C’è la versione di Giorgia infarcita di superlativi, ottimismo, grande sicurezza e orgoglio: questo G20 è andato “benissimo” ; l’Italia è stata “centrale tanto che non posso dirvi le richieste di bilaterali a cui ho dovuto rinunciare”; di più, l’Italia avrà un ruolo “da mediatore tra est e ovest del mondo e su questo obiettivo abbiamo deciso i bilaterali”. L’orgoglio viene fuori, tra le altre cose, soprattutto perché “l’Italia da sempre è fanalino di coda per la questione di genere, è invece l’unico paese al tavolo del G20 in grado di esprimere una leader donna. E questo ha destato molta curiosità”. Insomma, una statista e una graziosa presenza.

Poi c’è la versione dei fatti: incontri importanti, senza dubbio, ma tutti assolutamente interlocutori; nessuna vera decisione presa e comunque non comunicata (solo una conferenza stampa di appena 31 minuti) ai giornalisti invitati a Bali, dal rinnovo o meno della Via della Seta (l’accordo commerciale con la Cina scade l’anno prossimo e che gli Usa vedono come il fumo negli occhi) alle modalità di gestione del percorso di pace in Ucraina “su cui c’è stata massima condivisione con tutti”; nessun incontro con Emmanuel Macron, il presidente francese al centro delle tensioni sui migranti che pare non avere alcuna voglia di riparlare con la premier italiana sospettandola come minimo di superficialità e leggerezza. C’è una foto scattata nella prima mattina di Bali, la notte italiana: mentre il mondo è col fiato sospeso per i due morti in Polonia causa esplosione di un razzo che lì per lì sembrava russo ma invece era ucraino, i big della Nato si riuniscono per decidere il dà farsi. In quella foto si riconoscono molto pensierosi e testa bassa Macron, Scholtz, Michel, Trudeau e Joe Biden. Non c’è Giorgia Meloni che invece compare nella foto ufficiale del vertice straordinario Nato che si è tenuto poco più tardi.

I quasi cento missili che Putin ha deciso di scaricare su Kiev e Leopoli mentre era in corso la prima giornata del vertice fino alla notizia dei due morti in territorio polacco, hanno stravolto l’agenda ma non hanno compromesso l’esito del vertice. Che si misura, in genere, dalle parole del comunicato finale. “La maggior parte” dei Paesi membri del G20 “ha condannato con forza la guerra in Ucraina” e tutti hanno convenuto che il conflitto “mina l’economia globale”. Può sembrare banale ma non lo è affatto visto che tra i Venti ci sono Cina, India, Arabia Saudita che non si sono mai schierati in questi nove mesi. Le venti principali economie mondiali sottolineano anche che “l’uso o la minaccia di usare armi nucleari è inammissibile”. Per gli analisti è la vittoria degli Stati Uniti di Joe Biden. Anche solo la presenza della parola “guerra” segna la differenza. Non si sa chi esattamente chi abbia firmato il documento finale. La “grande maggioranza” è comunque sufficiente per trasformare un vertice che aveva tutte le premesse per essere un fallimento in un successo. Nel documento c’è anche l’impegno che le banche centrali dei Paesi del G20 continueranno a coordinare gli interventi volti a inasprire le loro politiche monetarie per limitare l’elevato livello d’inflazione. La guerra sta danneggiando tutte le economie. E questo alla fine è il presupposto migliore per pensare che da questo G20 inizi un percorso condiviso per arrivare ad una trattativa di pace.

Sul “successo” del vertice ha quindi ragione Giorgia Meloni che incontra i giornalisti per la prima e unica volta alle 13 di ieri, le otto di sera a Bali. Il G20 è finito ma restano ancora alcuni incontri da fare e l’Italia ne ha in agenda uno molto importante: quello con il leader cinese Xi Jinping che è stato con Joe Biden il vero protagonista del vertice. Meloni ha già avuto un colloquio di 60 minuti con il presidente americano e c’è molta attesa per quello con il leader cinese. “Nella dichiarazione finale viene espressa la condanna della Russia e questo – spiega nella breve conferenza stampa a cui sono presenti anche il ministro Giorgetti e il sottosegretario Fazzolari che però non fanno dichiarazioni – vi assicuro che non era affatto scontato”. Si riparte da qui, aggiunge la premier, dal fatto che “si è ragionato (con Biden, ndr) sui modi per terminare il conflitto partendo dal rispetto della volontà dell’Ucraina”. Si riparte “da questo riavvicinamento tra est ed ovest (cioè Cina e Stati Uniti, ndr)” e dal “successo sul negoziato sul grano anche con l’ok della Russia”. Le vie del grano non possono più essere ostaggio del conflitto come lo sono state in questi mesi. Grande spazio al tema energetico “una crisi” per l’Europa e per l’Italia che “viene da lontano ed è figlia di scelte sbagliate”.

