Il “Dragone” cinese scende in campo e apre a una negoziazione sull’Ucraina. E lo fa rivolgendosi direttamente agli Stati Uniti. Una novità importante sul fronte diplomatico. Il presidente cinese Xi Jinping, fresco di terza rielezione, ha dichiarato che la Cina «è disposta a lavorare con Washington per trovare interessi e conseguire benefici per entrambe le amministrazioni», un chiaro messaggio diretto a Joe Biden.

A riportare la notizia, la quale potrebbe aprire nuovi scenari geopolitici tra le due super potenze, ieri mattina, sono stati i media cinesi. Secondo quanto riferisce la Xinhua (la più antica e importante agenzia di stampa cinese) il leader del partito comunista, ha voluto inviare una nota con le sue personali congratulazioni alla cena di gala annuale della “Commissione nazionale per le relazioni Usa-Cina”. Un’occasione per tendere la mano in direzione di Washington. Le fonti di Pechino riferiscono infatti che Xi Jinping: «ha esteso il suo apprezzamento al comitato e ai suoi membri per la loro dedizione di lunga data alla crescita delle relazioni Cina-Usa, degli scambi e della cooperazione tra i due paesi in vari ambiti», continua «in quanto grandi potenze Cina e Stati Uniti devono rafforzare la comunicazione e la cooperazione per migliorare il consolidamento della stabilità mondiale e contribuire a promuovere la pace nel mondo». «La Cina è disposta a lavorare con gli Stati Uniti per il rispetto reciproco, la coesistenza pacifica e per mettere in piedi una cooperazione che vada a beneficio di tutti, trovare il modo giusto per la Cina e gli Stati Uniti di andare d’accordo nella nuova era, il che non solo andrà a beneficio di entrambi i paesi, ma anche del mondo», ha dichiarato Xi.

Il neoeletto presidente (per la terza volta) ha inoltre auspicato che «la Commissione nazionale per le relazioni tra Stati Uniti e Cina continui a svolgere un ruolo attivo affinché le relazioni tra le due nazioni tornino sulla strada di uno sviluppo sano e stabile». I due leader potrebbero incontrarsi, e dialogare di persona sulle prossime manovre internazionali, durante il prossimo vertice del G20, che avrà luogo a Bali nei giorni 15 e 16 novembre, tra i temi sul tavolo Russia, Ucraina e Taiwan. “L’apertura di Pechino a una interlocuzione diretta con gli Stati Uniti mi pare un fatto molto positivo che spero Washington non lasci cadere – dice a Il Riformista l’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, Presidente dell’Istituto affari internazionali (Iai), già Rappresentante permanente d’Italia presso l’Unione Europea a Bruxelles (2008-2013)- Un allentamento delle tensioni con gli Stati Uniti sarebbe nell’interesse dei programmi di stabilizzazione e di crescita che Xi Jinping ha in mente”.

E in un quadro in movimento rientra anche l’Italia. Ieri c’è stato un colloquio telefonico tra la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg. La Presidente Meloni ha ribadito che l’Alleanza Atlantica è indispensabile per difendere la sicurezza e i valori comuni che caratterizzano l’identità occidentale. Lo riferisce una nota di Palazzo Chigi. Meloni ha riaffermato il pieno sostegno all’Ucraina contro l’aggressione russa e l’importanza, nell’ottica di un approccio globale, di rafforzare l’impegno della NATO nel contrasto alle minacce di diversa natura provenienti da tutte le direzioni strategiche, incluse le sfide del Sud. La Presidente Meloni ha formulato, infine, l’auspicio di poter incontrare presto e di persona il Segretario Generale Stoltenberg.

Intanto Kiev risponde al leghista Massimiliano Romeo e lo accusa di fare il gioco di Putin. Durante le dichiarazioni di voto sulla fiducia al governo Meloni dell’altro ieri il senatore ha affermato, a proposito della guerra in Ucraina: “Si fa fatica a sentire ‘decideranno gli ucraini’. È la comunità internazionale che deve decidere per loro”. Un passaggio che ha fatto rumore e che non è piaciuto affatto ai ministri di Volodymyr Zelensky, attentissimi in questa fase alle prime mosse della premier Giorgia Meloni e dei suoi alleati. La replica è stata affidata a Oleg Nikolenko, portavoce del ministro degli Esteri ucraino Dymitro Kuleba.

“In precedenza questo senatore ha presentato al Parlamento una richiesta di riconoscimento della Crimea russa”, dice Nikolenko. “Quasi tutti i Paesi troveranno politici che cercheranno di piacere a Putin. Allo stesso tempo, dovrebbero rendersi conto che diffondendo narrazioni russe stanno incoraggiando la Russia a continuare i crimini contro l’Ucraina. Anche i senatori italiani dovrebbero essere interessati alla vittoria degli ucraini, se tengono agli interessi del proprio Paese”. Nikolenko, poi, ribadisce che il legame tra Zelensky e Meloni è solido. “La premier ha chiaramente spiegato la posizione dell’Italia, sia sulla necessità di un continuo sostegno all’Ucraina aggredita dalla Russia, sia sul diritto indiscusso degli ucraini a determinare il loro futuro. La posizione di Romeo (capogruppo della Lega in Senato, ndr) è solo un’opinione personale”.

“Non capisco cosa voglia dire Giorgia Meloni quando dice che l’Italia continuerà a seguire una linea filo-atlantista. In realtà la Nato non prende in considerazione le posizioni dei singoli Paesi membri, la linea è decisa dal principale membro, gli Stati Uniti. Nella Nato e nella Ue è cominciata una nuova era, l’era della dittatura”. Lo ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, rispondendo ad una domanda dell’ANSA. Insomma, tra Mosca e Roma non spira un vento distensivo. Un vento freddo che accompagna anche l’atteso discorso di Putin al club Valdaj. E’ “oltraggioso” distruggere i gasdotti europei. Lo ha sottolineato il presidente russo, all’inizio del suo intervento al Valdaj Forum. “La distruzione [da parte dell’Occidente] dei gasdotti paneuropei è una cosa oltraggiosa. Tuttavia, stiamo assistendo a questi tristi eventi”, ha detto Putin in una sessione plenaria del 19esimo incontro annuale del Valdaj Forum.

L’Occidente è “ad un passo dallo sterminio di chi non piace. Anche nella Guerra fredda, quando i due sistemi erano contrapposti, a nessuno delle due parti veniva in mente di cancellare la cultura, l’arte dell’avversario, la sfera umanitaria andava trattata con rispetto per conservare per il futuro la base dei rapporti sani”. Così il presidente russo Vladimir Putin nel suo discorso al club Valdai. “I nazisti hanno bruciato i libri e in Occidente ora hanno vietato Dostoevski e Tchaikovski”, ha aggiunto. E ancora: “L’Occidente negli ultimi anni ha aggravato la situazione, cercando di acutizzare le crisi, con la guerra in Ucraina e la militarizzazione attorno a Taiwan”. Il bastone e la carota.

“L’Occidente dovrà avviare un dialogo su base paritaria su un futuro comune nelle questioni internazionali”, dice Putin . “Prima è, meglio è”, incalza il leader del Cremlino sottolineando che “ci sono due strade per l’umanità: o accumulare problemi o cercare insieme di trovare soluzioni, anche se non ideali, ma efficaci”. La Russia non si ritiene nemica dell’Occidente”, rimarca Putin, operando però una distinzione tra Occidente tradizionale e non. “Il dialogo della Russia con l’Occidente tradizionale darà un contributo al mondo multipolare”, ha aggiunto. Una distinzione tutta da decifrare.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.