Il vertice al G20 di Bali
Biden e Xi Jinping, faccia a faccia di 3 ore tra speranze di pace per l’Ucraina e aut-aut su Taiwan: “Non ci sarà una nuova guerra fredda”
Nessuna nuova “guerra fredda”, così come armi nucleari a Kiev, mentre su Taiwan restano differenze di ‘vedute’ abissali. Sono i punti chiave del faccia a faccia di tre ore avvenuto oggi al G20 di Bali, in Indonesia, tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e quello cinese Xi Jinping.
Un incontro attesissimo quello tra il riconfermato leader di Pechino, ormai simile ad un ‘Imperatore’ in patria, e il presidente statunitense, fresco di scampato pericolo dalle elezioni di midterm che hanno visto i Democratici confermare a sorpresa il controllo del Senato e resistere alla pronosticata “ondata repubblicana” di Trump.
Un incontro aperto da una stretta di mano calorosa a favor di telecamere. Al termine del vertice di 180 minuti Biden ha sottolineato che “non ci sarà” tra le due superpotenze mondiali “una nuova guerra fredda”; tesi confermata da Xi Jinping, che ha ribadito come Pechino “non ha alcuna intenzione di sfidare” gli Stati Uniti perché “il mondo è abbastanza grande perché due paesi possano svilupparsi e prosperare assieme”.
Il conflitto in Ucraina
Al centro dell’atteso vertice, certamente il più importante dell’anno dal punto di vista geopolitico, c’è stato anche il conflitto in Ucraina, che in questi giorni sta facendo segnare importanti vittorie sul campo da parte di Kiev, in particolare con la riconquista di Kherson.
Washington e Pechino, che fino ad oggi non ha mai esplicitamente condannato l’invasione delle truppe russe in Ucraina, proclamando anzi una “amicizia senza confini” con Putin lo scorso febbraio, hanno preso invece posizione comune contro il rischio-minaccia dell’utilizzo di armi nucleare nel conflitto. Le due superpotenze hanno infatti concordato sul fatto che “non ci si dovrà mai trovare a combattere una guerra nucleare”, col leader cinese che si è detto anche “profondamente preoccupato” della situazione attuale in Ucraina.
Di fronte “a una crisi globale e composita come quella in Ucraina, è importante riflettere seriamente su quanto segue: primo, conflitti e guerre non producono vincitori; secondo, non c’è soluzione semplice a una questione complessa; e terzo, il confronto tra i principali Paesi deve essere evitato”. Per questo, “sosteniamo e attendiamo impazienti la ripresa dei colloqui di pace tra Russia e Ucraina e auspichiamo anche che Usa, Nato e Ue dialoghino con la Russia”, ha detto Xi nel suo discorso che punta forte su colloqui tra le parti.
Alcune fonti sentite dal Financial Times hanno rivelato inoltre che “Xi è stato colto di sorpresa da un’invasione di cui Putin non lo ha avvertito in anticipo, mettendo così a rischio la sicurezza di migliaia di cittadini cinesi che allora vivevano in Ucraina”. “Putin non ha detto a Xi la verità”, ha dichiarato un funzionario cinese al quotidiano: “Se ce l’avesse detta, non ci saremmo trovati in una posizione così scomoda”, ha aggiunto.
La questione Taiwan
Posizioni invece ben più distanti sulla crisi di Taiwan, territorio che storicamente la Cina considera parte integrante della nazione. Da parte americana altrettanto storicamente c’è una posizione di ambiguità politica: pur affermando pubblicamente di essere pronti a difendere con la forza l’indipendenza di Taiwan, dall’altra parte a Washington si osserva la politica “Una Cina”.
Biden pur sottolineando che Washington non teme “un imminente un tentativo di invasione” da parte cinese, ha sottolineato che “le azioni aggressive della Cina minano la pace”.
Sul punto la posizione espressa da Xi Jinping è stata ancora una volta netta. La questione Taiwan è “al nocciolo” degli interessi fondamentali cinesi, è il fondamento politico delle relazioni tra Cina e Stati Uniti, ed è la “prima linea rossa che non deve essere oltrepassata” nei rapporti bilaterali tra Washington e Pechino, ha avvertito il presidente cinese nel faccia a faccia con Biden. “Risolvere la questione di Taiwan” ha detto Xi, “«è un problema interno alla Cina, che riguarda il popolo cinese”.
Dall’altra parte il presidente americano ha ribadito le preoccupazioni “per le pratiche della Cina” in Xinjang, Tibet e Hong Kong, sollevando così l’annoso tema del rispetto dei diritti umani.
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