Matteo Renzi contro Giuseppe Conte sul condono voluto dai Cinque Stelle nel 2018. Un condono smentito da Conte ma confermato dagli atti parlamentari che attestano senza tema di infingimento la natura del provvedimento contro il quale oggi si scaglia il Terzo polo, seguito da una parte del Pd. “Giuseppe Conte ha scelto su Rai3 di usare la consueta ipocrisia per difendere le scelte del suo governo, mi sono sentito in dovere di rispondere”, graffia Renzi tramite la sua e-news. “I fatti sono chiari e rimangono scolpiti nella roccia della Gazzetta Ufficiale: nessuna campagna social fatta di fake news può negarli. E i fatti dicono che Giuseppe Conte ha firmato il condono per Ischia, ha abolito l’unità di missione “Italia Sicura” e non ha mandato avanti il progetto “Casa Italia” lanciato con Renzo Piano”.

Di cosa si trattava? Delle contromisure studiate nel 2014 per correre ai ripari: negli ultimi 80 anni si sono verificati in Italia più di 5.400 alluvioni e 11.000 frane. La Campania ha, insieme alla Liguria, la maglia nera dei disastri ambientali. Per provare a dare peso a una task force, il governo di centrosinistra del 2014, guidato da Matteo Renzi, istituì la Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche: Italia Sicura. La cui principale finalità è stata quella di imprimere un’accelerazione all’attuazione degli interventi in materia di dissesto idrogeologico, nonché per lo sviluppo di infrastrutture idriche. Nei primi tre anni di esercizio sono stati investiti 2.260 milioni di euro in 1.781 opere di cui 891 portate a termine. Poi arrivò Giuseppe Conte e mandò tutto a carte quarantotto. Come primo tra gli atti del suo governo gialloverde.

“Giuseppe Conte ha voluto lo smantellato di Italia Sicura, ingessato gli interventi preventivi e dato il colpo di grazia con un condono mascherato”. Anche Raffaella Paita, oggi Senatrice di Italia Viva, punta il dito contro Conte. Era stata lei ad intervenire per il Pd in aula, a Montecitorio, per opporsi alla cancellazione di Italia Sicura e al decreto “Genova” che in realtà avrebbe dovuto chiamarsi decreto Condono. “Quella struttura tecnica finanziava sia i progetti, sia gli interventi. Interveniva sulla manutenzione del territorio a 360 gradi, con interventi anche molto complessi. Trasparenza garantita con la pubblicazione sul sito delle graduatorie degli interventi. A capo c’erano due personalità competenti come Mauro Grassi e Erasmo D’Angelis. Ma Conte arrivò come una furia. Smembrò Italia Sicura per spostare le competenze sotto il Ministero dell’Ambiente, ripristinando procedure lunghissime che hanno fatto arenare i provvedimenti sul dissesto idrogeologico. Averla smantellata è stato un danno gigantesco”, argomenta Paita.

Le competenze passarono al Ministero dell’Ambiente, che evidentemente non ha mai dato alla veloce attuazione degli iter lo stesso impulso che dava la struttura di missione. E in parte alla Protezione civile, che però ha il compito di intervenire all’insorgere delle emergenze, limitando la funzione di programmazione all’organizzazione dei soccorsi e al ripristino delle opere infrastrutturali danneggiate. La Protezione civile negli ultimi anni aveva mantenuto un ruolo di primo piano nella gestione delle emergenze, con il capo dipartimento Fabrizio Curcio. Anche il Pd prende le distanze da Conte, e lo fa con più voci: quella del ligure Andrea Orlando e del campano Piero De Luca, deputato e figlio del governatore: “La verità – dice De Luca – è che, nel 2018, M5S e Lega con Conte e Salvini hanno voluto e realizzato un vero e proprio condono edilizio pericoloso e scellerato. Quella legge è stata votata anche dal partito della presidente del Consiglio Meloni, mentre il Pd si è opposto duramente ad una norma che produceva nella sostanza una grave sanatoria di abusi edilizi ad Ischia, anche nelle aree a più alto rischio”.

Il Terzo polo chiede il ripristino dell’unità di missione di Italia Sicura. Pd, Verdi e Sinistra Italiana ci stanno pensando. L’ex senatore del Movimento, Gregorio De Falco, fa risalire l’insanabile frattura con Conte alla sua opposizione al condono: “Anche per aver tentato di evitare che Ischia divenisse ancora più fragile fui espulso dal Gruppo parlamentare M5S. Eseguì Patuanelli, su mandato del ministro Di Maio; presidente del Consiglio era la prima versione del Professor Conte e Ministro dell’ambiente un silenzioso Sergio Costa”. L’ex ministro dell’Ambiente, il napoletano Alfonso Pecoraro Scanio, prova a precisare che “Non si trattava di un condono, quello di Conte era il tentativo di mettere ordine nelle pratiche dei tre condoni precedenti”.

Sia come sia, quella di Ischia non è solo una storia di incuria amministrativa ma di imbrigliamento della pubblica amministrazione. Nell’isola gli stanziamenti per la messa in sicurezza del territorio c’erano e però non sono stati spesi. Almeno 1 milione e settecentomila euro giace inutilizzato nelle casse del Comune di Casamicciola. I sindaci, privati della task force di Italia Sicura, minacciati dalla spada di Damocle dell’abuso d’ufficio, combinata con la ghigliottina della legge Severino, non sono oggettivamente in grado di amministrare i loro Comuni.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.