Le misure di prevenzione
Coronavirus, in alcune carceri visite familiari vietate: non si calpestino diritti detenuti

Misure ragionevoli, in qualche caso tarate su un eccesso di prudenza (come nei casi della creazione di una specie di zona arancione estesa a tutto il Centro-Nord Italia e alla Sicilia, della possibilità di sospensione di generiche attività trattamentali che prevedano l’accesso di esterni o di interruzione di attività lavorative), in qualche caso al di sotto delle necessità (la rilevazione della temperatura corporea di tutti coloro che entrano in carcere, a qualsiasi titolo e per qualunque amministrazione, per esempio, sarebbe elementare misura di cautela utile su tutto il territorio nazionale, così come un’adeguata fornitura di beni per l’igiene personale), ma comunque ragionevoli. Naturalmente potranno essere modificate, a seconda dell’evoluzione della situazione, ma si tratta di misure di prevenzione importanti.
Ma in tutto ciò che abbiamo fin qui descritto, nulla c’è che riguardi la chiusura generalizzata degli istituti penitenziari ai familiari, alla comunità esterna, ai volontari e agli operatori di enti pubblici e privati che vi lavorano e contribuiscono al suo quotidiano funzionamento. Accade invece, a opera di qualche direttore o provveditore, ma è irragionevole e ingiustificato, dal punto di vista normativo e dal punto di vista precauzionale: quale maggior fattore di rischio porta in carcere un volontario, un insegnante, il titolare di una ditta o un parente, rispetto alle decine e centinaia di operatori delle amministrazioni penitenziaria e della sanità che vi entrano legittimamente ogni giorno? Così come a quale prevenzione serve la sospensione disposta da qualche Tribunale di sorveglianza della semilibertà, peraltro per persone che generalmente dormono in stabili separati dalla generalità della popolazione detenuta?
Insomma, massima cautela e massima prudenza, ma senza mortificare ingiustificatamente la vita e le attività negli istituti di pena. Ogni misura di prevenzione deve essere finalizzata alla tutela della salute dei detenuti, non all’infondato etichettamento loro, dei loro parenti o dei volontari come agenti o fattori di rischio. Su questo delicato crinale si verifica la distanza tra le necessarie misure di prevenzione e ingiustificate chiusure del carcere alla comunità esterna.
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