E ora? Cosa dirà De Luca a proposito dell’aggressione subita da Salvini a Mondragone, degli sputi, dell’assedio fisico, del lancio di uova e del comizio sabotato? Domani ci sarà la consueta diretta su Facebook del venerdì ed è probabile che il governatore farà finta di nulla o, peggio, continuerà a insultare il leader leghista, a cui, compiaciuto, ha già dato dell’asino ragliante. È probabile, ma non è certo. Perché dopo quello che hanno dichiarato Renzi e Giachetti, un atteggiamento di spavalda noncuranza potrebbe creare non pochi guai a chi, come lui, è in corsa per la riconferma.

In primo luogo, perché lo metterebbe ancor di più in cattiva luce con chi comincia a non tollerare più il suo “doppiopesismo”, il suo essere uomo d’ordine solo quando gli pare o gli conviene. Poi, perché farebbe un indiretto favore a Salvini, il quale potrebbe, da un lato, continuare a vestire i panni della vittima e, dall’altro, facilmente infilzarlo ironizzando proprio sulle contraddizioni di un sedicente sceriffo cieco davanti alle prevaricazioni. Infine, perché un De Luca che davvero non dovesse condannare il sabotaggio di un comizio elettorale, sebbene di un avversario dichiarato, di fatto legittimerebbe operazioni analoghe anche ai suoi danni. E poiché De Luca ci è già passato, cioè ha già subito lanci di sacchetti di spazzatura e altre performance variamente creative, sa bene quanto odiose possano risultare certe contestazioni, e quanto improvvido possa rivelarsi strizzare oggi l’occhio ai centri sociali e domani ritrovarseli contro. Ma a questo punto, perché tutto sia ancora più chiaro, sarà bene ricordare cosa esattamente hanno dichiarato Renzi e Giachetti, cioè il segretario e un parlamentare di rango di Italia viva. Renzi: «Molti si arrabbieranno per ciò che sto per dire, ma lo dico lo stesso.

Deve essere chiaro che impedire a Matteo Salvini di parlare è un errore per la democrazia. Noi non condividiamo ciò che dice, ma in un Paese democratico il leader del primo partito italiano ha il diritto di parlare sempre e ovunque. E rimarcare questo, come ben ha fatto Roberto Giachetti, è un fatto di decoro istituzionale». Giachetti: «Salvini sarà un cialtrone e un cazzaro, ma chi gli impedisce di parlare fa propri i modi salviniani. Chiunque può contestarlo, ma nessuno può negargli il diritto di svolgere le proprie iniziative politiche. Salvini è un provocatore? Certo, ma la volta in cui è stato messo davvero in difficoltà non mi pare sia stato quando gli è stato impedito di parlare, ma quando a Bologna le Sardine organizzarono una manifestazione parallela». Parole chiare, rivolte sia a chi ha il dovere di difendere il decoro istituzionale – e De Luca è tra questi – sia a chi ha il compito di “fare” politica fuori dai Palazzi: e qui il richiamo alla stessa “Italia viva” campana sembra del tutto esplicito.

È noto, infatti, che a livello locale il partito di Renzi e Giachetti si è distinto nell’esaltare l’attacco a Salvini e nel cantare le gesta di chi lo ha costretto alla ritirata. «La nostra gente non è stupida e ha giustamente contestato», ha ribadito la coordinatrice Graziella Pagano. La quale, però, ha almeno avuto il coraggio di motivare il proprio dissenso. «Conosco bene – ha detto – la realtà di Mondragone, ho lì parte della mia famiglia e il leader della Lega è venuto a provocare. Io non mi presto a questo gioco». Tutti gli altri, nell’intero centrosinistra, si sono invece voltati dall’altra parte, compresi quelli che, nel Pd, un giorno sì e l’altro pure, fanno sermoncini sulla legalità e sul rispetto delle regole. Vedremo se farà la stessa cosa anche De Luca. Ci ha abituati a discorsi con la “mossa”. Aspettiamo quella di domani.