A Bali la premier Meloni conclude un primo ciclo di summit internazionali – Bruxelles, Sharm el Sheik e Bali – che certo non la possono trasformare in quattro e quattr’otto in una pivot della diplomazia internazionale. Specie in un momento così delicato e difficile. Meloni però rivendica all’Italia, al suo governo e a se stessa “centralità, protagonismo, interesse”. Per due motivi soprattutto: “Sono l’unica donna leader su 41 seduti al tavolo, segno che siamo per una volta all’avanguardia per le questioni di genere”. Il secondo motivo è più politico: “C’è stata molta curiosità per l’Italia e io penso che questo sia dovuto al fatto che noi siamo un governo solido, stabile, che dà l’idea di muoversi nel lungo periodo e di seguire una visione con cui diventa importante rapportarsi con noi”. La scelta dell’Italia, che ha confermato in tutte le sedi ed in ogni bilaterale “la centralità e la fedeltà euro-atlantica”, è stata quella di prediligere incontri “con paesi importanti per la nostra economia e con cui si ha meno occasione di confrontarsi”. Quindi India e Cina oltre che Canada, Turchia e Australia e, ovviamente, Stati Uniti. La priorità per l’Italia e gli scambi commerciali chiave della nostra economia, è stata “concentrarsi su quell’area dell’indopacifico che è più lontana e distante eppure così interessante per i nostri mercati”.

Quello di Meloni sarà un governo che lavorerà, da quanto si capisce, per unire e non per dividere. “Nessun continente può essere isolato dal resto del mondo” dice e viene in mente come questo messaggio faccia a cazzotti con alcuni temi cari alle destre: nazionalismi, la fine del mostro della globalizzazione, difesa dei mercati nazionali, difesa dei confini, giusto per restare all’ultima manifestazione di “isolamento”. Poco o nulla si sa di come siano andati veramente gli incontri. I comunicati ufficiali sono molto generici. L’accordo Italia-Cina sulla “Via della seta” è in scadenza nel 2023 ma del faccia a faccia con Xi si sa che si è parlato “dell’interesse del governo italiano a promuovere gli interessi economici reciproci anche nell’ottica di un aumento delle esportazioni in Cina” e il “rilancio dei rapporti tra Ue e Cina”. Anche questo entusiasmo commerciale cozza parecchio che “l’altolà” ai cinesi sempre sbandierati da Fratelli d’Italia (molto meno dalla Lega che firmò infatti la Via della Seta) e da Meloni. I due presidenti hanno convenuto, si legge nel comunicato finale, “che occorre promuovere ogni iniziativa diplomatica per porre fine al conflitto ed evitare un’escalation”. Parole inedite per il governo cinese che non ha smentito e quindi le ha approvate.

Delle tre domande dei giornalisti ammesse, a due preferisce non rispondere. La prima riguarda Macron: “I bilaterali con gli europei si fanno in altra sede. Comunque ho parlato con il presidente Michel e abbiamo convenuto che c’è urgenza di affrontare il tema dei migranti in sede di Commissione e Consiglio europeo”. La seconda riguarda il caso Gemmato, il sottosegretario alla Sanità di Fdi che è stato scettico sull’importanza dei vaccini. “Scusate ma non sono arrivata fino a Bali per occuparmi del caso Gemmato…”. Una volta salita sull’aereo che la riporta a Roma, Meloni ha anche pubblicato un post durissimo sulle polemiche circa la presenza della figlia Ginevra a Bali. “Faccio la mamma come meglio credo” ha rivendicato. E su questo la premier ha ragione da vendere.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.