Noi lo avevamo già scritto diverse volte. Non per spirito di polemica, ma semplicemente per offrire ai lettori una informazione completa: l’ex premier Giuseppe Conte non esiste e non è mai esistito. È un personaggio della fantasia nato per suggellare le due più folli alleanze che abbiano segnato la storia dell’Italia unita: prima quella tra grillini e Lega di Salvini, poi quella di Grillini e Pd di Zingaretti e Letta.

Era impossibile porre una persona reale al vertice di alleanze così fuori dalla logica formale. E così si è inventato questo personaggio che non lascia l’ombra, neanche nei pomeriggi di sole. La nostra analisi, domenica è stata confermata dal voto.

A Rieti, per esempio, i Cinque Stelle, che godono in Parlamento di una rappresentanza parlamentare superiore al 30 per cento, l’altro giorno hanno presentato una lista con stampato grosso nel simbolo il nome di Conte. Ha ottenuto lo 0,8 per cento dei consensi. Sì, ma non c’è da ridere.

Perché sebbene queste elezioni parziali abbiano raso al suolo i due più importanti partiti populisti, e cioè i Cinque Stelle e la Lega, sarebbe follia pensare che il populismo è morto. No: è vivo, forte – come ha dimostrato il referendum vinto dai Pm – e si è trasferito in altri partiti. Soprattutto nei due più grossi: Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e il Pd di Letta.

Pensare che le prossime battaglie elettorali siano tra sinistra e destra è un errore. Innanzitutto perché la sinistra non esiste, attualmente. Snaturata e intorbidita dall’alleanza coi grillini. La destra dilaga. La battaglia vera sarà dentro tutti i partiti. Tra i liberali e i populisti. Tra i liberali e i giustizialisti. Chi vincerà? Probabilmente i populisti.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.