinaia di milioni», mentre «lo Stato ci ha rimesso centinaia di milioni. Centinaia. È il più clamoroso scandalo politico dal 1992», replica Piero Sansonetti. Il Professor Astolfo Di Amato, titolare del noto studio di diritto penale, dà il suo parere giuridico: «Per me è un caso di corruzione». E cita una sentenza. «Di casi analoghi si è occupata da ultimo la Corte di Cassazione con il tema della compravendita dei Senatori, quando il senatore De Gregorio votò la sfiducia al governo Prodi». Cosa disse la Suprema Corte? «La negoziazione mercantile della funzione parlamentare e l’accettazione di una indebita remunerazione si pongono nettamente al di fuori della protezione data dall’art.68 della Costituzione, ed è quindi ravvisabile il reato di corruzione».

Chiediamo gli atti a supporto. «Questa affermazione è contenuta nella sentenza n.40347 del 2018, Sentenza sulla compravendita». E non è tutto. «C’è anche la sentenza n.36769 del 2017 e una decisione della Corte Costituzionale, n.379 del 1996 la quale espressamente esclude dalla protezione dell’art.68 il reato di corruzione». Perché fare riferimento all’articolo 68 della carta costituzionale? «Perché l’art.68 dice che ‘i parlamentari non sono perseguibili per l’esercizio delle funzioni’, però dice questa giurisprudenza che a prescindere da come tu abbia esercitato il mandato, se bene o male, se ne fai mercato è reato di corruzione». La fattispecie sarebbe integrata, beninteso, a una condizione: che la dazione di denaro fosse nota ai parlamentari, che avrebbero agito in conseguenza a un accordo economico di natura illecita, corruttiva. Chiedo al giurista cosa cambi se il denaro viene versato ad una srl esterna, avente ad oggetto attività di comunicazione, e non direttamente al gruppo parlamentare.

«Il problema si pone se c’è un accordo complessivo oppure no. La corruzione sarà ravvisabile se sarà possibile ricostruire un accordo complessivo per il quale i parlamentari erano al corrente del fatto che Casaleggio Associati riceveva del denaro dalla stessa fonte per la quale poi si attivavano con gli emendamenti in commissione». Ma Casaleggio Associati non è il partito dei Cinque Stelle, è una agenzia privata. Il professore non fa una piega: «È necessario provare che i parlamentari fossero a conoscenza del fatto che Casaleggio Associati si occupava di una parte della struttura del Movimento». Se così fosse, si tratterebbe di corruzione vera e propria.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.