Ciò che vale per Eleonora Evi, deputata di Alleanza Verdi Sinistra e co-portavoce nazionale di Europa Verde, da qualche giorno vale anche per Giorgia Meloni e viceversa. Così come a questo punto, ogni mamma può serenamente pubblicare un selfie con la propria figlia o figlio, a prescindere dalla professione di ciascuna, senza preoccuparsi di suscitare polemiche o qualche shit storm a mezzo social.
L’ha fatto l’altra mattina, e per la verità ha fatto bene, mamma Eleonora che ha portato con sé nell’aula di Montecitorio la piccola Erica per poi postare la foto di loro due sui tre account social, Facebook, Instagram e X.
Il tutto, sia chiaro, senza che nessuno si lamentasse o protestasse, commentando sotto al post, per il tempo, fosse anche un solo minuto, che l’onorevole ha sottratto alla sua giornata lavorativa, pagata dai contribuenti italiani, per dar attenzione alla sua bambina.
Bene, questa volta i follower hanno dimostrato di avere una dose opportuna di buonsenso, perché a prescindere da chi paga lo stipendio all’onorevole Evi, è quantomeno bizzarra l’equazione che il valore sociale e i tempi dell’educazione e formazione dei propri figli debbano essere condizionati dal tipo di lavoro o dal ruolo che una persona svolge.

 

Ma, come detto in premessa, se questo assunto vale sempre allora perché in talune circostanze o per talune persone perde parte o totalmente della sua legittimazione?
A Giorgia Meloni, ad esempio, da Presidente del Consiglio è stato rimproverato in diverse occasioni di essersi portata “al lavoro” la figlia Ginevra. È successo, a novembre scorso, quando la premier è voltata alla riunione del G20 a Bali in Indonesia e, di recente, è capitato ancora in occasione della missione americana per partecipare la sessantottesima assemblea generale dell’ONU.
In entrambe le circostanze, sui social ufficiali del capo del governo è stata pubblicata una foto di mamma Giorgia con Ginevra, sempre e comunque ripresa di spalle o con un taglio esasperato in cui l’attenzione alla privacy della minorenne era evidentemente prioritaria, solo che a differenza di quanto è successo con Eleonora Evi non sono mancate le critiche online di chi nel ritenere inopportuna quella presenza, a prescindere dalle motivazioni, di fatto lasciava passare l’idea che quando si ricoprono determinati ruoli pubblici non si può essere anche pienamente genitore. Ovvero, per svolgere appieno un ruolo istituzionale, soprattutto se espressione di un’area politica piuttosto che di un’altra, è necessario sacrificare maggiormente il rapporto genitoriale.

Ecco perché i post di Evi con Erica e quelli di Meloni con Ginevra sono utili, opportuni, anzi, sono contenuti necessari. Infatti, in sé contengono un meta messaggio rivoluzionario che ha la capacità di scardinare questa idea retrograda e medioevale. Ma, per ampliare il campo della riflessione, c’è da dire che in quelle foto c’è anche la plastica misura del livello di disintermediazione quotidiana della nostra società, dell’inarrestabile processo di orizzontalizzazione delle relazioni sociali che ha travolto tutto e tutti. Sempre chè, ovviamente, ciò che vale per Evi debba valere per tutte le altre mamme

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Domenico Giordano è spin doctor per Arcadia, agenzia di comunicazione di cui è anche amministratore. Collabora con diverse testate giornalistiche sempre sui temi della comunicazione politica e delle analisi degli insight dei social e della rete. È socio dell’Associazione Italiana di Comunicazione Politica. Quest'anno ha pubblicato "La Regina della Rete, le origini del successo digitale di Giorgia Meloni (Graus Edizioni 2023).